Economia e Lavoro
31 Luglio 2015
I soci approvano l'aumento di capitale del Fondo Interbancario, che diventa azionista al 97%. La Fondazione: "Era l'unica opzione"

Carife, l’assemblea approva il piano di salvataggio

di Ruggero Veronese | 4 min

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L’assemblea della Cassa di Risparmio è una lunga liturgia, un rituale pacato e già definito dall’inizio alla fine nelle sue modalità, nei contenuti e nelle tempistiche. Il commissario di Bankitalia Antonio Blandini legge le 28 pagine che compongono la relazione sui due anni di amministrazione straordinaria, concentrandosi su cifre e regolamenti senza lasciar spazio alle considerazioni personali. Tutto appare rigido e già deciso. E i 223 azionisti presenti all’assemblea sembrano convocati più in qualità di testimoni che come veri partecipi di una decisione storica per la banca ferrarese, che alle 14:15 ha ufficialmente accettato il salvataggio (tecnicamente un aumento di capitale da 300 milioni di euro) da parte del Fondo Interbancario di Tutela Depositi, che diventerà proprietario del 96,7% delle azioni.

Restano agli atti solo due momenti in cui le valutazioni tecniche lasciano spazio alle emozioni e ai pensieri di chi, negli anni, ha lavorato o investito in Carife: il minuto di silenzio iniziale, dedicato a Paolo Bonora e Luca Giangianni, e il quarto d’ora prima della votazione finale, quando i piccoli azionisti prendono la parola e lanciano gli appelli più accorati alla platea. Parlando di un radicamento sul territorio che va al di là della suo valore monetario, spendendo lodi e apprezzamenti per i dipendenti che hanno permesso di mantenere in vita Carife e a tratti anche criticando le scelte dei commissari, sia a livello di comunicazione (vista l’assoluta segretezza che ne ha accompagnato l’operato) che a livello strettamente manageriale. Due livelli che, quando si parla di finanza, non sempre rimangono indipendenti.

Gli interventi
Dalla relazione tecnica dei commissari – a cui dedichiamo un approfondimento a parte – non emergono novità rispetto alle informazioni già rese note nelle scorse settimane: dal 1° gennaio 2013 al 31 marzo 2015 il risultato operativo di Carife è stato negativo per 376 milioni di euro. Un crollo che ha come diretta conseguenza la riduzione del capitale sociale e la svalutazione delle azioni a 0,27 euro, e come corollario successivo la necessità dell’intervento del Fondo Interbancario. Tra i soci il primo a prendere parola per sostenere il piano di salvataggio è il presidente della Fondazione Carife, Riccardo Maiarelli, che apre con una feroce critica ai precedenti cda e agli organi di controllo per non aver scoperto e denunciato la vera situazione patrimoniale di Carife, ma che apprezza il lavoro dei commissari per aver “scongiurato il rischio di azzeramento del patrimonio” e giudica “positivo” l’intervento del Fondo Interbancario: “Era l’unica opzione per il salvataggio della banca”. Quello che sembra ormai certo, secondo Maiarelli, è che l’assemblea di oggi “è un punto svolta” rispetto a “quell’approccio nato 177 anni fa, che coniugava il fare banca con gli aspetti sociali del territorio. Oggi questi due ambiti si separano e la Fondazione dovrà necessariamente rivedere il proprio ruolo”.

Concetti simili a quelli espressi da Mauro Fanan di Azione Carife, secondo cui “L’intervento di salvataggio è da accogliere positivamente ed è ancora più apprezzabile perchè parte del finanziamento viene da banche concorrenti: un segno di solidarietà nel mondo della finanza”. E tra le associazioni di azionisti non manca neanche Amici di Carife, il cui presidente Marco Cappellari si dichiara “inferocito con i responsabili di questa situazione” (i vecchi cda, ndr) e riguardo alla futura gestione afferma che “il presidente del Fondo Interbancario ci ha confermato che cercherà di tenere Carife per meno tempo possibile, e poi di darla in buone mani. Il vento che spira dalla Bce spinge le banche verso i grossi accorpamenti, e forse Carife si trova ad anticipare un passo che dovranno fare anche gli altri”.

Più critici verso l’operato dei commissari – ma anche più applauditi dalla platea – sono i piccoli azionisti:”A distanza di due anni rimangono pochissime tracce dell’operato dei ‘supercontrollori’ – afferma Franco Mingozzi a pochi metri dai commissari -. Non servivano geni dell’alta finanza per ridurre tutti gli indicatori e i posti di lavoro. Auspico che la banca che verrà sarà più vicina, capace di dare risposte al territorio e soprattutto che sappia parlare in italiano, perchè nella terra di Dante abbiamo bisogno di sapere cosa succede”. Un altro azionista propone all’assemblea una astensione collettiva come atto simbolico, conscio del fatto che il voto favorevole della Fondazione Carife (che detiene il 55% delle azioni) rende di fatto ininfluente la scelta degli altri soci. Andrea Malfaccini annuncia di aver impugnato di fronte al Tar del Lazio i provvedimenti del ministero del tesoro sul commissariamento e sulla sua proroga.

Il commissario Blandini nel giro di tre minuti ha già risposto a tutti gli interventi e aperto la votazione per alzata di mano della delibera sul piano di salvataggio. Le braccia non verranno nemmeno contate: nel momento in cui in cui l’amministratore straordinario vede sollevarsi quella di Maiarelli – e quindi di tutta la Fondazione Carife -, la delibera è automaticamente approvata. La quarantina di soci che si sono astenuti vengono invitati a formalizzare il proprio voto ai banchi nella sala, mentre altri azionisti cominciano a uscire dalla Fiera con la faccia di chi è reduce da un funerale: il lutto era noto da tempo, ma la cerimonia finale aggiunge sempre un po’ di dolore. Alle 10:30 era entrato il 100% dell’azionariato. Quattro ore dopo quelle stesse persone, mentre camminano verso l’uscita, sanno di valere soltanto 3,7% di Carife.

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