Cronaca
7 Luglio 2013
Non sono mancati sottili riferimenti alla polemica dell'ultima settimana nella funzione odierna in Duomo

Negri, il dibattito si sposta in chiesa

di Redazione | 2 min

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fotodi Anja Rossi

Pacati – se non impercettibili – sono stati oggi i riferimenti al tanto discusso “postribolo”. Questa mattina, la Messa domenicale in Duomo è stata infatti presieduta dal monsignor Luigi Negri, che da una settimana ha acceso un fervente dibattito sulla vita giovanile del mercoledì sera a Ferrara.

Chi si aspettava che la funzione religiosa diventasse il luogo della chiarificazione e del confronto può ritenersi deluso. Nessun esplicito riferimento è stato offerto da Negri sui termini usati e sui concetti espressi in questi giorni, né nell’omelia né durante il resto della Santa Messa, che è stata peraltro animata dalla FCO-Friends Chamber Orchestra, una formazione orchestrale composta da 40 giovani studenti del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara, che per l’occasione ha eseguito musiche di Bach, Vivaldi e Mozart.

Chi ama leggere tra le righe può però riscontrare, senza mai accennarli direttamente, certi indirizzi che i fedeli, proprio in quanto tali, dovrebbero seguire: diventare testimoni e farsi dunque tramite di un certo messaggio. E lo fa con pochissime parole, in modo asciutto e netto.

L’arcivescovo invita, con riferimento alle lettere di san Paolo ai Gàlati (6,14-18), a chiedersi se sia davvero la questione della circoncisione o meno quella che conta, o se sia piuttosto “essere nuova creatura, ponendoci la questione: chi è che ha ragione? I moralisti? I rigoristi? O più semplicemente chi porta la salvezza? L’uomo soffre fino a morire in questi tempi come in quelli di San Paolo” afferma Negri.

Poi torna a parlare di verità in riferimento al Vangelo secondo Luca (10,1-12.17-20), affermando che “il realismo non è schierarsi dalla parte giusta, che cambia continuamente, ma essere testimoni di ciò che è accaduto, di ciò che è venuto e che sta qui, ovvero la salvezza che con la croce salva il mondo. L’umanità è chiamata a partecipare alla croce di Cristo e ad essere creatrice a sua volta, anche nelle difficoltà e nelle tensioni. La croce – ribadisce Negri – è obbedienza al Padre. La missione di annunciare il Vangelo è il grande compito. I 72 non erano solo preti e vescovi, ma erano la punta avanzata del popolo di Dio. Bisogna dunque portare la parola di Dio a tutti quelli che si incontra”. Detto in altre parole, un dovere, questo, che è di tutti e non solo dei componenti della gerarchia ecclesiastica.

Il monsignore, che prima di giungere in Duomo aveva celebrato la Messa presso i Lidi per conoscerne le condizioni e le realtà, una volta conclusa la funzione religiosa è uscito sul tanto discusso sagrato e ha dialogato con alcuni giovani presenti alla liturgia domenicale, perché “la messe è abbondante, ma gli operai sono pochi” come già l’apostolo Luca sottolineava.

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