Politica
2 Aprile 2014
Il consigliere chiede di valutare un esposto alla Corte dei Conti. E compie un sopralluogo nell'ex caserma

Malaguti: “Perché soldi a Grisù e agli altri no?”

di Marco Zavagli | 3 min

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admin-ajax.phpPerché dare soldi a chi ha ottenuto in prestito un immobile pubblico proprio per ristrutturarlo e perché lasciar decidere a privati chi può usufruire di tante facilitazioni con spese della comunità? È in estrema sintesi quello che chiede a proposito di Spazio Grisù il consigliere Mauro Malaguti di Fratelli d’Italia in una interrogazione a risposta scritta rivolta alla giunta regionale.

Malaguti non comprende “per quale motivo queste [società o associazioni insediate] e non altre, debbano beneficiare di risorse pubbliche destinate alla ristrutturazione di quella che sarebbe tuttora, o in futuro, la loro sede operativa, senza la partecipazione diretta ad un bando che preveda, valuti e verifichi, i requisiti specifici normalmente richiesti per l’accesso a fondi pubblici”.Il consigliere riepiloga i vari

passi dell’inchiesta di Estense.com su Spazio Grisù, a partire dall’ultima ‘liberalità’ della giunta Zappaterra, gli 800mila euro (cofinanziati dalla Provincia di Ferrara e dalla Regione Emilia) stanziati tramite apposita delibera. Quei soldi verranno spesi “per interventi infrastrutturali di agibilità e accessibilità all’edificio di via Poledrelli 21 in cui si è insediata la ‘Factory creativa’ Spazio Grisù”, nonostante “l’amministrazione provinciale – ricorda Malaguti – aveva lanciato l’iniziativa come un esperimento unico nel genere dove l’immobile in disuso sarebbe dovuto essere ristrutturato attraverso finanziamenti privati di giovani imprese”.

Non solo. La stessa delibera provinciale di concessione dell’ex caserma all’associazione Spazio Grisù “specificava non vi sarebbero stati impegni di spesa pubblica e che tutte le spese per la conduzione dell’immobile sarebbero state a carico del comodatario”. Proprio “a tali scopi l’ex caserma – come affermato dalla presidente della Provincia di Ferrara Marcella Zappaterra, ndr – è stata tolta anche dal piano di alienazione della Provincia di Ferrara rinunciando così ai potenziali diversi milioni di euro derivanti dalla vendita”:

Malaguti ricorda poi che “in tali spazi si sarebbero già tenute alcune iniziative pubbliche (il riferimento è a quelle del dicembre 2012 e aprile 2013 alla presenza sempre della Zappaterra e di assessori del Comune di Ferrara – Maisto e Fusari, ndr) mentre l’ultima agibilità dello stabile risale al 2004, quando era ancora in uso ai Vigili del Fuoco”.

L’esponente di FdI afferma inoltre di aver effettuato personalmente un sopralluogo in via Poledrelli, notando come “alcuni ambienti risulterebbero già operativi con persone che vi svolgono attività al loro interno”. “Se tali ambienti – avverte – non fossero conformi alle vigenti normative sulla sicurezza evidentemente, non sarebbero nemmeno coperti da assicurazione, a rischio e pericolo quindi di chi li frequenta e della proprietà stessa”. E sul punto Malaguti fa notare come “diverse delle associazioni elencate non risulterebbe abbiano nemmeno presentato denuncia di inizio attività”.

Dettagli sfuggiti al ministro Franceschini, che “ha recentemente visitato lo stabile elogiando pubblicamente l’iniziativa” e che tra l’altro proprio oggi dovrà rispondere in Senato a una interpellanza dei Cinque Stelle su Grisù.

admin-ajax.phpDa qui le domande alla giunta per sapere se, allo stato attuale, nello stabile di via Poledrelli siano stati effettuati i controlli Ausl, Arpa, vigili del fuoco ecc… previsti per luoghi di lavoro o dove operino associazioni di volontariato” e “quali imprese abbiano presentato denuncia di inizio attività, quali vi operino attualmente e quali autorizzazioni siano state rilasciate dagli uffici competenti al fine di consentirvi l’accesso”.

“A quale titolo poi – prosegue Malaguti – l’associazione no profit Grisù debba usufruire di un tale impiego di risorse pubbliche per uno spazio che altre associazioni con maggiori requisiti di impegno sociale (Onlus) non riescono ad ottenere”.

Alla luce di tutto questo il consigliere si domanda se “non si possa prefigurare la possibilità di un esposto alla Corte dei Conti dato l’ingente impegno di spesa pubblica (finanziamento di 800mila euro oltre al mancato introito della eventuale vendita dell’immobile) rispetto alle garanzie di trasparenza nella scelta dei beneficiari e di legittimità sui requisiti dei beneficiari stessi rispetto ad altre associazioni del settore magari già consolidate sul territorio e iscritte agli appositi albi regionali”.

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