Politica
4 Maggio 2015
A differenza di quanto affermato dall'amministrazione, i vincoli del Patto di Stabilità sono calati di 4,6 milioni

Otto milioni in più di tasse ma manca una ragione

di Ruggero Veronese | 5 min
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Il sindaco Tiziano Tagliani e, a destra, l’assessore Luca Vaccari

I ferraresi quest’anno subiranno un rincaro di Irpef e Imu decisi dalla giunta per far quadrare i conti del Comune di Ferrara e permettere all’amministrazione di eseguire investimenti per le opere pubbliche. Qualcosa come 8 milioni in più di tasse. Un “sacrificio fiscale” le cui cause, secondo il sindaco Tiziano Tagliani, sono da ricercare nel caos normativo della politica nazionale, che in un colpo solo avrebbe assestato tre ‘stangate’ non da poco ai bilanci dei Comuni italiani: le restrizioni delle nuove regole di contabilità (penalizzanti per gli investimenti durante il primo anno di applicazione); i 2,9 milioni di euro di tagli dal governo centrale e “l’innalzamento dell’obiettivo del patto di stabilità” (parole del sindaco) a 3,2 milioni di euro, dopo la fine di quelle che sempre il primo cittadino in conferenza stampa ha definito agevolazioni durante gli anni post-sisma.

Tre fattori che, sommandosi l’uno all’altro, hanno portato alla manovra fiscale da 7,9 milioni di euro presentata pochi giorni fa in Comune. Eppure, cifre e documenti alla mano, i conti non tornano. Si può davvero imputare alla politica nazionale e a “variazioni intervenute dopo l’approvazione del bilancio previsionale” (come dichiarato giovedì in conferenza stampa) la decisioni di innalzare le tasse per i ferraresi? Sciogliamo subito la suspense: la risposta è no. E in particolare per quanto riguarda l’obiettivo del patto di stabilità, che invece di salire a 3,2 milioni di euro risulta calato di circa 4,4 milioni. Il Comune, in parole povere, su questo fronte non ha alcun vincolo di spesa aggiuntivo rispetto allo scorso anno (quando il saldo in attivo imposto dal governo era di ben 7,8 milioni) ma, al contrario, una maggior libertà negli investimenti.

Eppure il sindaco stesso e l’assessore alle finanze Luca Vaccari hanno dichiarato in almeno tre occasioni come l’aumento delle tasse sia dovuto anche a questo vincolo. A partire dalla presentazione del bilancio consuntivo 2014 (14 aprile), quando Tagliani affermò che le restrizioni del patto di stabilità “hanno alzato l’asticella per gli investimenti fino a circa 3,2 milioni”, e continuando con la seduta del consiglio comunale del 28 aprile, quando il sindaco ha annunciato: “Stiamo chiedendo sacrifici alle famiglie e altri gliene chiederemo con le manovre che la finanza nazionale ci chiede, per effetto dei tagli della Finanziaria che prevedono per l’amministrazione comunale un innalzamento di 3,2 milioni del Patto di stabilità che formalmente ci impedisce di fare investimenti” (come conferma la registrazione audio della seduta, a fondo pagina, ai minuti 20 – 21). Concetti ribaditi anche giovedì scorso, in sede di conferenza stampa sull’aumento delle imposte.

Parentesi tecnica, e forse necessaria per capire il contesto: cos’è e come funziona il patto di stabilità interno degli enti locali? È un meccanismo nato per ridurre lo ‘stock’ di debito pubblico complessivo in Italia, a partire da quello contratto dalle amministrazioni locali. Che, nel raggiungere ogni anno il pareggio di bilancio complessivo, devono far risultare in utile il ‘sottoinsieme’ di entrate e spese relativo alla formazione del debito pubblico, da cui sono escluse voci come le operazioni in conto terzi e quelle puramente finanziarie (come l’accensione e il rimborso di prestiti e crediti). In modo che la situazione nazionale complessiva tragga giovamento dal rendiconto annuale di ogni amministrazione locale.

Fatta questa premessa, il concetto espresso dall’amministrazione è chiaro: i conti del Comune di Ferrara sarebbero più che in ordine (“si è ulteriormente consolidata la situazione di avanzo strutturale”, affermava Vaccari il 14 aprile), se a guastare i piani non ci fossero gli sgambetti del governo, con tanto di innalzamento del patto. Ma la realtà è un’altra: come è possibile verificare sui canali ufficiali, l’obiettivo del patto di stabilità a Ferrara, nel 2014, non era inferiore a 3,2 milioni, bensì ammontava a ben 7.818.574 euro. Questa la soglia minima di utile (nel ‘sottoinsieme’ descritto poco sopra) che il Comune ha dovuto osservare l’anno scorso per poter investire in nuove opere. Per verificare questo dato basta osservare sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero delle Finanze del 10 febbraio 2014 (che indica i criteri di calcolo) e la relativa tabella della fondazione Ifel dell’Anci, con tutti i dati Comune per Comune.

Il discorso di Tagliani e Vaccari, per quanto tecnico, è quindi smentito. Rimane da capire come mai l’amministrazione pubblica chieda ai cittadini 7,9 milioni di euro in più di tasse quando i tagli governativi – una volta fatta chiarezza nei conti – non sfiorano neppure questa cifra. Si parla infatti di 2,9 milioni di euro di tagli ‘reali’ (la cifra esatta per Ferrara è nota solo dal 14 aprile, ma già da sei mesi i Comuni erano a conoscenza del taglio complessivo da 1,2 miliardi, previsto dall’art. 35 comma 16 della Legge di Stabilità annunciato ad ottobre) e dei 5,5 milioni di euro di accantonamenti (che verranno sbloccati al prossimo bilancio) dovuti alle nuove regole di contabilità. Ma di fronte a questi 8,4 milioni di euro (2,9+5,5) in meno a disposizione, la riduzione del patto di stabilità (+ 4,6 milioni di euro liberi da vincoli – vale a dire la differenza tra i 7,8 milioni del patto imposti l’anno scorso rispetto all’obiettivo attuale) dovrebbe essere una buona notizia. E soprattutto dovrebbe permettere all’amministrazione di varare una manovra fiscale assai più morbida per i ferraresi. Così non sarà.

Alla luce di questi chiarimenti, vengono spontanee delle domande: perchè in questi mesi preparatori al bilancio preventivo non erano state indirizzate risorse alla copertura del patto di stabilità? Eppure proprio nella documentazione del Comune (pagina 6 della relazione del Bilancio di previsione 2015 e pluriennale 2015-2017 pubblicato lo scorso novembre) si legge che “per il 2015, l’obiettivo del Patto di Stabilità calcolato con i criteri della norma vigente per il 2014 ammonta ad € 7.589.000”: un dato che sembra indicare quantomeno la consapevolezza dell’amministrazione riguardo alle cifre in ballo. Perchè allora parlare di un innalzamento, quando nei fatti la sua soglia è più che dimezzata? E soprattutto: se questo aumento di tasse non serve davvero a coprire i vincoli del patto di stabilità, qual è la vera ragione della manovra fiscale?

 
(Tiziano Tagliani sul patto di stabilità, minuti 20-21)

 

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