Cronaca
22 Settembre 2015
Salvatore di Salvatore parla del suo rapporto di amicizia con il suo principale accusatore

Concussione Acer, l’ex funzionario racconta la sua versione

di Daniele Oppo | 4 min

ImmagineNell’aula B del tribunale di Ferrara è stato il giorno di Salvatore Di Salvatore, l’ex funzionario Acer a processo per concussione con l’accusa di aver preteso soldi dai titolari delle ditte edili per non rallentare l’iter burocratico dei cantieri nel periodo 2007-2012.

Nelle circa quattro ore di durata dell’esame, Di Salvatore ha risposto alle domande del pm Patrizia Castaldini, degli avvocati di parte civile (Eugenio Gallerani per Acer e Alberto Bova per l’accusatore principe Filippo Dianti) e di quelli della sua difesa (Fabio Anselmo), in gran parte relative ai passaggi di denaro tra lui e Dianti e ai contanti trovatigli in casa (su sua stessa indicazione) durante la perquisizione della Gdf: 1.700 euro in contanti che secondo l’imputato sarebbero il regalo dei nonni per la cerimonia di battesimo del suo figlio più piccolo.

Di Salvatore – oltre a rilevare errori di attribuzione in alcune frasi nelle trascrizioni delle intercettazioni effettuate da Dianti (contenute in tre Dvd) – ha ricostruito il rapporto, definito di stretta amicizia, tra lui e l’imprenditore accusatore (divenuto tale dopo che la Gdf aveva scoperto un presunto fondo nero costituito con false fatture), titolare dell’impresa Global Impianti e a cui Acer aveva assegnato l’appalto per il contratto di global service nei suoi immobili. Un rapporto stretto, fatto di frequentazioni personali e favori come lavoretti in casa eseguiti gratuitamente o a prezzi di favore: “Già nel 2006 ci vedevamo tutti i giorni – ha raccontato l’imputato – l’esperienza delle sua azienda era poca nel campo dei servizi e aveva affidato a me l’organizzazione delle proprie maestranze”. Quello descritto da Di Salvatore è un rapporto di stretta amicizia: “Ci facevamo delle confidenze, è capitato di uscire insieme anche con delle ragazze e gliene presentai una con cui ha poi ha avuto una relazione”. Relazione che diventa centrale nel racconto perché – secondo la versione dell’imputato – Dianti affidò a Di Salvatore il ‘compito’ di comprare dei regali per la ragazza: “Ho comprato diverse volte dei gioielli da un’oreficeria del centro per conto di Dianti, andavo io perché sua moglie teneva la contabilità delle aziende e sarebbe stato difficile per lui giustificare le uscite”. La difesa allegherà poi gli estratti bancari di molte operazioni di pagamento tramite Pos in un’oreficeria ferrarese relativi al 2009 con una sequenza che si diraderà a partire dal 2010 “perché i rapporti erano ormai cessati”.

Secondo Dianti l’imputato lo avrebbe obbligato ad assumere sua moglie nella propria azienda, ma per Di Salvatore sarebbe stato lo stesso accusatore ad offrirle un lavoro di pulizia degli appartamenti in gestione, offrendogli poi anche la possibilità di farle un contratto a tempo indeterminato per regolarizzare la sua posizione in Italia. Offerta rifiutata “perché ci saremo sposati e non ce ne sarebbe stato bisogno”. Di Salvatore porta alla luce anche occasioni in cui fu lui a consegnare denaro a Dianti: “Gli ho fatto due assegni, uno da mille euro non incassato e uno da 2.100 che è stato incassato da un suo collaboratore”. Ma l’imputato spiega che anche i contanti da lui ricevuti spesso si riferivano ai suoi compensi per lavori effettuati per conto di Dianti, o intermediazioni con altri imprenditori.

Poi qualcosa si rompe. “Dal 2007 – racconta l’ex funzionario Acer – Global Impianti inizia a calare nella qualità e nelle tempistiche, forse si accorge di non avere molti margini di guadagno e inizia ad affidare i lavori a imprese di qualità scadente con le quali forma un consorzio. Le contestazioni iniziano ad aumentare, i ribassi sono molto elevati e le imprese poco qualificate, escono anche molti articoli dei giornali da parte degli inquilini. La sua figura – afferma Di Salvatore – inizia a calare e il presidente Ricci ha un progetto di creare una società di scopo, come avvenuto già a Bologna, per gestire internamente e senza appalti i lavori: il progetto risale già al 2007 ma nel 2009-2010 c’è più pressione e Ricci si rivolge a un avvocato per creare la società”. Una situazione in cui “Dianti continua ad essere nostro amico ma manifesta preoccupazione per poter essere escluso, Ricci nel 2010 mi disse che con tutto quello che stava succedendo non sarebbe entrato nella società”.

I rapporti si sfaldano e un giorno Di Salvatore viene invitato ad un appuntamento con alcune persone vicine a Dianti in cui gli venne mostrato un video che lo ritraeva mentre gli venivano consegnati dei soldi: “Gli dissi di fare quello che volevano ma che non mi sarei fatto ricattare – racconta l’imputato -. Ero sconvolto e da allora i rapporti con Dianti sono cessati e ho avuto a che fare solo con il figlio e Goglino (una sorta di tuttofare di Dianti, ndr)”.

Tutte circostanze che, in gran parte, vengono fuori solo ora nonostante Di Salvatore abbia in corso anche un altro procedimento relativo al suo licenziamento da Acer. “Non ne ho parlato – ha spiegato – perché non volevo pregiudicare l’esito del processo e fornire un vantaggio al mio accusatore. Non ho chiesto l’autorizzazione ad Acer per i lavori privati, forse avrei dovuto”.

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