Non accennano a placarsi le schermaglie tra il parroco ferrarese condannato nel giugno scorso per pedofilia e il padre della sua vittima, un cittadino serbo a lungo ospite nell’abitazione del sacerdote e ormai suo nemico dichiarato. Dopo la condanna per le molestie al bambino (con conseguente sospensione ‘a divinis’ del religioso da parte del vescovo Negri), i due si riaffrontano in tribunale per il processo a parti invertite che vede il prete nei panni dell’accusatore, con il suo vecchio – e sgradito – ospite sul banco degli imputati con l’accusa di violenza privata.
La vicenda si svolge nel gennaio del 2013, quando i rapporti tra i due sono ormai già definitivamente deteriorati: il prete ha chiesto alla famiglia serba di lasciare la casa e, poco dopo, il capofamiglia lo ha querelato per la violenza sessuale sul figlio che porterà alla condanna del religioso (per la quale si attende nei prossimi mesi l’inizio del processo d’appello). È in quel periodo che il parroco decide di mettere la casa in vendita, esasperato da quella convivenza ormai insostenibile. E quindi invita nella sua proprietà quattro agenti immobiliari per una valutazione dell’immobile.
È a questo punto che si svolgono i fatti su cui il tribunale dovrà far chiarezza. Secondo la denuncia del prete infatti il suo ospite avrebbe cercato in tutti i modi di disturbare gli agenti immobiliari, aggredendoli e accusandoli di aver rubato alcuni suoi oggetti. Per poi impossessarsi delle chiavi del cancello automatico e bloccare tutti all’interno della proprietà, senza lasciare uscire più nessuno. Un comportamento fermato solo dall’intervento della polizia di Stato e che ha causato l’immediata querela del prete, che si va ad aggiungere alla lunga lista di schermaglie tra i due e che vedrà le parti riunirsi a fine settembre per l’audizione di tutti i testimoni.