È una storia infinita quella che vede contrapposti un ex parroco della provincia ferrarese e un padre di famiglia di origine serba, che dopo il suo arrivo in Italia fu ospitato tra le mura domestiche del sacerdote, all’epoca ancora appartenente ai ranghi del clero. Uno scontro in atto almeno dall’inizio del 2013, quando il cittadino serbo accusò il prete di molestie sessuali nei confronti del proprio figlio di appena tre anni, con conseguente condanna del ‘don’ a un anno e quattro mesi e sospensione ‘a divinis’ da parte del vescovo Luigi Negri.
Ma proprio mentre era in corso l’inchiesta per pedofilia, il religioso passò al contrattacco con denunce di ogni tipo verso il suo ospite sgradito: da una querela per violenza privata in casa a quella per diffamazione per la pubblicazione dei presunti video hard che ritraevano il parroco in compagnia del suocero del suo ‘nemico’: filmati che secondo il parroco furono registrati dopo che i due lo drogarono facendogli così perdere ogni sorta di autocontrollo. Una vicenda che tornerà in tribunale a metà giugno, quando il gip Monica Bighetti deciderà se rinviare a giudizio il cittadino serbo. Nel frattempo la procura ha acquisito il video ‘proibito’ e secondo indiscrezioni non mancano gli elementi che farebbero traballare la versione dell’ex parroco, il cui presunto stato di alterazione causato da droghe sarà tutto da provare.
Ieri, la nuova puntata della vicenda: il pm Ciro Alberto Savino ha infatti depositato la richiesta di rinvio a giudizio per il cittadino serbo, accusato dal prete di estorsione e calunnia. Il tutto, ancora una volta, ruota attorno ai presunti ‘vizietti’ del parroco, che afferma di essere stato ricattato dal suo ospite per intestargli la casa, in cambio del suo silenzio riguardo alle molestie sessuali al figlio. Molestie che l’ormai ex parroco continua a negare con forza, al punto da aver denunciato l’altro anche per calunnia. Accuse che dovranno essere valutate assai attentamente dal tribunale, visto che già il magistrato Savino chiese l’archiviazione del fascicolo, ma il gip Piera Tassoni si oppose e dispose l’imputazione coatta. Un provvedimento a cui la procura si oppose tramite un ricorso in Cassazione, ma senza successo: da qui la richiesta di rinvio a giudizio ufficializzata ieri mattina.
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