Politica
12 Settembre 2012
Accuse dell’ex Ppf Mantovani. E Storari ricostruisce l’affaire Parma

Favia e Tavolazzi, “due serpi in seno”

di Marco Zavagli | 4 min

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Serpi in seno, schizzi di veleno, traditori. Si alimenta anche a livello locale la spaccatura all’interno del Movimento 5 Stelle. Nel caso specifico a stigmatizzare il comportamento dei reprobi Favia e Tavolazzi è Tommaso Mantovani che, abbandonata la diplomazia dei giorni successivi al suo addio a Progetto per Ferrara (vai all’articolo), rincara la dose dopo le critiche al consigliere comunale di essere “ondivago, non trasparente, in contrasto con il Movimento 5 Stelle” (leggi).

Questa volta il j’accuse di Mantovani si allarga a Giovanni Favia, il consigliere regionale Cinque Stelle, ormai arcinoto per il fuori onda contro Casaleggio trasmesso da La 7 (leggi). “Sono convinto che se il M5S non fosse quotato al 15-18% Tavolazzi e Favia se ne sarebbero andati da un pezzo”. Iniziano così le rimostranze dell’ex ppf ‘confidate’ sui commenti di Estense.com: “la questione è tutta qui, secondo me: c’è chi vorrebbe trasformare il Movimento5 Stelle in un partito, con strutture e software portatori di ‘democrazia diretta’ (ma che spesso hanno solo l’aria della moda tecnologica) per poter entrare in Parlamento. E c”è chi un altro partito inevitabilmente simile agli altri, non lo vorrebbe, ma preferirebbe un movimento che spingesse tutti ad occuparsi di politica nel senso del bene comune, non della carriera personale o della squadra di appartenenza”.

Il riferimento è tutt’altro che mediato. “Non mi stupirei che ora Grillo – prosegue Mantovani -, consapevole di essersi allevato due serpi in seno (né Favia né Tavolazzi avrebbero avuto gli stessi voti senza di lui) mandasse tutti a quel paese e mollasse la politica… ma forse è proprio questo che qualcuno spera. E dovrà rendere conto del danno arrecato a tutti gli attivisti e i simpatizzanti del MoV5stelle, non solo ai propri lecchini”.

Poco prima, scontrandosi con i suoi detrattori, il grillino ribadisce che in Ppf, “tranne qualche eccezione, sono rimasti solo quelli che odiano Grillo e postano solo schizzi di veleno. Ma allora perché sforzarsi di dire che si è ancora nel MoV5stelle? Forse perché nei sondaggi è dato al 15%?”. E ancora: “Traditore è chi adesso sputtana Grillo con tutti i link possibili sul googlegroup di Ppf. Me ne sono andato soprattutto per questo”. Infine, sulla democraticità del suo ex capogruppo: “Mi sembra di sognare…. Tavolazzi che critica Grillo per “le modalità decisionali” e per gli utenti “che non vengono mai chiamati a discutere e votare”… Ma guardi prima quello che fa lui, su democrazia e trasparenza, con decisioni prese sì e no in cinque, quando va bene, per tutta la lista. E si faccia una ragione: che gli piaccia o no siamo tutti fuori dal Mov5stelle. È inutile che usi il “noi”, sperando in qualche scissione del movimento. Fa finta di difendere Grillo e poi lo sputtana appena può: ho sentito più cattiverie su grillo da Tavolazzi & co. che in tutto il web. E Ferrara ha perso un’occasione epocale di cambiamento”.

Dopo Mantovani, arriva tramite lettera lo sfogo del secondo ex Ppf, il primo però ad andarsene come rivelò in anteprima Estense.com, l’ex portavoce e cofondatore della lista Angelo Storari (vai all’articolo). Storari smentisce le parole di Favia riportate dal Fatto Quotidiano, al quale assicura di essere estraneo all’affaire Tavolazzi-Parma. Il 23 maggio il grillino si trovava a Comacchio in attesa del comizio di Grillo. “Favia, senza nascondersi, anzi piuttosto erga omnes – ricorda Storari -, dice pubblicamente che in caso di vittoria a Parma di Pizzarotti, Tavolazzi verrà chiamato per fare il dg, vista la difficile situazione del Comune di Parma. Addirittura, assai ben informato, arriva a citare il nome del primo dei non eletti che dovrà nel caso rimpiazzare Tavolazzi nel consiglio comunale di Ferrara” (Mantovani, ndr).

“Tavolazzi ben una settimana dopo, la sera del 30 maggio – ricostruisce l’ex portavoce -, nella consueta riunione settimanale della lista civica, afferma che il giorno prima (mercoledì) ha ricevuto da Pizzarrotti una generica “richiesta di aiuto da parte nostra”. Valentino dirà poi di aver usato termini generici, ma di essersi riferito alla proposta di direttore generale a Parma, motivando il fatto con la presenza di nuovi arrivati. Anche successivamente in un dialogo vis a vis, confermerà tale versione”.

Due versioni abbastanza discordanti, quelle di Tavolazzi e di Favia. “Mi sembra difficile comprendere come entrambi possano dire la verità – pungola Storari -, ma se qualcuno riuscisse a farlo, ne saremmo ben felici. Se il fine reale era di far evolvere e crescere il Movimento, si è sbagliato su tutto il fronte. Tempi, modi, parole, toni, linguaggi”.

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