Attualità
20 Gennaio 2016
Faggioli: “C’è nel suo pensiero un tentativo di completare il programma iniziato dal Vaticano II”

Il messaggio di papa Francesco tra Concilio e Giubileo

di Redazione | 3 min

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In che direzione sta andando il pontificato di Francesco? Quali sono, nel concreto, le conseguenze della misericordia da lui professata? Che peso avrà il Giubileo? Queste non sono che alcune delle domande su cui Piero Stefani, biblista, e Massimo Faggioli, docente di storia del cristianesimo alla Villanova university di Philadelphia, si sono confrontati ieri alla sala della Musica di via Boccaleone, durante l’incontro promosso dall’istituto Gramsci di Ferrara.

“Nel suo essere papa – evidenzia Massimo Faggioli – ci sono elementi presi da una chiesa ‘vecchia’, come quella di papa Giovanni XXIII, ed elementi nuovi. C’è in lui un tentativo di ricreare una forma differente di chiesa, che si distingui rispetto a quelle passate”. Secondo lo studioso, infatti, dopo la visione fondata dai padri della chiesa, le teorie dettate dalla filosofia ecclesiastica medievale e le scelte della chiesa tridentina, è in atto un nuovo concetto, portato avanti da papa Francesco. Per Faggioli “c’è nel suo pensiero un tentativo di completare il programma iniziato dal Concilio Vaticano II, portandone avanti soprattutto le mancanze. Come è il caso del ruolo delle donne nella chiesa, che in Usa sta diventando uno degli elementi maggiori di discussione attuale”.

Secondo lo studioso di storia del cristianesimo, in Bergoglio l’idea di chiesa scavalca quella tridentina. Non la pensa invece così Piero Stefani, secondo cui dal punto di vista politologico questo papa assume il modello del riformismo illuminato, “che viene quindi dall’alto, quando però gran parte del collegio gli è opposto”. È dunque in atto “una riforma della chiesa animata dal suo punto più alto, ma che non riesce a coinvolgere il suo corpo intermedio, prima su tutti la curia”.

b5c0df35-b628-4b15-9963-7eee63a977e2Quanto al rapporto col mondo cattolico, per Massimo Faggioli il pontefice “ha in mente una lettura dell’indebolimento della chiesa che non è poi tanto diversa da quello dei suoi predecessori”. È il metodo con cui l’affronta che è differente.

“Quello che sta facendo è ridefinire il confine tra chiesa e società, tra chiesa e politica – è la lettura di Faggioli -. Nella chiesa c’è ora una parte che opta per il vecchio copione del family day e una parte più vicina a papa Francesco. Esistono oggi più che mai diverse anime che compongono la chiesa cattolica, dove il papa a ben guardare non è che un puntino minuscolo. Anche se a livello mediatico è ovunque, la chiesa è molto più sfrangiata e divisa al suo interno. Un interno che spesso non si vede, che non compare. Non so come andrà a finire, di certo è una questione assai delicata, che rischia di diventare uno dei grandi veli che copre la chiesa oggi”.

Il Giubileo, secondo Faggioli, sarà la vera prova per la politica di papa Francesco. “Sarà a partire da questo avvenimento, dal 2016, che potremo capire come cambierà il concetto di chiesa a livello a anche locale, dove che ci sia un vescovo o un altro dovrebbe essere uguale. Teologicamente è già così e le accuse di mancanza di spessore che vengono rivolte al pensiero e all’azione di papa Jorge Mario Bergoglio, altro non sono che mancanza di comprensione del suo messaggio”.

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