Cronaca
26 Agosto 2010
In manette una coppia, denunciata anche per concorso nella riduzione in schiavitù di una 25enne rumena. Si sospetta racket albanese

Pizzo alle schiave del sesso

di Redazione | 4 min

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Remus Constantin e Rujita “Dana” Iroftei

Alle 21.30 di lunedì scorso gli uomini della squadra mobile di Ferrara, coordinati dal dirigente Pietro Scroccarello, hanno messo la parola fine all’incubo di tre ragazze rumene di 21, 25 e 28 anni.
Tre giovani costrette a prostituirsi da giugno, da una coppia di connazionali di etnia zingara, Remus Constantin, 34 anni, di professione ferrovecchio, e Rujita “Dana” Iroftei, 32 anni, disoccupata. I due si trovano in manette, arrestati in flagranza per favoreggiamento della prostituzione.
La fuga. Le indagini sono partite a metà luglio, quando la 21enne riesce a fuggire. Nonostante non parli l’italiano, riesce a chiedere aiuto ad un passante e trova rifugio presso una stazione della polizia ferroviaria. Il personale la soccorre e la accompagna in questura, dove denuncia i suoi aguzzini. Ai poliziotti tratteggia una condizione di grave sfruttamento, partito fin dal suo ingresso in Italia insieme alla coppia. Una volta giunta a Ferrara, la giovane era stata privata del passaporto e ricattata: era costretta a prostituirsi perchè “indebitata”. Gli sfruttatori le annunciano che deve saldare un debito di 500 euro, per le spese del passaporto e del viaggio. Per questo la sbattono in strada. Ma il debito, invece di diminuire nel tempo, cresce: è tenuta a versare una quota giornaliera di 50 euro per il “posto strada” e, di giorno in giorno, viene accusata di avere pochi clienti e per questo “multata” per decine, centinaia di euro. Le “sanzioni” arrivavano, senza troppe spiegazioni, fino a 2mila euro.
Sarebbe anche stata vittima di minacce, rafforzate da un manganello che Dana portava sempre con sé, e percosse, da parte di entrambi gli indagati. Lo attesterebbe la registrazione catturata da una telecamera di videosorveglianza della stazione di servizio della zona di via Ravenna. Quella sera alcuni passanti avevano segnalato l’episodio al 113, ma ai poliziotti giunti sul posto, Constantin avrebbe dichiarato di essere il fidanzato della ragazza: avevano litigato per motivi passionali, avrebbe spiegato. Nel corso di un mese di attività, la ragazza era riuscita a mettere da parte, per se stessa, appena 60 euro.

Constantin e Iroftei arrivavano infatti persino a perquisirla, per verificare se nascondesse denaro.

Un momento della conferenza stampa

Umilianti ispezioni corporali a cui sarebbero state sottoposte anche le altre due giovani.
Un controllo completo e continuo, fatto di telefonate minatorie ed osservazioni dirette nel corso delle serate, svolto anche da parte di complici, di cui gli inquirenti stanno tentando ora l’identificazione.
Un controllo serale, notturno, ma che per la 25enne perdurava durante il giorno. La giovane, reclutata in patria insieme al marito, “consapevole ma inifluente – riferiscono gli inquirenti -, probabilmente soggiogato” sarebbe stata letteralmente schiavizzata.
Per il suo caso, gli sfruttatori, che sono stati arrestati lunedì notte in, sono indagati per concorso nella riduzione in schiavitù (oltre ad essere stati denunciati per sfruttamento aggravato dalla violenza e minaccia della prostituzione).
La giovane, privata dei documenti, era tenuta in uno stato continuativo di soggezione. Era spesso privata anche del cibo, per cui era costretta a rubare, e minacciata di continuo di percosse e punizioni di vario genere. Non solo. Era trattenuta in un casolare di via Padova, di fronte al campo sportivo di Pontelagoscuro (all’incrocio con via delle Bonifiche, presso il centro Il diamante). Viveva in tugurio fatiscente tra topi, rifiuti ed escrementi, insieme ai suoi aguzzini. 70 euro, questa la somma che aveva potuto risparmiare in 3 mesi di sfruttamento.
Andava “meglio” alla terza ragazza, badante di 28 anni, madre di un bambino di 19 mesi che, versando in difficoltà economiche e non volendo che il convivente, disoccupato dalla nascita del figlio, rubasse, si è rivolta tempo fa spontaneamente a Constantin, conoscendolo come sfruttatore. Per la donna i patti iniziali erano mantenuti: 50 euro fissi per il posto in strada e il 50% dei guadagni.
Una tangente, quella richiesta alle tre donne – 50 euro quotidiani -, che rappresenta una novità per il racket della prostituzione a Ferrara. Un elemento allarmante, su cui gli uomini della squadra mobile stanno ora indagando: il sospetto da accertare, dichiarato dal vicequestore Scroccarello, è che dietro alla coppia  di sfruttatori ci sia la mafia albanese.
Ai due arrestati, che avevano iniziato ad effettuare viaggi in Romania per reclutare altre ragazze da avviare alla prostituzione, sono quindi stati contestati, ai fini dell’emissione di ordinanza di custodia cautelare in sede di convalida, anche i reati di sfruttamento aggravato da violenza e minaccia e ai danni di più persone e di riduzione in schiavitù. Il pm Nicola Proto ha coordinato l’inchiesta, il gip dovrà ora decidere in merito ai provvedimenti di custodia richiesti.

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