Scienza e tecnologia
16 Settembre 2013
Rudy Bandiera - tra i primi in Italia - ha testato uno dei due prototipi disponibili

I Google Glass collaudati da un ferrarese

di Daniele Oppo | 3 min

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Foto di Antonio Zugaldia (da Wikipedia)

Foto di Antonio Zugaldia (da Wikipedia)

A spasso per Milano indossando i futuristici Google Glass, gli occhiali per la realtà aumentata realizzati dalla compagnia di Mountain View. Uno degli unici due prototipi disponibili in Italia sono stati provati in anteprima dal ferrarese Rudy Bandiera, giornalista esperto di nuovi media e creatore insieme a Riccardo Scandellari –che ha filmato tutto- della piattaforma NetPropaganda.

“Siamo andati in giro per Milano indossandoli, siamo andati al Duomo e al Castello Sforzesco –racconta Bandiera-, la gente che non li conosce non ci ha considerati troppo nonostante i movimenti strani che si devono fare per attivare le funzioni degli occhiali, mentre gli altri sono rimasti molto incuriositi: un turista americano mi anche chiesto di fare una fotografia e io pensavo mi stesse chiedendo di scattargli una foto con la sua macchina fotografica, invece voleva farla insieme a me”.

Il prototipo in prova ottenuto grazie a due società, Vidiemme Consulting e Rokvivo, è il Google Glass Explorer Edition: “ci hanno contattato loro –spiega Bandiera-: una ex studentessa di uno dei nostri corsi di social media marketing, oggi responsabile del marketing della Vidiemme, è rimasta particolarmente colpita dalle lezioni e ha deciso di farci fare questa esperienza”.

Oltre alla “montatura”, l’unboxing mostra la presenza di due set di lenti, uno bianco per proteggersi dal vento e uno per proteggersi dal sole. Gli occhiali, “leggeri da indossare” sono pensati per la realtà aumentata: “hai tutte le funzioni base degli smartphone, danno informazioni aggiuntive, con un prisma sulla pupilla destra dove vengono proiettate l’ora, le notifiche dei social, dei messaggi o delle mail, ma anche le mappe di Google tramite un collegamento bluethooth ad uno smartphone: in auto o a piedi puoi usare gli occhiali per vedere il percorso da fare”.
I comandi arrivano da tre tipi di input: il tocco delle stanghetta destra che ha una parte completamente touch, la voce e il movimento della testa per l’attivazione. “In termini di usabilità è un passo indietro a livello concettuale –spiega Bandiera-, siamo passati dal mouse ai touchscreen e adesso si torna indietro perché non usi le mani: per abilitare gli occhiali si deve muovere la testa indietro e guardare verso su, la gente in giro ti potrebbe scambiare per un pazzo o per uno che ha dei tic strani”. Ci sono anche i comandi vocali, in questa fase solo in inglese.
La parte interessante è ovviamente quella di avere tante informazioni direttamente a portata di occhio: “il prisma davanti alla pupilla può essere un po’ fastidioso all’inizio, mentre all’HUD, lo schermo che di fatto vediamo e che è posizionato in alto a destra ci si abitua subito, anche perché rimane acceso solo per qualche secondo”. Le funzioni sono tante, come quella di “smistare le tantissime notifiche social senza prendere in mano lo smartphone: puoi smistarle e rispondere direttamente con la voce o toccando il controller sulla stanghetta destra”. Non solo, i Google Glass possono anche registrare video (con il comando vocale “record a video”) e fare fotografie (pronunciando “take a picture”) e anche riprodurre l’audio: “la cosa interessante da questo punto di vista è che solo chi li indossa può ascoltare, non c’è un vero proprio altoparlante ma un sistema a conduzione ossea”. Tutte funzioni molto comode nella vita “social” e super tecnologica di oggi: “comodità è la parola più adatta, mentre parlare di utilità per questo oggetto è eccessivo –sostiene Bandiera- meglio vederlo come un device aggiuntivo, come un auricolare bluetooth”.

Le pecche registrate da Bandiera riguardano invece la scarsa durata delle batteria, la dipendenza da uno smartphone Android per le funzioni legate all’accesso ad internet e l’assenza, per ora almeno, di applicazioni che possano migliorare l’esperienza della realtà aumentata: “una cosa che si potrebbe aggiungere –conclude l’esperto- è un’app che visualizzi sugli occhiali i punti di interesse delle zone più interessanti che si stanno visitando”. Ma da qui alla commercializzazione –con prezzi ancora tutti da scoprire-, non è detto che non venga realizzata.

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