Attualità
18 Gennaio 2022
Una ricerca coordinata dall'Ateneo estense ha individuato due composti promettenti per le future cure

Studio Unife: due molecole per evitare la ‘tempesta infiammatoria’ indotta da Covid-19

Alessai Finotti e Roberto Gambari
di Redazione | 3 min

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Due molecole potenzialmente in grado di evitare la ‘tempesta infiammatoria’ provocata dal Covid-19, che spesso conduce agli esiti più gravi del contagio da Sars-CoV-2. A individuarle è uno studio realizzato dai ricercatori dell’Università di Ferrara e da quelli dell’Università di Parma.

Indurre il sistema immunitario a tradire il paziente, reagendo contro i suoi organi piuttosto che contro il virus, è uno dei meccanismi con cui il Covid-19 evolve in malattia grave, a volte mortale. La ricerca scientifica sta quindi cercando nuove strategie farmacologiche per frenare questo fenomeno, e rendere il Covid-19 una malattia curabile. Lo studio appena concluso dell’Università di Ferrara, condotto in collaborazione con l’Università di Parma, ha individuato alcune molecole di grande interesse a questo scopo.

“In questo progetto abbiamo analizzato un grande numero di molecole candidate a inibire la cosiddetta tempesta citochinica, ovvero l’esagerato rilascio di fattori infiammatori da parte delle cellule dopo l’infezione dal virus Sars-CoV-2”, spiega Alessia Finotti, ricercatrice del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie di Unife e coordinatrice del progetto.

I risultati in due articoli scientifici recentemente pubblicati dal team sulle riviste Phytomedicine e International Immunopharmacology, di cui parla la prima autrice Jessica Gasparello del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie di Unife: “Abbiamo identificato in particolare due molecole che potenzialmente sono di grande interesse. La prima è il sulforafano, un composto che in natura si trova in diverse specie vegetali, come nelle piante appartenenti alla famiglia delle crucifere, ad esempio broccoli, cavoli e cavolini di Bruxelles. La seconda è un oligonucleotide che mima l’attività di un microRNA, piccola sequenza di materiale genetico presente nelle cellule, che il nostro gruppo aveva già da alcuni anni dimostrato essere coinvolto nella regolazione coinvolti nella tempesta citochinica scatenata in seguito ad infezione da Sars-CoV-2”.

“I prossimi sviluppi – continua Gasparello – saranno focalizzati a verificare, attraverso l’attivazione di opportune sinergie con altri gruppi di ricerca, l’attività di queste biomolecole su cellule infettate da Sars-CoV-2. Non escludiamo infatti che le molecole identificate possano anche interferire con il ciclo vitale del virus”.

Il professor Roberto Gambari, che ha partecipato al progetto in qualità di eminente studioso dell’Università di Ferrara, sottolinea che “un punto di forza del progetto è stato sicuramente la pluriennale collaborazione con l’Ateneo di Parma per lo sviluppo di strategie di possibile applicazione terapeutica basate su acidi peptido-nucleici (PNA) antisenso e analoghi di RNA in grado di mimare l’attività di alcuni microRNA; in questa parte del progetto abbiamo tentato di colpire direttamente le sequenze di Sars-CoV-2 allo scopo di interferire con il suo ciclo vitale”.

“L’attività di acidi peptido-nucleici (PNA) antisenso è molto interessante perché questa strategia permetterebbe di intervenire anche sulle varianti, perché facilmente adattabile alle diverse sequenze del virus” precisa il Professor Roberto Corradini, direttore del Dipartimento di Chimica, Scienze della Vita e Sostenibilità Ambientale dell’Università di Parma e uno dei maggiori esperti a livello internazionale della sintesi di PNA e molecole analoghe. “Abbiamo già sintetizzato e testato – continua Corradini – con risultati promettenti PNA in grado di colpire le sequenze del virus in modo selettivo”.

Il progetto è stato finanziato dal Mur all’interno del “Fondo Integrativo Speciale per la Ricerca (Fisr: Sars-CoV-2/Covid-19). I gruppi di ricerca coordinati da Alessia Finotti e Roberto Corradini sono anche titolari di contributi da parte del Consorzio Interuniversitario per le Biotecnologie nell’ambito del progetto “L’innovazione delle Biotecnologie nell’era della Pandemia Covid-19” finanziato dal Mur.

L’Università di Ferrara è coordinatore dello studio cui ha collaborato l’Università di Parma sotto la guida del professor Roberto Corradini. Il gruppo di Ferrara formalmente inserito nel progetto comprende numerosi ricercatori, tra cui, oltre ai già citati Alessia Finotti, Roberto Gambari e Jessica Gasparello, Chiara Papi, Matteo Zurlo, Elisabetta d’Aversa, Ilaria Lampronti e Monica Borgatti. Il gruppo di Parma comprende Roberto Corradini, Sabrina Capodaglio, Matteo Ferrarini, Stefano Volpi, Alessandro Casnati e Francesco Sansone.

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