È iniziato con l’udienza filtro di lunedì il processo a carico del commercialista Riccardo Schincaglia, accusato di aver defraudato circa 30 clienti, oltre allo Stato, e di appropriazione indebita di circa 500mila euro.
Il processo nasce dagli accertamenti dell’Agenzia delle entrate a carico di oltre 50 clienti del commercialista con salatissime cartelle esattoriali per tasse non pagate nel periodo 2008-2013. Tra questi anche l’artigiano 48enne di Porotto che si suicidò dopo l’arrivo di una cartella da 80mila euro.
Lunedì davanti al giudice Landolfi si è tenuta un’udienza ‘tecnica’ per l’ammissione delle prove: lista testi e documenti da parte della procura, della difesa (Schincaglia ha cambiato avvocato, nominando Alberto Bova) e delle circa 20 parti civili costituitesi in giudizio, tra le quali due ex clienti assistiti dall’avvocato Emiliano Mancino, tra i primi a sporgere denuncia. Bova ha richiesto la riunione del procedimento con un altro sulla distrazione di libri contabili, ma la richiesta è stata rigettata dal giudice.
La difesa punta a respingere l’accusa di appropriazione indebita, sostenendo che i clienti fossero a conoscenza del fatto che il commercialista presentasse gli F24 a compensazione zero e che i soldi ricevuti fossero solo per compensi professionali e non anche per il pagamento delle tasse.
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