Attualità
19 Settembre 2016
La Fials chiede chiarezza sulla riorganizzazione dei servizi sanitari: “In tre anni persi quasi 400 pl”

Sanità, si perdono altri posti letto a causa dei due grandi “peccati originali”

di Redazione | 4 min

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index1Chiarezza sulla riorganizzazione dei servizi sanitari e sulla realizzazione di quelli promessi. È quanto chiede la Fials, Federazione italiana autonomie locali e sanità, ai direttori delle due aziende sanitarie di Ferrara e ai sindaci del territorio, sottolineando che la questione “non è di poco conto”, dal momento che “va ad incidere significativamente sul piano occupazionale, sulle opportunità lavorative e sulle scelte di vita degli operatori del settore, nonché sulla distribuzione territoriale dei servizi che si vorrebbe sufficiente ed omogenea”.

La preoccupazione della segretaria provinciale Mirella Boschetti discende dai numeri: dal 30 maggio al 2 ottobre di quest’anno, per quanto concerne l’Asl, sono stati chiusi 37 posti letto (10 di medicina specialistica, 6 di neurochirurgia, 11 di pneumologia e cardiologia, 10 di chirurgia specialistica e vascolare), e 28 per quanto riguarda l’azienda ospedaliera dal primo giugno al 18 settembre (8 in area chirurgica, multidisciplinare e terapia intensiva a Cento; altri 8 in Lpa, chirurgia, ginecologia e ortopedia ad Argenta, e 12 in area chirurgica, multidisciplinare e terapia intensiva al Delta).

“Di questi 62 posti letto chiusi durante l’arco estivo, quanti e quali riapriranno tra settembre ed ottobre 2016?”. “Oppure – ipotizza Boschetti – si taglieranno posti letto in altri servizi, di quali strutture ospedaliere e di quali unità operative?”. Infatti, alla luce degli annunciati tagli a livello regionale, la Fials manifesta forte preoccupazione per l’ulteriore riduzione di 815 posti letto pubblici sul territorio regionale entro la fine 2016, di cui 52 a Ferrara, “già pesantemente toccata dal taglio di 392 in tre anni (dal 1-1-2012 al 1-1-2015) che perderà in totale 444 posti letto con una disponibilità di 1363 rispetto ai 1.415 del 1-1-2015”.

Alla luce di queste forti riduzioni, il sindacato chiede se sono previsti ‘cambi di rotta’ rispetto al Piano Strategico Provinciale 2013-2016 approvato dai sindaci in Conferenza sociosanitaria il 25 giugno 2013: “i cittadini – sostiene la segretaria – hanno diritto a risposte chiare ed a servizi efficienti, ad un disegno organico di medio e lungo periodo dell’offerta sanitaria socio-assistenziale provinciale, alla trasparenza su come viene speso il denaro pubblico”.
“Il Piano Sanitario Strategico Provinciale del 2013 sinora non ha dato grandi risultati – accusa la Boschetti -; ai ritardi nella riorganizzazione e concretizzazione dei servizi annunciati o istituiti, si aggiungono i costi lievitati della mobilità sanitaria passiva che tanti disagi ed oneri aggiuntivi porta ai cittadini, costretti a rivolgersi fuori provincia o fuori regione o sempre più spesso al privato per sopperire alle carenze sanitarie locali”.

Alcuni esempi? “Ad oltre 4 anni dal terremoto non si sa ancora se e quando Bondeno recupererà i propri servizi: la dialisi è tutt’ora dislocata al vecchio Sant’Anna, adiacente alla dialisi gestita dall’azienda ospedaliera, i 20 posti letto dell’Osco (ospedale di comunità) e i 10 della Ugc (unità gravi cerebrolesi) sono ancora sulla carta. Stessa condizione per i 10 posti letto dell’ hospice di Copparo”.

Nessuna risposta inoltre è pervenuta a tutt’oggi, in merito alla richiesta Fials ai vertici aziendali, “sulla sorte dei 15 posti letto dello Spoi (degenza psichiatrica del Delta), di cui i sindaci nella Csst del 2013 ne hanno approvato il superamento, senza la presentazione di un progetto di riorganizzazione complessivo”. Un altro interrogativo riguarda il punto nascita dell’Ospedale del Delta.

“La sanità ferrarese sconta i peccati originali commessi e

quelli conseguenti e che non meritano assoluzione”

“Gli effetti della pesante crisi economica e dei tagli dei fondi per la sanità – è la riflessione della Boschetti -, si riflettono in maniera molto pesante sul sistema sanità ferrarese che sconta i peccati originali commessi e quelli conseguenti e che non meritano assoluzione”.

Il primo è l’aver costruito “due ospedali di troppo, nonostante la politica sanitaria nazionale fosse orientata da tempo alla riduzione di posti letto di degenza ospedaliera ed all’incremento contestuale di servizi sanitari e socio-assistenziali alternativi al ricovero: domiciliarità, strutture intermedie, ecc., mentre le altre aziende sanitarie emiliane ristrutturavano i coevi ospedali esistenti”.

Il secondo è il “gigantesco, dispendioso Ospedale di Cona, stretto nella trentennale morsa del privato (Progeste), con onerosi contenziosi giudiziari in atto e gli elevati costi dei servizi no-core (non sanitari), vedi ad esempio il costo di un pasto pagato dall’Aosp al produttore in confrontato al costo di molto inferiore sostenuto per un pasto dall’AuslL, o i mega affitti ultradecennali del Pellegrino e del Polo odontoiatrico e i costi per la gestione del semivuoto vecchio Sant’Anna in rovina”.

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