Cronaca
19 Gennaio 2016
La procura chiede la condanna anche per i due artigiani accusati di corruzione

Concussione Acer, chiesti 3 anni e 9 mesi per Di Salvatore

di Daniele Oppo | 3 min

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Tre anni e nove mesi di reclusione, più la confisca di 1.300 euro sequestrati durante le indagini. È la pena chiesta dalla pm Patrizia Castaldini nei confronti del geometra Salvatore Di Salvatore, ex funzionario Acer accusato di concussione per essersi intascato a più riprese mazzette per circa 25mila euro.

Nella mattina di lunedì 18 gennaio è iniziata la fase della discussione nel processo che, oltre a Di Salvatore (difeso dall’avvocato Fabio Anselmo), vede imputati anche due piccoli artigiani Marcel Danu e Melazim Albrahimi (avvocato Amelia Valentini), accusati invece di aver corrotto i funzionari dell’azienda case per gonfiare i consuntivi dei lavori e poter ottenere una cifra maggiore da spartire in seguito. Per loro la procura ha chiesto la condanna a due anni di reclusione.

Dopo la requisitoria del pubblico ministero ha preso la parola la parte civile (Acer), rappresentata in giudizio dall’avvocato Eugenio Gallerani che ha monopolizzato buona parte dell’udienza mattutina, sottolineando numerose incongruenze tra i fatti riscontrati e le posizioni e dichiarazioni rilasciate da Di Salvatore in sede dibattimentale. “La sua versione dei fatti – ha detto Gallerani –  è molto inverosimile”.

L’azienda si è associata alla richiesta di condanna nei suoi confronti, chiedendo anche 60mila euro per il risarcimento del danno e le spese processuali.

Il geometra, nel frattempo licenziato da Acer, è accusato di aver intascato delle mazzette dall’imprenditore Filippo Dianti (rappresentato in giudizio dall’avvocato Alberto Bova) – il grande accusatore di tutto il processo – per accelerare la compilazione degli stati di avanzamento dei lavori (Sal) e, dunque, dei pagamenti nei confronti della Global Impianti (l’impresa di Dianti) che svolgeva circa il 60% dei lavori di manutenzione negli alloggi inquadrati nell’appalto “global service” di Acer.

Secondo l’accusa Di Salvatore non avrebbe fornito le necessarie giustificazioni per alcune somme di denaro depositate sul proprio conto corrente o detenute in contanti nella propria abitazione. Somme che secondo la procura sarebbero state quanto richiesto a Dianti per poter sbloccare i pagamenti  e che per la difesa sarebbero di altra origine: o pagamenti per lavori privati o consegne per acquistare, per conto di Dianti, gioielli per l’amante di quest’ultimo o, ancora, soldi dati in prestito o regalati – sempre in contanti – dalla madre o dalla sorella del geometra per  poter estinguere il mutuo della casa.

Non solo, l’imprenditore ha prodotto anche una videoregistrazione nella quale si vede il passaggio di denaro in contanti nelle mani del geometra. Un pagamento che secondo Di Salvatore sarebbe stato invece solamente la consegna di quanto Dianti avrebbe dovuto pagare per dei lavori privati effettuati da un altro imprenditore (Micheloni) per un suo vicino di casa e per i quali l’ex funzionario Acer avrebbe fatto da mediatore. Una giustificazione che però non ha trovato conferme documentali e lo stesso Micheloni, nella sua deposizione, non è stato in grado di fornire sufficienti dettagli al punto che il tribunale ha disposto il passaggio degli atti alla procura per indagare su una possibile falsa testimonianza.

L’avvocato Bova, dal canto suo ha segnalato con forza come, dopo la denuncia, l’azienda di Dianti sia stata in qualche modo estromessa, non essendo più riuscita a lavorare.

Il legale di Di Salvatore, Fabio Anselmo, ha attaccato la procura per non aver concesso alcuni atti e anche l’accusatore principe – Dianti – che si sarebbe “rimangiato le accuse”.

Il processo si concluderà il 14 marzo, quando proseguirà la difesa di Di Salvatore e ci sarà lo spazio per le eventuali repliche e i giudici Luca Marini, Franco Attinà e Alessandra Testoni si riuniranno in camera di consiglio per emettere la sentenza.

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