Economia e Lavoro
7 Marzo 2015
Successo delle elezioni rsu nella pubblica amministrazione

Cgil, nessuna crisi della rappresentanza

di Redazione | 3 min

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unnameddi Francesco Altavilla

Manca ancora l’ufficialità dei dati, che si avrà solo nella settimana tra il 16 ed il 23 marzo, ma a quanto pare le elezioni per le Rsu del 3, 4 e 5 marzo consegnano un quadro piuttosto definito in cui a far la parte del leone è la Cgil, che si conferma primo sindacato nella pubblica amministrazione a Ferrara e in Emilia Romagna. Una conferma che risponde nella maniera più decisa a quella che Francesco Barigozzi, responsabile organizzativo della segreteria confederale, definisce “una strategia chiara dei governi degli ultimi anni”, che ha avuto “come obbiettivi lo svilimento del pubblico impiego, l’attacco al welfare pubblico a vantaggio di quello privato, insieme con una riduzione drastica degli spazi di democrazia, messi sotto attacco insieme ai “corpi intermedi” come sindacati e organizzazioni di rappresentanza”.

I responsabili dei settori Funzione Pubblica e Federazione dei lavoratori della conoscenza si sono riuniti per dare conto dell’esito delle consultazioni. “Le elezioni del marzo 2015, che hanno coinvolto Flp e Fp, hanno dato la risposta migliore a questa “campagna culturale contro la dignità del lavoro – come ha voluto definirla Barigozzi – smentendo nei fatti quanti sostenevano un calo della partecipazione a queste elezioni”. Un dato di grande importanza è che alle elezioni del mese di marzo hanno potuto partecipare lavoratori con contratti a tempo indeterminato ma anche quelli che rientravano in altre categorie dell’impiego: a tempo determinato e a progetto, per dare a tutti la possibilità di essere adeguatamente rappresentati.

E infatti proprio il dato sull’affluenza alle urne è di assoluta rilevanza, dal momento che dei circa 8000 aventi diritto al voto, nel solo settore della funzione pubblica, ha votato circa il 75%, vale a dire più o meno 6000 lavoratori, con picchi del 100% come all’Ospedale di Cona.

La Cgil, secondo Cristiano Zagatti, segretario generale della Funzione pubblica, sarebbe stata “ripagata dei grandi sforzi profusi nell’assistere i lavoratori nel difficile momento attraversato dall’economia del paese e del territorio, senza cedere a logiche corporati viste in nome di un mercato del lavoro unito”. I dati non ufficiali riferiti al settore Funzione pubblica, che raggruppa in sé enti locali, sanità e funzioni centrali parlano di consensi che vanno dal 66% degli enti locali, dove si segnala però il bottino pieno registrato nel Comune di Argenta, alla media del 67,91% nella sanità al circa 30% nelle funzioni centrali.

“Replicare il risultato del 2012, alla luce dei tagli operati sul capitale umano, economico e di investimenti produttivi non era una sfida semplice” chiosa Marco Blanzieri, responsabile del settore Sanità per Cgil Fp. Tra il 2013 e il 2014 i finanziamenti alle strutture ospedaliere della provincia si sono ridotti di circa 30 milioni di euro, e la sanità ferrarese si è vista costretta ad una rigida “cura dimagrante”, che secondo Blanzieri ha comportato delle difficoltà non indifferenti nella riorganizzazione dell’organico. “Nonostante tutto questo siamo stati in grado di raccogliere il 68 % dei consensi, raggiungendo il 71% all’Ospedale di Cona”.

Anche tra il “lavoratori della conoscenza”, raggruppante i settori scuola, università e ricerca e Afa, cioè il Conservatorio, l’affluenza non è scesa sotto il 70%, con picchi del 76% nell’Università. Se nella Scuola il 47% delle preferenze ottenuto dalla Cgil non desta particolare preoccupazione, così come il 34% raggiunto al Conservatorio “G.Frescobaldi” di Ferrara, ciò che è stato individuato come “settore critico” è l’Università, dove la Cgil ha riscosso il 37,8% delle preferenze ottenendo 4 “seggi” Rsu su 9. “Un punto di partenza – ha commentato Hania Cattani, segretaria provinciale Cgil Flc – da cui deve partire il nostro lavoro”.

Secondo la dirigenza Cgil, i risultati, per quanto non confermati ma di sicuro non distanti dai dati ufficiali, non fanno quindi percepire quella “crisi della rappresentanza” di cui si è parlato all’indomani delle elezioni regionali, “piuttosto rendono evidente la volontà dei lavoratori di ottenere una “buona rappresentanza” a partire dal posto di lavoro”.

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