Eventi e cultura
2 Agosto 2014
Il concerto "Art Rock Night" si terrà stasera al Palazzo della Racchetta

Arte e musica rock al Racket festival

di Redazione | 3 min

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racket festivalSarà una serata di grande musica e grande arte quella di oggi, sabato 2 agosto, a palazzo della Racchetta. Ferrara Art Festival ed il suo Racket Festival propongono infatti a partire dalle 22 la “Art Rock Night”.

In principio era Neil Young che nel 1979 componeva una pietra miliare del Rock and Roll: “Hey hey, my my”, presente in due differenti versioni nell’album “Rust never sleeps” (La ruggine non dorme mai). Ecco questa serata tra arte e musica del Racket Festival, altro non è che una parafrasi di quella canzone. Sia sul fronte musicale che su quello dell’arte visiva. La canzone di Neil Young è un esplicito, potente inno del Rock, senza se e senza ma: “Rock and roll can never die” (Il Rock and Roll non morirà mai). E ancora: “Rock and roll is here to stay”(Il Rock and Roll è qui per rimanerci). E quello di cui parla Neil Young è un rock dai confini molto ampi: da quello di The King (Elvis Presley) a quello di Johnny Rotten dei Sex Pistols, entrambi citati espressamente nella canzone.

Senza dimenticare che a questa canzone è legato anche il tragico epilogo della vita di Kurt Cobain dei Nirvana, che in un biglietto lasciato prima di togliersi la vita scrisse come addio proprio il verso di Young: “La ruggine non dorme mai”. E così questa serata offre un ampio spettro di Rock ferrarese e non solo, una specie di maratona rock di ben sei brevi concerti consecutivi di altrettante formazioni, tra singoli performers e band che si esibiranno nei vari spazi del palazzo della Racchetta, tra cortile e sale interne: un programma davvero intenso e ricco, originale e articolato, che passa dalle sonorità decisamente psichedeliche dei Not the Pilot al mix di Rock Indie e New wave dei The Ties and the Lies, dalle contaminazioni tra teatro, poesia e rock dei Rain Dogs in the fog, all’anticonformismo teatrale e vagamente punk di Margaret Lee, dal rock energico e coinvolgente di Andrea “Perez” Cera dei Big Kahuna, fino alle atmosfere raffinate e blues di Enrico Cipollini. Una sinfonia rock variegata e potente, raffinata e solida, che testimonia la straordinaria vitalità del panorama pop-rock ferrarese (cinque formazioni su sei sono ferraresi).

Sempre dalla stessa canzone di Neil Young prende spunto la mostra intitolata “La ruggine e la luce”, allestita al primo e al secondo piano del palazzo della Racchetta, inaugurata domenica scorsa e visitabile durante il maxi-concerto. “It’s better to burn out than to fade away cause rust never sleeps” (Meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente, perché la ruggine non dorme mai), cantava Neil Young, sempre nella stessa canzone. E di ruggine che corrode i metalli e di luce sprigionata dalle fiamme è fatta questa mostra. Non solo in senso metaforico. Opere che gridano la loro presenza fisica, materiale sono presentate accanto a quadri che sussurrano il loro anelito alla trascendenza. L’hardware dei bassorilievi, delle sculture e delle installazioni di Carrera, Panozzo, Patarini, Profeta e Zangrossi convive con il software dei quadri di Accorsi, Boscolo, Facchinetti, Stramacchia e Zelenkevich. Con Luigi Profeta, l’equilibrista, che se ne sta nel mezzo, capace di restare in bilico tra l’una e l’altra cosa, nella stessa opera, che è quadro e piccola installazione al tempo stesso, fatta di oggetti concreti e parti in rilievo e di labili fotografie fissate sulla tela. E Fabio Cuman così hard nelle sculture e soft nei dipinti, e Valentina Carrera hard nei quadri e soft nelle composizioni fotografiche. Nel 1915 Heinrich Wolfflin ricostruiva la storia dell’arte moderna seguendo le oscillazioni dei secoli tra forme chiuse e forme aperte, tra lineare e pittorico, tra chiarezza e oscurità. Oggi, quasi un secolo dopo, artisti della stessa generazione, ovvero la generazione post-moderna, quella delle post-avanguardie, possono essere, indifferentemente, o addirittura al tempo stesso, campioni dell’uno e dell’altro polo. Artefici di opere aperte o chiuse. Oscillando come acrobati tra la ruggine e la luce.

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