Politica
20 Luglio 2012
La capogruppo Pd su "montigrillismo", matrimoni gay e primarie

Finocchiaro: “Chi ammicca a Grillo si fotte da solo”

di Redazione | 3 min

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“Chi ammicca a Grillo si fotte da solo”. Anna Finocchiaro non ha usato francesismi per esorcizzare la paura numero uno del Pd. Il commento della capogruppo Pd in senato, invitata ieri sera alla Rivana, è arrivato sollecitato dall’allusione di Claudio Sardo, direttore de L’Unità e moderatore dell’incontro, che chiedeva un’opinione sul nuovo conio lessicale del “montigrillismo”: “non ci facciamo ubriacare, chi asseconda Grillo prende un granchio colossale. L’antipolitica è funzionale al sacrificio della democrazia e alla celebrazione delle magnifiche sorti della tecnocrazia”.

Argomento scottante, sul quale è intervenuta anche Nadia Urbinati, docente di teoria politica alla Columbia University: “il tecnicismo e il populismo sono uno il riflesso dell’altro. Berlusconi non è caduto per motivi politici, è stato solo messo in frigorifero, fuori da Palazzo Chigi, perché la politica intera è stata ritenuta incapace. Ora il governo Monti, che procede per la sua strada senza guardare in faccia a nessuno, sta cercando di dimostrare che il dirigismo è vincente. La politica, rimasta senza strumenti per decidere perché la decisione è stata demandata ai tecnici, lascia spazio dunque all’urlo, all’esercizio demagogico”.

Il dibattito, organizzato all’interno della festa provinciale Pd, era stato intitolato “Donne nel cuore dell’alternativa”, ed in effetti alcune ricette per gestire in modo diverso il futuro prossimo e lontano sono state messe in campo. Per quanto riguarda i mesi a venire è arrivato da parte di Anna Finocchiaro, sulla questione dei matrimoni gay, un’invito alla prudenza: “come partito non possiamo fare delle proposte ingannevoli. Quello che si promette agli elettori si deve mantenere. Come potremmo promettere i matrimoni gay se non in Italia non siamo ancora riusciti nemmeno a promuovere una legge contro l’omofobia? Il documento elaborato durante l’ultima contestata assemblea nazionale chiede ad alta voce una cosa che all’interno del Pd fin’ora non aveva ancora trovato esposizione chiara, nero su bianco, ovvero il riconoscimento di pari diritti per le unioni civili, omosessuali o eterosessuali che siano”.

Sul lungo periodo la speranza della capogruppo è quella che “durante questi mesi di governo tecnico la politica continui ad essere presente, affinché all’interno delle decisioni prese per ragioni economiche si possano impostare già dei punti di riferimento da seguire una volta tornati al voto. Ogni nuovo provvedimento dovrebbe contenere in sé un’idea, non può solo esigere un sacrificio”. All’interno della riforma del lavoro sono tre i punti chiave che secondo Anna Finocchiaro andrebbero rinsaldati: l’abbattimento delle differenze di trattamento tra precari e impiegati a tempo determinato, l’organizzazione di ammortizzatori sociali per tutte le categorie di lavoratori, lo sviluppo di misure di accesso al tempo indeterminato tramite percorsi formativi di apprendistato. In agenda anche un proposito relativo alle modalità del coinvolgimento politico: “occorre distribuire meglio il potere decisionale di chi governa, rafforzare il rapporto tra i cittadini e i luoghi decisionali”.

Sulle primarie un ultimo appunto: “sembrano lo strumento più democratico possibile, ma proprio per la forza simbolica che hanno solleticano la vena liberistica. Il partito non può essere il suo leader, ma le primarie danno l’impressione che il programma di chi le perde possa pure essere gettato a mare”.

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