Cronaca
23 Aprile 2014
Ribadita la richiesta di uscire dal progetto per la costruzione di una centrale a carbone in Calabria

Protesta davanti all’assemblea Hera

di Redazione | 3 min

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DSC_0214Associazioni ambientaliste e comitati si sono dati appuntamento questa mattina a Bologna, presso la sede del Cnr dove si svolgeva l’assemblea dei soci di Hera, per invitare tutti i sindaci azionisti a chiedere che la multiutility esca definitivamente dal progetto di centrale a carbone che si vorrebbe costruire a Saline Joniche, in Calabria.

“Un progetto – spiegano gli organizzatori – devastante per gli impatti sulla salute, sul territorio e sui cambiamenti climatici, e che ha già fatto registrare impatti negativi anche sul bilancio dell’azienda. Investire sul carbone oggi, significa promuovere la fonte energetica che più di tutte pesa sul riscaldamento globale, la più grave crisi ambientale che l’uomo si sia mai trovato ad affrontare. La Commissione intergovernativa Onu sul cambiamento climatico (Ipcc) – ricordano gli ambientalisti – ha già evidenziato più volte come l’aumento della temperatura del pianeta si manifesterà nell’incremento dei fenomeni meteorologici estremi, in una preoccupante emergenza idrica nell’area del Mediterraneo, in un aumento dei profughi in fuga da deserti e allagamenti. L’Ipcc ha inoltre illustrato come i costi dei danni causati dall’aumento delle temperature sarebbero di gran lunga maggiori rispetto alle perdite di un’economia a basse emissioni di carbonio”.

“È inaccettabile quindi – continuano i manifestanti – che la più importante multiutility della regione Emilia-Romagna veda come importante fonte di business la produzione di energia elettrica dal carbone, tanto da essere coinvolta come azionista nel progetto di nuova centrale a Saline Joniche e negli impianti di Tirreno Power. Una società, quest’ultima, i cui vertici sono sotto indagine per la morte di oltre 400 persone residenti nel savonese per malattie respiratorie e cardiovascolari causate dalle emissioni nocive della centrale a carbone di Vado Ligure, impianto attualmente sotto sequestro. Per le associazioni risulta inaccettabile soprattutto che i sindaci azionisti di Hera dichiarino di voler applicare politiche virtuose per la riduzione di CO2 nei propri comuni mentre poi supportino progetti di segno opposto a casa d’altri”.

Secondo i manifestanti, oltre ad essere devastanti sul lato ambientale, le centrali carbone non rappresentano nemmeno un buon investimento economico, “come dimostra l’ultimo bilancio del gruppo Hera che nel 2013 registra l’iscrizione di una perdita di oltre 10 milioni di euro per le perdite subite dalla stessa Tirreno Power”.

È passato più di un mese dall’appello rivolto ai sindaci azionisti di Hera affinché si opponessero al disastroso progetto calabrese, e ad oggi già quattro sindaci – quelli di Forlì, Ferrara, Padova e Muggia (TS) – hanno preso le distanze dal progetto dichiarando il loro fermo no all’intervento a Saline Joniche. Per far valere le scelte dei cittadini, e per un ritorno al controllo pubblico delle azioni delle aziende a partecipazione pubblica, il gruppo di associazioni e comitati mobilitati ha chiesto ai 4 sindaci di portare la questione all’Ordine del Giorno della prossima riunione utile del Patto di Sindacato.

L’invito a tutti gli altri Sindaci è di farsi carico della strategia aziendale di Hera a partire da un chiaro no agli investimenti sul carbone, scegliendo così di salvaguardare la salute dei cittadini calabresi e la vita del pianeta. “Oggi più che mai è necessaria una riflessione complessiva sulle strategie aziendali di Hera – concludono gli ambientalisti -, e la vicenda calabrese può essere una buona partenza, a partire da una decisione chiara: uscire dal progetto di centrale a carbone di Saline Joniche”.

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