Cronaca
25 Gennaio 2013
Nel ’91 il padre di Donatella Zucchi morì per uno sparo alla testa

La maledizione di una famiglia

di Marco Zavagli | 2 min

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Vincenzo Brunaldi e Donatella Zucchi

Vincenzo Brunaldi e Donatella Zucchi

Un dramma che si ripete. Moglie che uccide il marito, a distanza di 21 anni la storia si ripete  in una tragica coincidenza. Quello avvenuto ieri in Via Mafaldo Favero ha un precedente. Un fatto di sangue, giudicato incidentale dalla magistratura di allora, che vide il padre di Donatella Zucchi morire in circostanze tragiche. Anche quella volta per un colpo di sparo, come suo marito. Anche quella volta a sparare, involontariamente, fu la madre.

Era il 5 marzo del 1991 e Nedo Zucchi, agricoltore di 56 anni, padre di Donatella, morì per un colpo di fucile che lo raggiunse tra la fronte e l’orecchio. Quel sabato, attorno all’una di notte, ci fu una colluttazione tra l’uomo e la moglie, Antonietta Crisante, 49 anni, nella loro abitazione di via Martelli, a Ravalle. La donna venne fermata e interrogata dal pm Mistri. La prova del guanto di paraffina dimostrerà infatti che era stato il marito ad impugnare il fucile. E altre prove dimostreranno che la donna agì per legittima difesa. Quell’anno Donatella aveva 22 anni e non si trovava in casa. Saprà solo successivamente che quella notte i genitori litigarono in maniera violenta, tanto che la madre – secondo le cronache di allora – dovette andare in bagno per medicarsi. All’uscita il padre sparò un colpo con un fucile da caccia Beretta calibro 16. Il proiettile si conficcò nella parete a poca distanza dalla donna. La Crisante si gettò allora contro il marito che stava ricaricando l’arma per impedirgli di esplodere un secondo colpo. Nella concitazione partì lo sparo fatale.

Dalle sue parole e dalla ricostruzione che fornì agli inquirenti si chiarì immediatamente che si trattò di una disgrazia, un colpo partito accidentalmente, come verificò la magistratura durante un litigio.

Oggi come allora la storia si ripete. Stessi ruoli, stesso fatto di sangue. Ma le responsabilità, questa volta, sembrano diverse.

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