Politica
27 Marzo 2017
Pronuncia definitiva sul caso del capo di gabinetto. Pagherà 53mila euro. Gli assessori furono “proni”

Zappaterra “inescusabile”, la Corte aumenta la condanna per danno erariale

di Marco Zavagli | 5 min

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Una presidente della Provincia che ha agito contro leggi e regolamenti con “inescusabile negligenza”. Assessori totalmente proni che hanno avallato con un comportamento “gravemente colposo” frutto di “carenza di ogni valutazione” la nomina del capo di gabinetto.

Si conclude così, con giudizi di fuoco, il procedimento amministrativo per danno erariale contro l’ex numero del Castello Estense Marcella Zappaterra e gli assessori che firmarono la delibera 227 del 9 luglio 2009 con cui si conferiva un compenso più che generoso a Manuela Paltrinieri, nella precedente legislatura già assessore in quota Pd con l’allora presidente Dall’Acqua.

Grazie a quell’atto – regolare dal punto di vista penale (tant’è che l’indagine per abuso di ufficio nei confronti della Zappaterra, oggi consigliere regionale del Pd, venne archiviata dal tribunale di Ferrara) -, la neoassunta arrivò a percepire fino al 22 marzo 2013 (data in cui rassegnò le dimissioni) 57.513,26 euro lordi l’anno, di cui un trattamento fondamentale di circa 19.454 euro lordi, a cui si somma un unico stipendio pari a 38.059,26 euro lordi annui, oltre agli oneri previdenziali e assistenziali a carico della Provincia, quantificati in 9.250,30 euro (emolumento e oneri andavano a formare la “indennità di staff”, per un totale di 47.309,56 euro lordi).

Per la procura presso la Corte di Conti regionale tutto ciò giustificava un danno erariale di 226.070,90 euro. La Corte dell’Emilia Romagna aveva condannato l’ex presidente a risarcire molto meno di quanto chiesto dall’accusa, 17.050 euro. Con lei erano stati condannati anche gli assessori che firmarono la delibera (Caterina Ferri, Davide Bellotti, Giorgio Bellini, Massimiliano Fiorillo, Tonino Zanni e Davide Nardini per 11.367 ciascuno), la dirigente in pensione Maria Grazia Adorni (3.550 euro) e il segretario generale Angelo Nardella (950 euro).

Ora la sentenza 122/2017 della terza sezione della Corte dei Conti d’appello di Roma, ultimo grado di giudizio, sanziona più pesantemente sia l’allora presidente sia i tecnici della Provincia. Il curriculum della Paltrineri, anche se non comprende la laurea, non è ritenuto incongruo o incompatibile con le funzioni esercitate. E su questo l’appello conferma l’assoluzione parziale del primo grado.

Discorso diverso per il resto delle contestazioni. Vale a dire l’ammontare del salario accessorio, di gran lunga superiore a quello medio. Da qui un danno erariale pari alla differenza tra il quantum riconosciuto dalla giunta provinciale alla Paltrineri (141.257,92 euro) e la somma della retribuzione a titolo accessorio che percepisce normalmente un dirigente del grado più elevato (area C1) (43.960,23), vale a dire 89.752 euro al netto dello sconto operato dalla sezione della Corte regionale.

Ma il danno va ripartito in misura diversa da quella stabilita dalla sezione regionale della Corte. Per quanto riguarda l’ex presidente della Provincia, la sua condotta si rileva “del tutto irragionevole ed inescusabile” con riferimento all’attribuzione al capo di gabinetto di un “trattamento retributivo eccessivo e ingiustificato”. Senza considerare il fatto che fu la stessa Zappaterra a dare il via al procedimento amministrativo di assunzione e a fissare la misura del corrispettivo “senza avvertire, come avrebbe invece dovuto, la necessità di effettuare una più seria ed adeguata ponderazione della congruenza di tale trattamento retributivo a seguito di una rigorosa istruttoria, non percependo con inescusabile negligenza la contrarietà alla legge e ai regolamenti” in materia.

Cosa diversa rispetto al caso, a prima vista simile, che vide nel 2015 l’allora presidente della provincia di Firenze Matteo Renzi assolto in appello dalla Corte dei Conti dall’ipotesi di responsabilità per danno erariale per la nomina di componenti addetti alla sua segreteria privi dei requisiti soggettivi richiesti. Le due vicende, secondo i giudici contabili, “non sono affatto speculari od omogenei”, come riteneva invece la difesa della Zappaterra. Nel caso di Renzi, infatti, le nomine arrivarono “sulla scorta di una articolata sequenza del procedimento amministrativo assistito da ben quattro pareri conformi e dalla completa istruttoria amministrativa curata dall’entourage della struttura, con ampia documentazione corredata da sufficienti ed apparenti garanzie”.

Nel caso ferrarese, invece, la Zappaterra ha scelto il proprio capo di gabinetto intuitu personae, “avendone preventivamente valutato il relativo curriculum vitae, avendo avallato la congruità dell’emolumento poi corrisposto, e, in una parola, seguito passo dopo passo l’intero iter procedimentale che ha portato al danno”. In sostanza, il suo “contributo causale alla determinazione dell’evento dannoso deve essere rideterminato nella maggiore misura del 60% dello stesso”, pari a 53.851 euro.

La difesa della Zappaterra aveva anche cercato di scaricare in via esclusiva la responsabilità da illecito amministrativo su funzionari e dirigenti provinciali, ipotesi esclusa dai giudici dal momento che “il provvedimento di nomina e di determinazione del compenso è stato curato e seguito dal presidente stesso”.

Più tenue invece, ma solo a livello monetario, la sentenza per quanto riguarda gli altri membri della giunta provinciale, rei di non aver effettuato “un semplice quanto doveroso approfondimento istruttorio”. La Corte, pur parlando di “inescusabile trascuratezza” da parte degli assessori, attenua la loro condanna considerando che si sono limitati a prendere atto del dossier già elaborato dalla presidente e sottoposto loro all’unica riunione di giunta del 9 luglio 2009. Un comportamento “gravemente colposo” frutto di “carenza di ogni valutazione” che la Corte bolla come “prona acquiescenza”.

Per i membri della giunta il danno loro attributo è da quantificare nel 20% dei totali 89.752 euro, pari quindi a 17.950. Bellini, Bellotti, Ferri, Fiorillo, Nardini a Zanni restituiranno allo Stato 2.991 euro a testa.

Quanto al segretario generale Angelo Nardella la posizione si complica rispetto al primo grado, dal momento che “con il proprio parere favorevole di conformità alle leggi, allo statuto e ai regolamenti allegato alla delibera, ha concorso in maniera più significativa di quanto ritenuto in sede di prime cure alla verificazione dell’evento dannoso”. Questo “comportamento passivo e inerte” ha offerto alla giunta “una copertura tecnica per giustificare scelte amministrative contrarie al principio di legalità e buona amministrazione”.

Per questo la misura del suo apporto viene riconsiderata nel 10% del danno totale, vale a dire 8.975 euro.

Viene riqualificato anche il contributo causale della responsabile del settore risorse umane Grazia Adorni, il cui parere favorevole “ha determinato il concorrere della sua responsabilità” al verificarsi del danno erariale “in virtù delle sue cognizioni tecniche di organo deputato alla gestione del personale”. Anche per lei viene stabilito il 10% del danno complessivo, 8.975 euro.

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