Economia e Lavoro
7 Giugno 2022
Le assenze superano le 150 unità e aumentano sia i doppi turni che le prestazioni aggiuntive. I sindacati: "Si lavora ai minimi di servizio e non possiamo nemmeno proclamare lo sciopero"

All’ospedale di Cona manca il personale sanitario. Cgil, Cisl e Uil proclamano lo stato di agitazione

di Davide Soattin | 3 min

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Ferrara si dota del "Sistema Agricoltura Ferrara". Bandi e assicurazioni, utilizzo di fitofarmaci, lavoro agricolo e contrasto al caporalato. Questi sono solo alcuni dei temi presenti nel documento strategico sull'agricoltura, redatto per la prima volta dal Comune di Ferrara in sinergia con tutte le associazioni di categoria e le grandi aziende agricole del territorio

Un “qualcosa di mai visto e che mai si è verificato per la provincia di Ferrara, per il nostro sistema sanitario territoriale e per la nostra azienda ospedaliera“. Così Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl sui problemi legati alla grave carenza di organico all’ospedale di Cona che si stanno abbattendo sul personale sanitario, ora in stato di agitazione.

Nello specifico, dalla ricognizione effettuata nei reparti del Sant’Anna, ai sindacalisti risultano mancare all’appello oltre 150 unità, suddivise tra 81 infermieri, 10 fisioterapisti, 40 Oss, 8 tecnici di laboratorio e 14 ostetriche, a cui si aggiungono anche medici e personale amministrativo, con il risultato che “livello, quantità e qualità” dei servizi forniti “rischiano di non essere adeguati“.

Questo perchè “aumentano sia i doppi turni che le prestazioni aggiuntive” per cercare di colmare le mancanze a livello di personale, spiega Natale Vitali, segretario generale Fp-Cgil, portando come esempio quello dei reparti di oncoematologia e dialisi in cui, rispettivamente in poco meno di un mese e in venti giorni, sono state fatte 26 segnalazioni di turni scoperti e 12 ordini di servizio.

“Le persone – sottolinea – hanno bisogno di tre cose: di stipendi adeguati, di una struttura adeguata e di poter lavorare bene. Oggi però siamo in una condizione drammatica. Ci siamo rivolti al prefetto, ma il tentativo di conciliazione è fallito perché, in una situazione di emergenza tale, siamo stati convocati dopo quasi un mese da quando avevamo inoltrato la nostra richiesta, e ci è sembrata una presa in giro per i lavoratori“.

A puntare il dito contro l’AouFe è anche Kevin Ponzuoli, segretario provinciale della Cisl-Fp: “La media delle prestazioni aggiuntive è triplicata rispetto a quelle preventivate. Siamo passati da mille a circa 3mila ore. Il vero problema è che manca una programmazione a medio-breve termine sui fabbisogni assunzionali. In più, un altro indicatore che ci dice come l’azienda stia lavorando per un orizzonte estremamente limitato sta nelle assunzioni a tempo determinato, che vengono fatte da qui a 3-4 mesi, con il risultato che la gente non le accetta perchè non si dà continuità. Infine, è inammissibile che i rinnovi contrattuali vengano presentati un giorno per l’altro”.

I disagi – illustrano Cgil, Cisl e Uil –  finiscono per riversarsi anche sul servizio di emergenza urgenza con tempi di attesa al pronto soccorso che superano le 72 ore e pazienti che rimangono dentro le ambulanze per mancanza di barelle, ma anche sull’incolumità fisica degli stessi operatori sanitari, spesso oggetto di aggressioni verbali e fisiche da parte di pazienti esausti.

“Non si può – aggiunge Leonardo Uba, segretario generale Uil Fpl Ferrara – andare avanti con prestazioni aggiuntive programmate di mese in mese. Vengono utilizzate misure emergenziali come se fossero ordinarie e c’è chiaramente un piano dietro. C’è la volontà di coprirsi gli occhi davanti ai numeri che abbiamo presentato. In questo modo, la sanità non dà i servizi che sono necessari al cittadino e il risultato è un quadro che ci rende abbastanza esausti di una situazione che è trasversale, di tutti”.

Attualmente, proprio perchè si lavora ai minimi di servizio, i sindacati non possono avviare nessuna iniziativa di sciopero, né tantomeno possono proporre il blocco delle prestazioni aggiuntive, ma “la nostra azione non finirà qua” rassicura Uba. “Vorremmo continuare con presidi e con attività prossimamente che ci permettano di sbugiardare l’atteggiamento aziendale e attirino l’attenzione della politica regionale, dopo che a livello locale c’è stata molta incapacità da parte sindaci di governare la situazione, come già abbiamo visto nelle Ctss, dove ognuno cercava di portare acqua al suo mulino”.

 

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