Cronaca
23 Marzo 2013
Agli studenti estensi disse: "Siate parte della nostra famiglia, la famiglia della Polizia di Stato"

Un po’ di Ferrara nel ricordo di Manganelli

di Redazione | 3 min

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manganelli-420x279Questa mattina alle 11 nella basilica di Santa Maria degli Angeli, in piazza della Repubblica, a Roma, si terranno i funerali del capo della Polizia Antonio Manganelli.

Nato ad Avellino nel 1950, Manganelli era entrato a far parte della polizia giovanissimo, mettendosi in luce negli anni ’80 a Firenze dove ha risolto un difficile caso di sequestro di persona. Qualche anno dopo, nel momento di massima lotta a Cosa Nostra, il commissario stringe rapporti di stima e amicizia anche con i magistrati Falcone e Borsellino, con cui si trova a collaborare in varie inchieste. Nel frattempo Manganelli è stato chiamato alla Criminalpol da Gianni De Gennaro, con cui lavorera insieme anche alla Dia e alla Sco e di cui sarà il vice quando questo, nel 2000, viene nominato capo della polizia. Nel 2007 Prodi lo vuole come successore proprio di De Gennaro, in un ruolo che ricoprirà fino al momento della sua tragica scomparsa.

E durante il suo lungo periodo alla guida della polizia Manganelli ha avuto modo di farsi notare e rispettare anche per i suoi interventi – non frequenti ma sempre incisivi – nella vita pubblica italiana. Come quando durante una lezione universitaria criticò la proposta del governo Berlusconi di limitare l’uso delle intercettazioni telefoniche, ma anche come quando, parlando della situazione del paese, affermò: “L’Italia? Una vergogna. Un indulto quotidiano. Tutti i giorni, quando arrestiamo qualcuno per uno dei reati di cosiddetta criminalità diffusa, scopriamo che quel qualcuno nell’ultimo semestre era stato già arrestato altre tre o quattro volte per lo stesso tipo di reato”.

A Ferrara Manganelli venne nel settembre del 2011 per la Festa nazionale del Corpo (in quell’occasione volle incontrare la fsmiglia Aldrovandi, ai quali successivamente, nel giugno 2012, volle porgere le proprie scuse per la morte di Federico) e si distinse per la volontà di dialogo e confronto che secondo lui doveva esistere tra la gente e la Polizia. “Questi uomini e queste donne – disse a Ferrara  -, che di solito vediamo come i gestori dell’ordine, come sbirri, hanno tante risorse che esprimono nell’impegno ad aiutare gli altri. Ci piace ricordare questo aspetto della Polizia che è un aspetto di prossimità, di vicinanza e di cura, nel giorno in cui ricordiamo il nostro patrono San Michele Arcangelo”.

Nel maggio precedente venne invitato dalla Consulta degli studenti all’incontro “Mafie in pentola”, cortesia che volle ricambiare invitando successivamente a Roma gli studenti. Per la Capitale partirono quattro classi di Ferrara. Tra loro c’era il vice presidente della Consulta Lorenzo Barbieri, che oggi sarà a Roma da privato cittadino per partecipare alle esequie. “In quell’occasione mi colpì una frase in particolare – ricorda Barbieri -; il prefetto ci disse ‘siate parte della nostra famiglia, la famiglia della Polizia di Stato”.

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