Vittorio Sgarbi e il suo legale Giampaolo Cicconi replicano all’Aidaa, l’Associazione italiana difesa animali ed ambiente, che aveva presentato un singolare esposto alla procura di Ferrara contro il critico d’arte per l’utilizzo ricorrente del sostantivo «capra».
“Ringrazio l’Aidaa – afferma Sgarbi – condividendo pienamente le loro posizioni. Infatti, avendo evitato di legare al sostantivo capra qualunque aggettivo, ho sempre inteso “capra” come un complimento, considerando di molto inferiori alcuni uomini”. Poi il critico ferrarese si arma di ironia e suggerisce all’Aidaa di “fare un esposto anche contro Gesù Cristo che, identificandosi nel “buon pastore”, ha riconosciuto negli uomini le sue pecore”.
Ma la “provocazione”, come l’ha definita il presidente della associazione animalista Lorenzo Croce, coinvolgerebbe anche il premier Renzi. Lo rende noto l’avvocato Cicconi, affermando che “l’esposto è stato presentato ad una autorità incompetente (la procura di Ferrara, ndr) per territorio e non solo contro Sgarbi ma anche verso l’attuale presidente del Consiglio Matteo Renzi, per il significato che questi attribuisce ai Gufi, qualificati iettatori, nessun reato sussiste nel caso in esame, posto che il nostro ordinamento considera gli animali come beni mobili”.
“Quindi – prosegue la nota – nessuna violazione penalmente rilevante è stata commessa né dal professor Sgarbi e né dal premier Renzi, atteso che non vi è stato da parte di costoro alcun maltrattamento né alle capre e né ai gufi”.
In realtà l’esposto cita Renzi solo come paragone: “Sgarbi – si legge nel documento inviato in procura – utilizza il termine ‘capra’ in maniera spregiativa così come il presidente del consiglio usa il termine ‘gufi’ per indicare nel primo caso persone consideraste ignoranti, e nel secondo persone portatrici di iella o comunque iettatori”.
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