Eventi e cultura
2 Agosto 2017
La 30esima edizione è dedicata alla Grande Mela. Fioccano le sorprese: torna la postazione in via Saraceno e arrivano gli artisti sordi

Ferrara torna a essere New York con il Buskers Festival

di Elisa Fornasini | 4 min

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È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

Ferrara 500 anni fa era New York. La scritta che troneggiava nella galleria Matteotti, cancellata dal muro ma non dalla memoria dei ferraresi doc, sarà lo slogan della trentesima edizione del Ferrara Buskers Festival. Un anniversario pieno di sorprese già a partire dalla conferenza stampa di presentazione della storica manifestazione che riempirà di musica di strada il centro estense nel weekend del 19 e 20 agosto e nella settimana dal 22 al 27 agosto, con le ormai tradizionali tappe in trasferta a Mantova (17 agosto), Comacchio (18 agosto) e Lugo (21 agosto).

Una edizione memorabile, quella del trentennale, dedicata appunto alla Grande Mela, città ospite d’onore di quest’anno e cuore pulsante della street music. Non a caso l’idea di portare i buskers a Ferrara, nell’ormai lontano 1987, è venuta all’allora sindaco Roberto Soffritti che incontrò casualmente dei musicisti che si esibivano in Washington Square Park.

“Il primo che me ne accennò fu il povero Emilio Manara, poi arrivò Dario Franceschini a rompere l’incantesimo – ricorda l’ex primo cittadino -. All’inizio abbiamo affrontato problemi economici e di ordine pubblico – era difficile reperire e i soldi e in mezzo ai cantanti c’era un po’ di tutto – ma riuscimmo nell’impresa e ottenemmo un risultato incredibile. La gente sembrava impazzita – ironizza Soffritti – e sono contento che i sindaci che mi hanno susseguito abbiano continuato a valorizzare questa iniziativa unica che promuove musica popolare di qualità”.

Il pizzico di follia che caratterizza il Fbf porta le camicie floreali di Stefano Bottoni, ideatore e direttore artistico del festival, che omaggia l’ex sindaco con una targa di riconoscimento “per averci dato 30 anni fa le chiavi di un giochino mai aperto prima”, e l’irriverente artista Andrea Amaducci “per aver inventato una frase di una cultura spaventosa”, quella che correla Ferrara a New York, ricreata su una tela durante l’ouverture del gruppo ferrarese Adoc’ Quartet. Ultimo omaggio a Bruce Springsteen e Nils Lofgren nominati soci onorari del festival per i loro legami con la vita da buskers o con la città estense.

Le novità proposte da questa “variopinta armata Brancaleone”, come l’ha definita lo stesso Bottoni, sono molteplici. Innanzitutto per la prima volta nella storia, la manifestazione non sarà dedicata a una nazione ma a una città perché “senza quella New York non saremmo qua”. E anche la ‘piccola mela’ ferrarese si allarga, tornando a suonare in via Saraceno con un punto musica in piazzetta Sant’Antonio dopo i recenti lavori di riqualificazione.

Uno spettacolo per tutti, anche per chi non lo può sentire: per la prima volta si esibiranno i migliori artisti sordi italiani grazie al progetto Buskers Deaf in collaborazione con l’Aidus che allestirà un punto informativo con mediatori ed interpreti del linguaggio dei segni. Gli otto clown e prestigiatori non udenti saranno protagonisti tra i 1000 musicisti ed artisti provenienti da ogni angolo del pianeta che allieteranno le calde giornate insieme ai venti  gruppi di musicisti invitati (qui l’elenco).

Un impegno umano ed economico sempre più gravoso, tanto che “a metà ottobre organizzeremo un incontro con tutte le forze economiche e politiche, pubbliche e private, per fare il punto sui futuri cinque anni del festival”. Tra gli “oneri più significativi” si citano gli “aggravi di costi per la sicurezza” (aumentati di quasi 10mila euro) e per la Siae che da sola assorbe metà del contributo del Comune (27mila euro su 55mila). Ecco perché “ci aspettiamo più aiuti dai privati”.

Con lo sguardo rivolto al futuro, il sindaco Tiziano Tagliani esprime soddisfazione per il presente, per un “festival che è diventato parte dell’identità della città e un vero e proprio brand copiato da altre città italiane, ma noi abbiamo l’originale”. Una manifestazione made in Fe che però “deve affrontare nuove sfide, come la domenica in concomitanza con la partita della Spal e il problema della sicurezza. Ma la festa vince su tutto: Ferrara deve molto a questa manifestazione che ha permesso di sprovincializzare la nostra città e di farla tornare, come nel 500, a dialogare con tutto il mondo”.

Il motivo di orgoglio più grande, per il direttore organizzativo Luigi Russo, è “aver fatto nascere un intero settore, quello della musica di strada, che ha dato occasioni di lavoro a tantissimi giovani”. Oltre agli obiettivi iniziali di “valorizzare la figura dell’artista di strada e far conoscere la nostra città”, “obiettivi raggiunti oltre le nostre aspettative: non c’è nessun’altra manifestazione che porta così tanta gente in città“.

Se “agosto è diventato il secondo mese turistico per numero di pernottamenti”, merito è anche dell’anima solidale e sostenibile del festival data da Il Grande Cappello, i cui volontari di Ibo Italia raccolgono le offerte agli ingressi per sostenere progetti di solidarietà per bambini disabili in Tanziania, e dal progetto EcoFestival, in collaborazione con Hera e con le new entry di Tetra Pak e Almaverde Bio, che negli ultimi sette anni ha fatto risparmiare oltre 67 tonnellate di Co2. Un festival colorato ma sempre più green.

IL VIDEO: Andrea Amaducci disegna lo slogan della 30esima edizione del Ferrara Buskers Festival

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