Politica
22 Febbraio 2016
Sit in dopo la lapide divelta. Spath: "Il Pd dovrebbe festeggiare solo gli eventi con la banda che canta Bella Ciao"

Foibe, un’amara commemorazione: “Istituzioni assenti”

di Redazione | 3 min

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Un presidio per la memoria delle foibe, “senza le istituzioni della città”. Dopo la lapide divelta nella notte tra il 9 ed il 10 febbraio, Giorno della Memoria e giorno dell’intitolazione della rotonda di corso Isonzo in memoria degli infoibati, Andrea Rossi (Udc), tramite social network aveva proposto un presidio aperto a tutti i cittadini e le associazioni, per rispondere al triste gesto. Hanno però risposto solo i ‘soliti noti’: Paolo Spath (Fratelli d’Italia), Matteo Fornasini, Paola Peruffo e Cristiano di Martino (Forza Italia). Presente anche Flavio Rabar, presidente del comitato provinciale di Ferrara dell’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.

“Siamo in assenza delle istituzioni – spiega amareggiato Andrea Rossi -. Questo voleva essere un presidio istituzionale, aperto a tutti i cittadini. Se l’atto di rimuovere una lapide fosse stato fatto per un altro cartellone commemorativo in città, sarebbe stato altrettanto grave per noi, perché si stratta sempre di un atto incivile, che va a calpestare la nostra memoria condivisa”.

La memoria dei martiri istriani, giuliani e dalmati, secondo i presenti, è considerata di serie B rispetto ad altre ‘memorie’, di altri colori e di diverse fazioni. “L’atto di aver divelto il cartellone è stata subito liquidata come una goliardata” continua Rossi, che considera invece l’accaduto come un atto politico. “È stato tolto la notte prima del Giorno della Memoria, non per avere una mentalità di sospetto, ma non può essere una coincidenza: è stato qualcosa di preciso e mirato. È la prima volta che una cosa simile accade a Ferrara”.

Nella rotonda fra corso Isonzo e via Piangipane, rimane l’altro cartellone, dove c’è ancora la corona messa la settimana scorsa in memoria delle vittime delle foibe. “Speravamo partecipassero anche le istituzioni, ma già sapevamo non si sarebbero presentate – sottolinea poi Andrea Rossi -. Io non sono qui volentieri, perché vuol dire che dopo dieci giorni dall’accaduto l’amministrazione comunale non ha ancora provveduto a mettere un altro cartellone. Vogliamo essere qui oggi per non far passare questo atto inosservato. Se di queste cose non se ne occupano i componenti della giunta, qualcuno deve prendersi l’onere di sostituirli”.

Aggiunge poi Matteo Fornasini: “Mi ha colpito il modo in cui Maisto ha sminuito l’atto incivile e indegno come una bravata. Per settant’anni la sinistra italiana ha avuto la grave colpa non solo di avere insabbiato i fatti delle foibe, ma di averle anche strumentalizzate, considerandole una risposta ai campi di concentramento nazisti. Ma la violenza non può mai essere giustificata, in nessun modo. Noi siamo qui per condannare ogni forma di violenza ed essere un esempio per i giovani”.

Paolo Spath commenta l’accaduto sottolineando come “da ben otto anni Fratelli d’Italia porta la corona d’alloro nella rotonda di corso Isonzo per le vittime delle foibe, e negli anni spesso abbiamo subito danneggiamenti e imbrattamenti, che abbiamo sempre denunciato in questura”. Infine, Cristiano Di Martino commenta la scelta stessa del cartellone, perché “un cartello di latta è il minimo sindacale. Il Pd dovrebbe staccarsi da certe reminiscenze e non festeggiare solo gli eventi con la banda che canta Bella Ciao. Questa lapide, che appunto non è di marmo, dovrebbe rappresentare tutti i cittadini, e dovrebbe avere la stessa dignità delle altre lapidi. Ma evidentemente venire qui – e Maisto l’ha fatto intendere chiaramente – è per loro un vero e proprio fastidio fisico”.

Non la pensa così Flavio Rabar, che invece vede nelle istituzioni una forte collaborazione e aiuto nel Comune di Ferrara, dove si trovano una cinquantina di esuli fiumani, istriani e dalmati. “A settant’anni di distanza, in Italia non si riesce ancora a comprendere ciò che è accaduto”. Per questo, secondo Rabar, è necessario un lavoro maggiore nelle scuole e nelle università.

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