Cronaca
17 Novembre 2017
Sentito anche Tagliani come testimone: «Non conoscevo gli accordi con Hera. Chiesi al patron che il ricavato dell'operazione fotovoltaico andasse alla squadra»

Crac Spal 1907. Butelli non si presenta, Turra spiega la ‘sua’ verità

di Daniele Oppo | 4 min

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Alla fine, come suo diritto, non si è ripresentato a Ferrara, Cesare Butelli, ex patron della Spal 1907 accusato di aver portato la società alla bancarotta per distrazione con le operazioni legate al parco fotovoltaico.

C’era però l’altro imputato, Remo Turra della Turra Energia, la società che costruì l’impianto, che si impegno per l’acquisto del 30% delle azioni Spal 1907 e che, secondo l’accusa, insieme a Butelli avrebbe fatto in modo di distrarre denaro spettante alla società sportiva, dirottandolo verso altre aziende di Butelli. Turra ha spiegato di essersi interessato alla Spal 1907 dopo i primi contatti con Bortolo Pozzi e Sergio Gessi, che chiedevano inizialmente una sponsorizzazione, dapprima poco interessante, ‘rafforzata’ poi con l’idea del parco fotovoltaico, campo di attività dei Turra.

La Spal 1907 aveva un’offerta irrinunciabile: un terreno con le caratteristiche adatte e c’era anche un investitore londinese interessato. «La nostra proposta – ha spiegato Turra – prevedeva che noi fossimo i costruttori dell’impianto, ma che la proprietà non passasse mai a Turra Energia».

Il centro della questione è però il contratto quadro del 2010, stipulato da Spal 1907, Gretom (azienda di Butelli) e Turra, definito «strano, non comprensibile» dal curatore fallimentare Motanari, perché «sembra un finanziamento in cui la Spal dà indietro più di quanto riceve».

Lì, in particolare, era prevista la consegna di 2 milioni alla Gretom da parte dei finanziatori (di cui 500mila anticipati da Turra come «rischio» d’impresa, qualificato poi come una «cazzata», perché i permessi tardavano) per ripagare le autorizzazioni ottenute per la costruzione dell’impianto e 4,5 milioni alla Spal per l’acquisto del diritto di superficie di Ca’ Leona.

La Spal 1907, dal canto suo, partiva con un debito di 6,5 milioni la cui origine non è evidente nell’accordo ma con la possibilità di incassare il 30% i ricavi per la vendita dell’energia nel mercato per i primi vent’anni (e il 100% dai 20 in poi), esclusa la quota di contributi Gse che, invece, sarebbe spettata ai finanziatori. In più Turra si impegnava a comprare il 30% delle quote Spal 1907 detenute da Gretom, con la previsione di rafforzare l’affare fotovoltaico, contribuendo a una società di Lega Pro, in grado anche di fare il salto di categoria.

Le cose poi andarono molto diversamente: con i primi ritardi rispetto alla tabella di marcia, Turra, come detto, si impegnò di tasca propria anche per non far saltare l’investimento già fatto e mantenere l’interesse dei finanziatori, il parco venne poi effettivamente costruito, ma lo stesso imprenditore entrò in fortissime difficoltà economiche, tanto da rinunciare, come ha spiegato ai giudici, ad acquistare le quote Spal che «non aveva i bilanci floridi e il problema si era aggravato ulteriormente», nonostante avesse già versato 950mila euro nelle casse di Gretom sul milione pattuito (che chiese indietro, ma senza risposta).

I soldi dati a Gretom anziché direttamente alla Spal 1907 sono, per l’accusa, la dimostrazione che Turra partecipò alla dissipazione del capitale della società sportiva, mentre per l’imputato Gretom era un interlocutrice nell’affare, essendo parte contrattuale.

I costi della Spal 1907 lievitarono fino al crac e difficoltà le ebbero anche le 4 società del consorzio che avrebbe dovuto gestire l’impianto, tanto che ad oggi due sono fallite (Ferrara Energia e Global).

Alla fine i conti del fallimento Spal 1907 – resi noti dal curatore sempre nell’udienza di giovedì – parlano chiaro: «Oggi abbiamo 600mila euro nel conto corrente e dei 12 milioni da pagare ne abbiamo estinti 1,5».

I ricavi dal parco fotovoltaico sono diventati 320mila euro all’anno rispetto ai 450mila annui per vent’anni stimati al tempo, con previsioni non proprio rosee per il futuro: «La Spal 1907 non incasserà mai i 10 milioni previsti per i 20 anni». E anche perché ci sono sempre i 150mila euro all’anno  per 25 anni (oggi di meno ovviamente) di affitto da pagare a Hera che «ha fatto l’affare della sua vita affittando una discarica a 10 volte tanto l’affitto di un terreno agricolo».

Proprio su questo aspetto è arrivata la testimonianza di Tiziano Tagliani che, da sindaco di Ferrara, ‘avvicinò’ le parti, come suggerito dalla testimonianza dell’ex portavoce di Butelli, Sergio Gessi. Il sindaco ha spiegato che in quel periodo c’era un accordo con Anci per destinare vecchie discariche dismesse al fotovoltaico, ma non avendone il Comune a disposizione consigliò di rivolgersi a Hera. Il coinvolgimento del Comune era comunque dovuto al fatto che «c’era un interesse pubblico a che la società che gestiva lo stadio potesse fare la manutenzione ordinaria, cosa che non sempre faceva, tanto che c’erano buchi anche nelle bollette dell’acqua». Gli interlocutori apparenti del sindaco erano due: la Spal 1907 con Butelli e del dg Pozzi e Turra in veste di «colui che investiva per la realizzazione dell’impianto».

«Chiesi esplicitamente a Butelli – ha raccontato Tagliani – che il ricavato dell’operazione andasse alla Spal, la squadra della città e la società che gestiva lo stadio cittadino». Il sindaco si è detto invece non a conoscenza degli accordi specifici tra Turra e il patron della Spal 1907, neppure di quelli con Hera: «Di quelli sono venuto a conoscenza dopo».

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