Eventi e cultura
22 Novembre 2014
Lo scrittore torinese ha ricevuto il Premio Tasso per l’impresa letteraria

Baricco al Boldini, un regalo alla città

di Elisa Fornasini | 5 min

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Il compleanno è di Feltrinelli ma il regalo è di tutta la città: per il ventennale della storica libreria di via Garibaldi è arrivato a Ferrara Alessandro Baricco e ad accoglierlo è stata una sala Boldini gremita di persone che non si sono lasciate sfuggire l’occasione di incontrare dal vivo uno tra i più noti esponenti della narrativa contemporanea. L’incontro, introdotto dalla direttrice della Feltrinelli Erika Cusinatti e dal direttore artistico dell’iniziativa Matteo Bianchi del Gruppo del Tasso, ha voluto festeggiare un duplice ventennale: non solo quello dell’apertura della libreria nel cuore della città ma anche quello dell’uscita di “Novecento”, il celebre monologo teatrale da cui è stato tratto l’ancor più famoso film “La leggenda del pianista sull’oceano”. Per celebrare questa ‘fatica teatrale’ che ha portato Baricco, già scrittore di “Castelli di rabbia” e “Oceano mare”, a un successo esponenziale, il vicesindaco Massimo Maisto ha consegnato all’autore il Premio Tasso per l’impresa letteraria, istituto per il primo anno dal Gruppo del Tasso con il Comune di Ferrara.

“La vita è strana: si semina e si raccoglie ma non c’è un nesso tra le due cose – esordisce lo scrittore torinese, mandando in tilt il proverbio biblico con l’analisi della sua esperienza lavorativa alquanto singolare. – Novecento l’ho scritto in tre settimane, di cui una in settimana bianca, mentre ho dedicato un anno della mia vita al testo teatrale Davila Roa che si è rivelato un fiasco colossale”. Se da una parte la storia del più grande pianista del mondo, infatti, continua ad affascinare lettori di tutte le età, dall’altra il monologo andato in scena solo al teatro Argentina di Roma non è stato neanche mai pubblicato. Baricco ricorda comunque gli anni ’90 come un periodo altamente proficuo, a partire dall’uscita dei suoi primi quattro romanzi alla conduzione televisiva di tre programmi, e in particolare ricorda con piacere l’esperienza di Totem. “Dopo il successo planetario di Seta ho reagito male – confida lo scrittore – perché invece di godermi la popolarità televisiva e letteraria mi sono buttato, insieme a Gabriele Vacis, nell’impresa di Totem per cercare di nascondermi. Un’esperienza bellissima che potrei anche ripetere in futuro. In quel periodo ho iniziato a scrivere anche City, il mio romanzo preferito e il meno letto, perché si tratta del più complesso e articolato trai miei libri, tanto che le prime venti pagine erano fatte proprio per spazientire il lettore”.

Nonostante il teatro non sia il suo mondo, come ammette lui stesso, Baricco ci riprova con la sua ultima opera “Smith & Wesson” in cui torna idealmente nel mondo in cui era scomparso Novecento, in quell’epoca. “Lo hanno definito un nuovo romanzo in forma di teatro – afferma lo scrittore – ma in realtà è una sceneggiatura teatrale che dovrebbe andare in scena la prossima estate e, il fatto che esca prima il testo che lo spettacolo teatrale, potrebbe essere un segno del momento di malattia vissuto dal teatro italiano. Il testo, ambientato vicino alle cascate del Niagara, narra l’impresa di Tom Smith e Jerry Wesson – racconta l’autore – e già dai loro nomi e cognomi si capisce che sono un unico personaggio perché non esisterebbe l’uno senza l’altro. Nella loro vita spettacolare ma senza scopo irrompe sparata come un proiettile (la metafora delle armi è d’obbligo) la giovane Rachel che li invita a un’impresa rischiosa: buttarsi giù dalle cascate del Niagara dentro una botte di birra (questo spiega la presenza di un barile di legno sul palco, ndr). L’entrata in scena di una ragazza è una situazione già ampliamente usata e ormai assodata – commenta Baricco – ma l’ho voluta prendere in mano per riuscire a darle di nuovo vita. Non si tratta però di una storia d’amore, ma solo di un racconto dell’energia bruciante tipica dei giovani che risveglia l’energia addormentata di Tom e Jerry, di Smith e Wesson”.

L’uscita del nuovo romanzo, scritto in diversi luoghi del pianeta, è prevista per marzo. “Sono un privilegiato -dichiara Baricco – perché ho potuto trarre ispirazione nella terra del realismo magico di Gabriel Garcia Marquez. Il viaggio in Colombia è stato fondamentale per scrivere questo romanzo in un incrocio tra letteratura sudamericana e italiana”. La ‘rockstar’ della letteratura, etichetta affibbiatogli per la sua presenza sul piccolo schermo negli anni in cui non era ancora prassi comune, potrebbe avere altre sorprese per il suo pubblico, riferendo che non sarebbe contrario a trasformare i suoi libri in serie televisive, “anche se non sarei capace di inventarle perché per me una storia deve avere un finale”. Intanto una ‘sorpresa’, con sei anni di ritardo, è arrivata anche in Francia con la pubblicazione de “I barbari” anche se, spiega lo scrittore, “non l’ho aggiornato perché non è invecchiato in nessun modo ma poteva essere arricchito da Twitter ed Amazon”. A proposito dello store online, questo colosso è diventato il tema da affrontare quest’anno alla scuola Holden, i cui studenti dovranno rispondere alla domanda: “Amazon in questa storia è Babbo Natale o lupo mannaro?”. Baricco si risponde: “È il lupo mannaro ma, se tutti i miei studenti stanno dalla sua parte, vuol dire che c’è ancora qualcosa che devo capire”.

Lo scrittore torinese – dopo aver dedicato la serata al suo collega ferrarese Martino Gozzi, scrittore e direttore della Holden, con lui sul palco in veste di moderatore – si accomoda per affrontare la lunga coda di lettori a caccia di autografi. Chissà se si sarebbe aspettato un successo di questo tipo negli anni’80 quando la sua occupazione nel mondo della scrittura era quella di preparare le enciclopedie e di scrivere a mano i nomi sulle buste di partecipazione…

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