Cronaca
6 Giugno 2013
Donatella Zucchi esce dal carcere per entrare nell’ospedale psichiatrico

Quando uccise il marito nel sonno era lucida ma folle

di Marco Zavagli | 2 min

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Quando uccise con un colpo di pistola nel sonno il marito era lucida, ma in preda alla follia. Donatella Zucchi non è imputabile per l’omicidio di Vincenzo Brunaldi, 48 anni, avvenuto nel loro appartamento di via Mafalda Favero lo scorso 24 gennaio (vai all’articolo). Sono le conclusioni cui è giunto il perito nominato dal tribunale, lo psichiatra Andrea Andreasi di Bologna, che aveva depositato lo scorso 23 maggio le proprie conclusioni in merito al profilo psicologico della 44enne.

Al momento del fatto la Zucchi era incapace di intendere e volere a causa di una patologia delirante a carattere persecutoria, una forma patologica di paranoia che la portava a credere che il marito tramasse contro di lei. Un delirio che alimentava se stesso, al punto da farle credere di essere in pericolo. Anche il comportamento successivo al delitto, con il tentativo di far sparire il cadavere e le prove dell’omicidio (la donna comprò mazze, taniche di benzina e un bidone per nascondere il copro dell’uomo), sarebbero legati a questa persecuzione che la inseguiva: in estrema sintesi la donna era lucida, ma agiva per salvare se stessa.

Il decorso psichiatrico dell’indagata viene fatto risalire a quella drammatica sera di oltre vent’anni fa, quando – era il 5 marzo del 1991 e lei aveva appena 21 anni – tornò a casa e vide il cadavere del padre per terra, appena ucciso incidentalmente dalla madre con un colpo di fucile (vai all’articolo).

Allo stesso tempo però la donna è stata ritenuta socialmente pericolosa e si è resa necessaria di conseguenza una misura restrittiva.

A queste conclusioni – illustrate ieri nel corso dell’incidente probatorio tenuto davanti al gip Silvia Marini – si sovrappongono quelle del dottor Renato Ariatti di Bologna, il consulente di parte nominato dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Eugenio Gallerani.

Alla luce di questi sviluppi la procura ha chiesto e ottenuto dal gip al posto della detenzione in carcere il ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario femminile. Da lunedì scorso Donatella Zucchi si trova a Castiglion delle Stiviere, in provincia di Mantova.

Ora, mentre il fascicolo aperto dalla procura farà il suo corso, la situazione psichiatrica della Zucchi verrà vagliata periodicamente. Ragionando per astratto, se nel corso degli anni non scemerà la sua pericolosità sociale, la Zucchi potrebbe non uscire mai dall’ospedale psichiatrico giudiziario.

La perizia non tocca invece la posizione dell’altro imputato, Francesco Pinca, pensionato di 70 anni, il patrigno, accusato di favoreggiamento. Per lui si attendono le richieste del pm titolare del fascicolo, Nicola Proto.

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