Sono bastati pochi minuti in camera di consiglio ai giudici del tribunale collegiale di Ferrara per accogliere le identiche richieste di pm e difesa: il 23enne di origine rumena accusato dello stupro di una 14enne è innocente.
Innocente per non aver commesso il fatto. Si conclude così un travaglio processuale durato 4 anni per un giovane che si è visto denunciare da una minorenne per violenza sessuale aggravata.
I fatti risalgono al 24 giugno del 2013.
La giovane – seguita dai servizi sociali e scappata da una struttura di accoglienza – si reca in una stazione dei pullman alla ricerca di un ragazzo. Lì trova un gruppo di altri conoscenti a cui chiede informazioni. Tra questi c’è anche il 23enne (difeso dall’avvocato Filippo Sabbatani). Proprio lui – allora 19enne – si offre di ospitarla a casa nel caso non fosse arrivato l’amico. E così accade. I due fumano uno spinello di marijuana e nella camera da letto di lui – ha raccontato la giovane, allora 14enne – si sarebbe consumato un rapporto sessuale da lei non voluto.
Il processo per violenza sessuale aggravata si era riaperto lo scorso luglio, quando il collegio – composto dai giudici Vartan Giacomelli (presidente), Debora Landolfi e Sandra Lepore –, nonostante la richiesta della pubblica accusa di 5 anni di reclusione, aveva ritenuto necessario integrare l’istruttoria sentendo gli assistenti sociali che accolsero la ragazza e la aiutarono al momento della denuncia.
Ieri gli assistenti sociali hanno fatto sapere al tribunale che la giovane all’epoca era solita riferire di rapporti sessuali con altri ragazzi, per poi smentirli lei stessa nell’arco di un paio di giorni. A minare la credibilità del racconto della minore, che non si è nemmeno costituita parte civile (e che aveva costretto i giudici a farla accompagnare coattivamente in aula per rendere testimonianza), c’è anche il periodo intercorso tra il presunto stupro e la relativa denuncia, avvenuta due settimane dopo.
Agli atti inoltre non era stata neppure depositata la visita ginecologica che la minore avrebbe effettuato successivamente alla violenza.
A questo si aggiungono circostanze ritenute incompatibili con uno shock da violenza sessuale: i due giovani, dopo il presunto rapporto forzato, avvenuto tra l’altro con i genitori di lui in casa, avevano fatto colazione insieme la mattina seguente, per poi uscire – sempre assieme – per una passeggiata.
Al termine del supplemento di istruttoria, il nuovo pm, Giuseppe Tittaferrante, ha chiesto l’assoluzione. L’avvocato Sabbatani si è accodato alla richiesta e i giudici hanno pronunciato la sentenza di assoluzione, le cui motivazioni verranno depositate tra 90 giorni.
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