Cronaca
8 Giugno 2022
Si chiude il processo a carico del direttore generale di Unife accusato di aver diffamato il prof per il suo operato nella Commissione Etica che giudicò il rettore

Caso Zauli. Il dg Galvan chiede scusa al prof Pugiotto

di Daniele Oppo | 3 min

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Da sinistra: Giuseppe Galvan e Andrea Pugiotto

Si conclude con una lettera di scuse, un risarcimento simbolico e la remissione della querela, il processo che vedeva contrapposti il prof Andrea Pugiotto e il direttore generale di Unife Giuseppe Galvan, imputato di diffamazione.

In una relazione al Senato Accademico del 4 settembre 2019, Galvan usò toni e argomentazioni piuttosto pesanti sul lavoro come presidente della Commissione Etica nel ‘caso Zauli’ e sull’integrità morale di Pugiotto, sostenendo che “sono state riscontrate irregolarità e/o violazioni procedurali”, che venne leso il diritto alla difesa dell’ex rettore (che pure pubblicamente affermò che “il procedimento si è regolarmente svolto fino all’epilogo finale”) e che le successive dimissioni di Pugiotto sarebbero state “in contrasto con tutte le basilari norme di etica e deontologia professionale”.

Il professore lo querelò e Galvan venne imputato dalla procura. A processo, davanti al giudice di pace, Pugiotto disse che dal direttore generale aveva ricevuto un “palata di letame” e “una badilata di fango”. Nel corso delle udienze sono emersi molti dettagli della vicenda Zauli, a partire dal motivo delle dimissioni del presidente e di metà della Commissione Etica: “L’Ateneo – spiego il prof – aveva negato l’accesso agli atti (una delle richieste proveniva da questa testata, ndr) e tra i motivi si lasciava trapelare l’idea che la Commissione avesse chiesto segretezza sul suo operato. È falso: era favorevole a secretare i verbali e le perizie, mentre aveva chiesto a più riprese di rendere nota l’intera delibera. L’Ateneo espose la Commissione a dubbi e sospetti malevoli e retrospettivi”.

Ancora, Pugiotto spiegò dalle perizie richieste per valutare in maniera obiettiva i lavori di Zauli e le sue eventuali responsabilità “emersero anomalie legate a parte delle dieci pubblicazioni attenzionate. In particolare in sette pubblicazioni riguardanti esperimenti di citofluorimetria, il perito ha rilevato in una di esse un possibile errore materiale e in sei un copia/incolla di una medesima immagine a illustrare esperimenti diversi oggetto di pubblicazioni differenti, qualificandole come manipolazioni”.

In ogni caso la Commissione non rilevò dolo o colpa grave in capo all’allora rettore. Nonostante ciò i vertici di Unife fecero di tutto per annullare l’intera procedura, riuscendoci, facendo prendere al Senato Accademico una decisione a scatola chiusa, senza che avesse mai visto un singolo atto, né audito Pugiotto, basandosi proprio sulla relazione di Galvan, quella oggi ‘ritrattata’ quantomeno nei toni e nelle accuse mosse.

Galvan ha corrisposto un risarcimento simbolico di un euro al professor Pugiotto e, soprattutto, ha presentato una formale lettera di scuse per i toni utilizzati e le contestazioni mosse. In quella lettera, di cui è stata data lettura anche nel corso della seduta plenaria del Senato Accademico del 31 maggio, Galvan riconosce la buona fede dell’operato della Commissione stessa, chiarendo di aver agito anch’egli in buona fede.

La conciliazione e l’esito del procedimento penale – che con la remissione della querela si concluderà con una pronuncia di non luogo a procedere – sono stati comunicati dai legali delle parti, gli avvocati Luca Morassutto per Pugiotto, e Andrea Marzola per Galvan.

La vicenda dunque si chiude qui, con una soluzione che eviterà, peraltro, all’attuale rettrice, Laura Ramaciotti, di sedere al banco dei testimoni, come era previsto, in un procedimento che ha già ampiamente esposto i veleni presenti all’interno di Unife.

“Davanti al Senato Accademico, tre anni fa, la mia reputazione era stata sfregiata – afferma Pugiotto, sentito da Estense.com -. Ora, davanti al medesimo organo ho ricevuto dal direttore generale di Unife scuse formali e complete che giudico riparative. Si chiude così una vicenda che, per me, è stata sgradevole e complessivamente deludente per quanto ha rivelato. Ringrazio i pochi colleghi che mi hanno fatto sentire meno isolato – conclude Pugiotto – e soprattutto il mio legale, Luca Morassutto, che è stato impareggiabile per professionalità e competenza”.

La conciliazione raggiunta è letta come “un epilogo civile” dall’avvocato Marzola.

 

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