Cronaca
15 Febbraio 2014
“È paradossale che un luogo di culto possa essere motivo di preoccupazione”

Non chiamatelo “centro culturale islamico” ma “moschea”

di Redazione | 3 min

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di Elisa Fornasini

hassan“Non chiamatelo centro culturale islamico ma moschea”. È questo l’appello lanciato oggi dal presidente dell’associazione Giovani Musulmani di Ferrara Hassan Samid. Nato in Marocco nel 1986 e residente a Ferrara dal 1993, Samid ha deciso di dare la sua personale opinione riguardo all’inaugurazione, prevista per oggi sabato 15 febbraio alle 15, della seconda moschea estense in via Oroboni. Mentre la prima moschea, attiva da quasi tre anni in via Traversagno, è principalmente frequentata da marocchini e tunisini, questo secondo luogo di culto è stato pensato per i pachistani perché mentre i primi parlano arabo, i secondi parlano urdu. Come spiega lo stesso Samid, questa specie di divisione all’interno della comunità islamica cittadina è derivata dalla semplice differenza linguistica, ma sono tanti altri i problemi che investono la questione centro culturale-centro di culto-moschea. Per questo Samid ha un punto di vista critico su tutti i fronti interessati: dalle istituzioni ai musulmani stessi.

“Le istituzioni cercano di stare con il piede in due scarpe: da una parte si presentano alle inaugurazioni dei luoghi di culto, dall’altra si difendono dalle polemiche affermando di non aver dato nessun aiuto alla costruzione della moschea, ma solo verificato che non ci fossero irregolarità”. Samid legge in questo comportamento quasi un “vanto” delle istituzioni, in particolare dell’assessore comunale alle Politiche per l’immigrazione Chiara Sapigni, “di non aver collaborato ma solo supervisionato”. “Non è la prima volta che la pubblica amministrazione si vanta di non aver fornito aiuti – continua Hassan – ma dare un contributo materiale o partecipare attivamente alle attività non vuol dire fare assist all’islamismo”.

La polemica interessa anche “i partiti di opposizione e comitati vari” che non fanno altro che “buttare i problemi della zona grattacielo e quelli della moschea in un unico calderone”. “È paradossale che un luogo di culto possa essere motivo di preoccupazione – specifica – perché avere uno spazio in cui pregare non c’entra niente con la microcriminalità e lo spaccio che hanno degradato la zona Gad”. Secondo l’italo-marocchino gli interessati “si aggrappano a questo problema per diffondere paure ingiustificate nella popolazione”. La cittadinanza, quindi, “non deve essere diffidente rispetto a queste nuove realtà”, basti pensare a tutte le polemiche scaturite tre anni fa all’inaugurazione della prima moschea; polemiche che sono andate sempre più scemando perché “si sono rivelate infondate” dato che la situazione “è sempre stata tranquilla per non dire piatta”.

Il presidente dell’associazione Giovani Musulmani si scaglia, infine, contro i musulmani stessi perché “commettono il grave e imperdonabile errore di lasciarsi condizionare da questi pregiudizi”. “Anche i musulmani si vergognano di mostrare pubblicamente le moschee, definendole ‘centro di cultura’ e non ‘centro di culto’. Capisco il comportamento delle istituzioni e della cittadinanza, ma almeno i musulmani devono avere il coraggio di chiamarla con il loro nome se si vuole che ci siano delle aperture”. Una frecciatina indirizzata ai dirigenti del centro, che sono “disposti ad accontentarsi passivamente di alcuni trattamenti senza criticare”, perché hanno poco contatto con il territorio. Si tratta infatti di persone di recente immigrazione e per questo, a detta di Samid, hanno tutte le debolezze tipiche degli immigrati: dal punto di vista economico, linguistico, politico e sociale e che non hanno rappresentanza istituzionale.

Per affrontare la questione ‘Islam’ con occhi nuovi, Samid infatti vorrebbe puntare tutto sui giovani musulmani nati e cresciuti a Ferrara perché, essendo inseriti nel tessuto della città, è a loro che spetta il compito di distruggere i pregiudizi. Tra i consigli lanciati spicca, oltre all’idea di coordinamento tra le due moschee, quello di aprirsi di più verso il resto della cittadinanza con incontri tematici, giornate di moschea aperta, ed eventi legati alle religioni. “Aprirsi anche ai non musulmani – auspica Samid – porterebbe il centro a essere non solo la moschea dei musulmani ferraresi, ma un punto di riferimento per tutti i ferraresi. E, vista la situazione delicata in cui versa la zona Gad, sarebbe un beneficio per tutta la città”.

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