Cronaca
21 Ottobre 2014
Nazaqat aggredì in un parchetto il cognato, 'reo' di aver soccorso la sorella dopo i maltrattamenti domestici

Martellate al cognato, 12 anni per tentato omicidio

di Redazione | 3 min

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nazakat11Dodici anni di reclusione per il tentato omicidio del cognato. Una condanna esemplare quella pronunciata dal gup Monica Bighetti nei confronti di Alì Nazaqat, il 35enne pakistano che poco più di un anno fa, il 4 ottobre 2013, si rese conto di una brutale aggressione ai danni del fratello della moglie, “colpevole” di aver prestato soccorso alla donna per via della sua drammatica situazione familiare. Un’aggressione feroce e spietata ma soprattutto premeditata: un dettaglio che ha convinto il giudice a rincarare la pena per l’imputato ben oltre i nove anni di reclusione richiesti dal pm Stefano Longhi durante la requisitoria al termine del rito abbreviato.

Nazaqat del resto proprio per via dell’efferatezza del suo suo delitto, ricostruito minuziosamente dalle indagini della procura e della squadra mobile della polizia di Stato, era già detenuto nel carcere di via Arginone, come misura preventiva stabilita dal tribunale. La condanna del gup Bighetti non fa che confermare le ipotesi della procura, secondo le quali il 35enne ideò una vera e propria spedizione punitiva nel tentativo di far tornare a casa la moglie, fuggita in casa del fratello per paura delle sue abitudini sempre più violente e fuori controllo. E il 4 ottobre del 2013  aspettò che la sua vittima accompagnasse i figli a scuola per poi seguirla fino a un parchetto pubblico e aggredirla, fino quasi a ucciderla, con una martellata in testa e diversi fendenti con un coltello.

Hussain Ishiaq, questo il nome del cognato aggredito, è vivo per miracolo. Quando fu sorpreso da Nazaqat nel parchetto, fu colpito a tradimento alla nuca con una violentissima martellata e poi, ormai a terra semitramortito, riuscì a fermare con le mani alcune delle coltellate che l’altro gli infieriva nel tentativo di finirlo. Una volta crollato al suolo riuscì a trascinarsi nei pressi di una scuola materna, dove fu soccorso da un connazionale e trasportato dal 118 all’ospedale di Cona. Oltre al grave trauma cranico aveva rimediato anche la rescissione dell’arteria intercostale, perse quindi i sensi ancora prima dell’arrivo dei soccorsi e fu solo grazie agli sforzi del personale medico dell’ospedale di Cona che la giornata non si concluse con un tragico lutto.

Ma cosa può aver portato Nazaqat ad aggredire il cognato con tale ferocia? Dietro la vicenda si nasconde, ancora una volta, una drammatica situazione di violenze familiari. Sua moglie aveva infatti richiesto ospitalità al fratello per scappare dalle continue violenze del marito e oggi, in seguito alla reclusione di Nazaqat, è ospitata in una località protetta. Dai suoi racconti è scaturito anche un altro procedimento penale verso il marito, che attualmente risulta indagato anche per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. Vicende che stanno finalmente venendo a galla e che potrebbero portare a un ulteriore impennata per la condanna del 35enne pakistano, che una volta scontata la pena avrà l’obbligo di tornare in patria. Per Ishiaq, che fortunatamente non ha subito danni permanenti dall’aggressione, arriverà ora il risarcimento ottenuto tramite la costituzione in parte civile: 20mila euro di provvisionale, più il pagamento delle spese processuali e di un ulteriore risarcimento da liquidare in sede civile. “Come parte civile c’è la massima soddisfazione per questa sentenza che riteniamo esemplare – è il commento a caldo dell’avvocato Gianni Ricciuti -. Il mio cliente molto contento perché crede che la giustizia italiana abbia dato un segnale importante. La sua unica colpa, come parte offesa, era di aver prestato soccorso a sua sorella, la moglie dell’imputato, di fronte a una situazione di gravi maltrattamenti domestici”.

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