Economia e Lavoro
12 Marzo 2014
Per la Sovrintendenza esigenze di tutela dopo la riqualificazione. Il Comune cerca una mediazione

Piazza pulita, via i commercianti dal listone

di Mauro Alvoni | 5 min

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Mercato Piazza Trento e TriesteLa riqualificazione di piazza Trento Trieste per la Sovrintendenza significa “piazza pulita”, cioè via tutti gli ambulanti e le distese dopo il termine dei lavori, per esigenze di tutela e valorizzazione. Una notizia shock che il Comune ha trasferito agli operatori commerciali dell’area inviando una lettera con la quale, in qualche modo, la pillola viene “indorata”, probabilmente nella convinzione che sia possibile una mediazione tra le drastiche prescrizioni della Sovrintendenza e le esigenze di commercianti e ambulanti. Una lettera che, tuttavia, ha creato un certo allarmismo e notevoli preoccupazioni proprio fra gli esercenti interessati, per i quali la prospettiva di “sloggiare” o, per i bar, di rimuovere le distese, è vista come uno schiaffo al commercio e all’imprenditoria del centro già in notevoli difficoltà.

Una situazione della quale si stanno già interessando la Confesercenti e la sua categoria degli ambulanti, l’Anva, che contano a loro volta di poter mediare con la Sovrintendenza presentando un progetto che tenga conto delle esigenze estetiche del luogo, rinnovato dopo i lavori di riqualificazione, e quindi continuare a utilizzare piazza con ricollocazione di alcune attività nelle immediate vicinanze.

Ma andiamo con ordine. Tutto parte dalla comunicazione della Sovrintendenza dei Beni Culturali al Comune di Ferrara con le nuove prescrizioni che riguardano piazza Trento Trieste o, meglio, quella che sarà la nuova piazza al termine dei lavori. Comunicazione che, come riferisce Luca Callegarini, segretario provinciale Anva Confesercenti, “in alcuni punti pone condizioni a mio parere eccessive, dato che viene precluso l’utilizzo del listone, della loggia e della zona antistante San Crispino e quella attorno al campanile del duomo”. Per non deturpare l’estetica e l’immagine dell’area patrimonio Unesco, inoltre, si parla anche di alcune attività in via Mazzini e in via Cortevecchia che con le loro distese o bancarelle ostruirebbero la visuale della piazza. Il tutto traducibile in un “via gli ambulanti dalla piazza e via dalle strade limitrofe le distese di bar e ristoranti più prossimi all’area”. Ricevute le disposizioni, il Comune non ha potuto far altro che inviare in questi giorni ai commercianti una lettera che reca come oggetto quello di un “procedimento di trasferimento posteggio e rinnovo strutture espositive”, nella quale si comunica che “emerge la necessità di ridefinire la localizzazione e tipologia delle attività presenti nella piazza, sia in quanto il progetto modifica in modo rilevante le superfici delle aree ora destinate a marciapiedi, zone carrabili  e aree di sosta, sia ai fini di un maggior decoro e valorizzazione della piazza”.

Ecco quindi servita ad ambulanti e commercianti una notizia che ha fatto rizzare a molti i capelli. Vale giusto la pena ricordare che per un ambulante spostarsi da una posizione favorevole e centrale significa subire conseguentemente una modifica notevole dei propri introiti e bilanci. Ma al riguardo Confesercenti e Anva, pur manifestando preoccupazione, vogliono essere ottimisti e pensare positivo. Secondo Callegarini, alla fine tutto si tradurrà nel fatto che “alcune attività dovranno o ricollocarsi nelle immediate vicinanze o cambiare “vestito” per uniformarsi alla nuova architettura della piazza”. “Tecnicamente – spiega Callegarini – dovrebbe trattarsi di modifiche estetiche abbastanza modeste, e anche il fatto che qualche attività potrebbe essere ricollocata nelle vicinanze non dovrebbe portare grosse conseguenze”. L’obiettivo di Confesercenti e Anva, infatti, è quello di ottenere un incontro con la Sovrintendenza (già richiesto e in attesa di risposta) per avanzare proposte in merito all’uniformità delle strutture per colori e materiali, presentare poi un progetto e sperare che venga accettato. “Il Comune ci supporterebbe anche con i propri tecnici – spiega il segretario Anva – ma l’incontro con la Sovrintendenza per noi è necessario per capire cosa potrebbe essere accettabile e come muoverci. Abbiamo tempo fino al termine dei lavori, previsto il 20 aprile, ma potrebbe essere lasciato un lasso ulteriore di tempo agli operatori commerciali per adeguarsi”.

Se le intenzioni di Confesercenti e Anva dovessero andare in porto, bisognerà poi comunque capire quale sarà, ad esempio, la reazione degli ambulanti della Festa del Regalo sul listone, che rischiano di dover effettuare modifiche a una struttura che già nel recente passato avevano acquistato proprio per adeguarsi alle esigenze di tutela e valorizzazione della piazza. Senza contare che si porrà un problema di collocazione o di adeguamento anche per il tradizionale mercato del venerdì in centro. Ad ogni modo le attività maggiormente interessate, in piazza Trento Trieste, sono quelle degli ambulanti che normalmente la occupano: le due bancarelle di dolciumi davanti a San Crispino e nei pressi della chiesa di San Romano, oltre a un’altra bancarella all’imbocco di via Cortevecchia, il venditore di caldarroste sul lato della chiesa di San Romano e la bancarella dei souvenir. “Via Mazzini – conferma Callegarini – è interessata da questa situazione per altri motivi. C’è qualche ombrellone nelle distese dei bar che ostruisce la visuale della piazza e anche a questo bisognerà mettere mano. Certo è che procedendo di questo passo, con continue limitazioni alle attività, il rischio è quello di desertificare il centro storico della città”.

L’Anva ha già in programma un incontro con i propri associati durante il quale verrà illustrata la situazione e le possibili soluzioni, recependo le istanze degli operatori. Da parte sua il direttore provinciale Confesercenti, Alessandro Osti, non nasconde la preoccupazione per le attività della piazza, ma si mantiene al momento “possibilista”: “Auspichiamo che ci sia da parte delle istituzioni la volontà di portare tutto nell’alveo dell’equilibrio e confidiamo quindi nel buon senso. Vogliamo essere positivi e ottimisti e restiamo quindi in “dolce attesa” di ciò che alla fine verrà partorito”.

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