Politica
5 Maggio 2015
La giunta ammette che il Patto di Stabilità cala e fa pagare ai ferraresi la scelta di non vendere le azioni Hera

Nuove tasse e nuovi dubbi

di Marco Zavagli | 5 min

bilancio_aggiornamentoEcco la ragione di otto milioni in più di tasse. Ce lo scrive l’assessore Luca Vaccari come replica al nostro articolo sull’ingiustificato aumento di Imu e Irpef. Una lettera pacata e signorile, va detto, cosa assai rara di questi tempi e a queste latitudini.

Una lettera di precisazioni che però non fa che confermare le nostre osservazioni e aumenta anzi i dubbi. Andiamo per punti.

Come d’incanto ora si ammette che il patto di stabilità è migliorativo rispetto all’anno scorso, quando ammontava a 7.818.574 euro. L’assessore fa notare che la tabella della fondazione Anci dalla quale abbiamo tratto la cifra non può essere considerata affidabile (“un atto pubblico quale la variazione del Bilancio di Previsione – scrive Vaccari – ha bisogno di qualcosa di più solido di tabelle prodotte da una fondazione Anci Ifel). Prendiamo allora la Gazzetta Ufficiale del 17 luglio 2014. Alla voce “Comune di Ferrara” figura la cifra di 7.818.574 euro. Esattamente quella di prima. Ma andiamo oltre.

Vaccari giustifica la percezione soggettiva sua e del sindaco con le altalenanti ipotesi avanzate nei mesi scorsi: dall’azzeramento (Legge di Stabilità 2015) a un livello di 1,4 milioni, fino agli attuali 3,2. “Per chi – ci spiega – come il sindaco e la giunta ha osservato i dati nella loro evoluzione si è trattato di un innalzamento, mentre chi legge solo i due dati, iniziale e finale, vede giustamente solo un abbassamento”. Insomma, a novembre pensavano che il vincolo potesse arrivare a zero, quindi assessore e sindaco vedono quello che a tutti i normali cittadini sembra una riduzione di 4,4 mln come un innalzamento di 3,2. Non chiediamo da quale prospettiva debba guardare invece il contribuente chiamato a pagare.

Abbiamo in ogni caso la prima conferma: il patto di stabilità scende di circa 4,6 milioni rispetto all’anno prima. L’assessore ne calcola solo 4,4, probabilmente rifacendosi alla previsione adottata dal suo Comune lo scorso novembre, quando venne approvato il Bilancio di previsione (il passaggio in consiglio fu il 17 dicembre). In quel documento, avverte Vaccari, il rispetto dell’obiettivo di Patto di Stabilità interno (ipotizzato in 7,6 milioni) “era assicurato da un avanzo di parte corrente di 8,1 milioni (139 di entrate meno 130,9 di spese), in parte assorbito dal disavanzo di parte capitale di 0,5 milioni (14,5 di entrate meno 15, di spese)”.

Cosa è successo di così catastrofico da novembre a oggi? “Per la parte investimenti abbiamo dovuto mettere in conto minori entrate per 6 milioni di euro (in parte per difficoltà nelle vendite di cespiti, in parte per la rinuncia alla vendita di azioni Hera) e maggiori spese per 4,1 milioni, solo in parte mitigate dal riaccertamento dei residui (+€ 2,3/M); complessivamente si dovevano reperire 7,8 milioni per coprire la parte investimenti, quindi 6,4 in più rispetto alla riduzione dell’obiettivo di Patto”.

Intanto apprendiamo la vera ragione, o una delle vere ragioni dell’aumento di Imu e Irpef. L’Amministrazione ha scelto sua sponte di non vendere le azioni Hera. Ora, per una strana proprietà transitiva che ci sfugge, il prezzo di una sua scelta politica ricade sui cittadini. Viene poi la “difficoltà nella vendita di cespiti”. Che fine hanno fatto allora i 2,2 milioni che il Comune incassa dalla vendita dei pezzi pregiati della ex Bassa Macelleria e Palazzo Zanardi? L’assessore non può non sapere che quegli introiti andranno a beneficio del bilancio 2015.

Ma torniamo al finimondo occorso da novembre ad oggi. In pochi mesi al Comune viene a mancare qualcosa come 10 milioni di euro: minori entrate per 6 milioni e maggiori spese per 4,1. Un piccolo salvagente arriva da 2,3 milioni di accertamento dei residui. Vaccari presenta così la cifra di 7,8 “per coprire la parte investimenti”. Da questa sottrae in maniera alchemica il “margine positivo” di 1,5 milioni che fa uscire dalla differenza tra obiettivo di Patto (+4.4) e tagli del governo (- 2.9). Ne fa derivare “6,4 milioni in più rispetto alla riduzione dell’obiettivo di Patto (sic)”.

Ci imbarazza far notare che, pur trattandosi di semplice operazione aritmetica, i conti non tornano. A ogni modo ci sembra che si stia facendo molta, e inutile, confusione. In realtà il problema è semplice. Il governo migliora di 4,6 milioni il patto di stabilità a cui è sottoposto il Comune di Ferrara. Questo non basta per fare investimenti? Si chiedono ai cittadini 7,9 milioni di euro in tasse. Nulla questio sui tagli (veri) dello Stato centrale, che ammontano a 2,9 milioni. La differenza tra quello che è comprensibile pretendere e quello che in realtà viene preteso è di 5 milioni.

L’assessore parla di una differenza di 1,5, ma sinceramente non capiamo da dove salti fuori. La giustificazione del titolare del Bilancio è nobile: “non vogliamo smettere di fare quegli investimenti sulla messa in sicurezza di scuole, strade ed edifici pubblici, che sono nel piano pluriennale di investimenti. Investimenti per i quali abbiamo reperito ulteriori risorse all’interno della manovra di bilancio”.

Ma se il fine era così alto, perché non dichiararlo subito? Nell’articolo qui sotto Valentino Tavolazzi, non proprio un naïve di bilanci, teme che la nuova richiesta di milioni di euro ai cittadini abbia in realtà lo scopo di “tamponare future perdite o aumenti di spesa, attesi ma non dichiarati”. E, nelle sue conclusioni, è fin troppo diretto: “l’idea poi di finanziare gli investimenti con entrate correnti è da licenziamento collettivo della giunta intera e dei suggeritori dirigenti se ci sono, da parte dei loro datori di lavoro, ovvero i cittadini”.

In conclusione la replica della giunta più che chiarire, apre nuovi punti interrogativi. Appurato che il motivo degli 8 milioni in più di tasse non deriva dalla mannaia governativa come sostenuto dal sindaco, resta il punto di domanda ancora inevaso: nonostante i 4,6 milioni di ‘riduzione’ del Patto, si chiedono 5 milioni di tasse (i 7,9 della manovra a cui sottraiamo i 2,9 dei tagli statali di cui il Comune deve effettivamente rientrare) non giustificate ai ferraresi. E la scusa della messa in sicurezza di scuole, strade ed edifici ci sembra non adeguatamente fondata. A meno che non sia previsto a breve un Ponte di Messina sul Po.

Diceva Alexander Pope che una brutta scusa è peggiore di una menzogna, perché altro non è che una “bugia guardinga”.

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