Cronaca
27 Ottobre 2016
Il tribunale di Ferrara ha condannato un 35enne pakistano, già in carcere per scontare la pena di dieci anni di reclusione

Otto anni per violenze sessuali sulla moglie, dopo tentò di ucciderle il fratello

di Redazione | 2 min

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nazakat 3Otto anni per violenza sessuali sulla moglie. Ieri il tribunale collegiale di Ferrara ha condannato Alì Nazakat, 35enne pakistano, già in carcere per scontare la pena di dieci anni di reclusione per il tentato omicidio del cognato, avvenuto nel 2013.

Proprio a quel periodo risalgono le ripetute denunce della moglie, la donna che la famiglia aveva scelto per lui e che gli darà quattro figli. Secondo l’accusa sono anni di violenze fisiche e sessuali, costrizioni, segregazioni. La signora Nazakat non può uscire di casa senza di lui, né imparare l’italiano. L’uomo le ha anche requisito i documenti. Le violenze proseguono durante la gravidanza del quarto bambino, concepito in Italia. Nel giugno 2013, picchiata per l’ennesima volta, temendo per la propria incolumità la donna si allontana da casa incinta del quarto figlio, mentre i tre fratelli rimangono provvisoriamente presso il padre. La donna si rivolge al Centro Donna Giustizia, sporge denuncia e viene ospitata dalla sorella, anch’essa residente a Ferrara insieme al marito, e ai loro bambini.

La difesa ha avanzato dubbi sull’attendibilità della moglie, dal momento che il 15 giugno del 2015, quando scappò di casa, lasciò i tre figli in balia di quello che lei stessa aveva dipinto come un uomo violento. “Così impara cosa vuol dire accudire i figli” disse alla Polizia come spiegazione.

Nazakat, che lavorava come muratore, iniziò allora a portarsi i tre figli in cantiere. Un espediente durato poco, dal momento che il suo datore di lavoro gli disse che quello non era certo un luogo sicuro per dei minori. Li affidò allora temporaneamente ai genitori, ancora residenti in Pakistan, previa autorizzazione scritta della moglie. Che invece contestò la firma sul documento prodotto in giudizio dal marito. Lei lo denunciò per sottrazione di minori, ma rifiutò poi la perizia calligrafica.

Una versione che non ha convinto il pm, che aveva chiesto per l’imputato la condanna a 5 anni e 4 mesi. Il tribunale ha aumentato anche la pena, comminandogli 8 anni.

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