3 Dicembre 2010
Fosforo e azoto le minacce rilevate dai campionamenti

Po, riappare lo spettro dell’eutrofizzazione

di Redazione | 3 min

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Si è conclusa nei giorni scorsi l’operazione Po 2010, unica iniziativa di questo tipo che ha interessato nell’ultimo anno l’intera asta del fiume, realizzata grazie ai volontari di Legambiente e al supporto scientifico della “Daphne” l’unità dell’Arpa della Regione Emilia Romagna che da decenni ‘racconta’ lo stato delle acque costiere e che ha messo a disposizione il proprio laboratorio di analisi.

Purtroppo, secondo Legambiente, le notizie non sono buone. Oltre alle esercitazioni di Protezione civile per la difesa dalle acque, Legambiente ha portato i dati delle analisi effettuate nel grande fiume e la cattiva notizia del ritorno – dopo 20 anni – dell’eutrofizzazione in Adriatico (con i fenomeni di anossia e le maree colorate determinate dalle piene estive) che si aggiunge al gravissimo episodio di inquinamento da idrocarburi dello scorso febbraio che a partire dal fiume Lambro ha interessato il grande fiume fino al Delta.
Sul versante degli scarichi zootecnici, al calo degli allevamenti di suini in Emilia Romagna è corrisposto un forte aumento in Lombardia e Piemonte.

“Inoltre – dichiara Lorenzo Frattini, presidente Legambiente regionale – è imminente l’entrata in servizio della centrale a carbone a Porto Tolle che non farà certamente bene alla salute dei cittadini e alle attività presenti nel Parco del Delta che puntano sull’agricoltura di qualità, la pesca nelle acque interne e nel mare e il turismo. Si profila anche minacciosa la proposta di rimettere in funzione la centrale atomica di Caorso nel piacentino e di costruirne un’altra a San Benedetto Po, nel mantovano, ad appena 70 km da Bologna. Dopo anni di lavoro l’autorità di bacino del Po ha indicato le vie da seguire e le azioni da svolgere, ma solo un’azione unitaria delle regioni  e del governo nazionale può garantire la tutela e l’uso benefico di un simile patrimonio. Questo l’appello che Legambiente rivolge ai cittadini, alle associazioni, alle categorie economiche e agli enti locali delle due sponde del Po e della Riviera Adriatica”.

I risultati. Lo scorso agosto sono stati rilevati, sulla costa adriatica, i più elevati valori di eutrofizzazione riscontrati dal 2002.
Il dato, letto assieme ai campioni effettuati lungo tutta l’asta del Po, sottolinea come il risanamento delle condizioni eutrofiche del mare Adriatico, focalizzate in una riduzione dei carichi delle diverse forme sia di fosforo che di azoto, è ancora lontano dall’essere risolto. Risulta evidente la necessità di un governo unitario del bacino, o forse più correttamente, di distretto, come richiesto dalla nuova normativa, che rappresenta un obiettivo fondamentale per il suo risanamento. Lo sforzo di singole regioni risulterà quindi vano, se non supportato da una politica unitaria sui territori confluenti, unico modo possibile per avviare veri processi di risanamento.

Sui 9 campionamenti effettuati lungo l’asta del fiume in territorio regionale, riportati in tabell, si nota come i punti critici restino gli affluenti che continuano a riversare nel corso principale i carichi di fosforo e azoto, conseguenti al carico antropico derivante dai territori. Per quanto riguarda la sola Emilia Romagna, le situazioni più critiche risultano essere le foci dei torrenti Crostolo e Parma, e del Fiume Panaro.
Confrontando i dati con i risultati degli anni precedenti, si nota un calo della componente fosfatica ed un aumento di quella azotata.

Oltre alle analisi sui carichi di nutrienti, quest’anno sono stati anche analizzati tre campioni di sedimenti fluviali prelevati nell’area di Isola Serafini, per verificare l’eventuale presenza di residui dallo sversamento di idrocarburi nel Lambro avvenuto il 23 febbraio 2010.

Non essendoci riferimenti normativi che permettano di classificare lo stato ambientale dei fiumi sulla base di rilevamenti eseguiti nei sedimenti, si rileva comunque come non si riscontrino situazioni allarmanti nonostante l’evento del Lambro. Il dato sull’analisi dei sedimenti, seppur confortante, non deve farci dimenticare come il disastro avvenuto abbia trovato le autorità competenti impreparate ad affrontare la situazione in tempi rapidi, e come il danno ecologico sia stato tamponato dalle favorevoli condizioni di portata che presentava il Po in quel frangente.

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