Cento
14 Maggio 2025
La preside raccoglie la versione della professoressa sotto accusa: nessun telefono requisito per motivi politici, ma comportamenti gravi degli studenti portano a una nota collettiva. Convocato un Consiglio straordinario

Cento, caos in aula al “Bassi Burgatti”: frasi shock ma nessun sequestro di cellulare

di Redazione | 3 min

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Cento. La vicenda scoppiata all’Istituto superiore Isit “Bassi Burgatti” di Cento, denunciata nei giorni scorsi dal senatore ferrarese di Fratelli d’Italia Alberto Balboni, assume contorni diversi dopo gli approfondimenti condotti dalla dirigente scolastica Annamaria Barone Freddo.

Secondo quanto ricostruito dall’istituto, infatti, nella classe oggetto dell’episodio la situazione sarebbe degenerata durante la lezione, al punto da richiedere un intervento disciplinare collettivo. La professoressa, arrivata da poco per una supplenza, ha segnalato comportamenti gravemente inappropriati da parte degli studenti: urla, mimica di gesti e lamenti sessuali, fino a frasi inneggianti a Hitler, al Duce e persino un agghiacciante “Riapriamo i forni crematori”. È stato necessario l’intervento di un altro docente per riportare l’ordine in aula.

A seguito dell’accaduto, la supplente ha assegnato una nota disciplinare individuale all’intera classe, provvedimento che è stato successivamente approvato dalla dirigenza scolastica.

Parallelamente, la preside ha chiesto alla docente una relazione scritta sull’episodio, in cui viene smentita la versione inizialmente circolata secondo cui un cellulare sarebbe stato requisito a uno studente per via di uno stemma politico raffigurante Azione Studentesca. Nella relazione, la professoressa riferisce che lo studente in questione aveva con sé il telefono – che secondo il regolamento scolastico viene depositato all’ingresso in un apposito cestino – e che, notando il simbolo sul dispositivo, gli avrebbe semplicemente chiesto se conoscesse il significato dell’immagine. Non vi sarebbe stato dunque alcun sequestro né alcuna azione punitiva in merito.

Per fare piena luce sull’accaduto, l’istituto ha convocato un Consiglio straordinario per venerdì, al quale prenderanno parte la docente, i genitori e gli studenti coinvolti. L’obiettivo è raccogliere tutte le versioni e giungere a una valutazione condivisa dei fatti.

Nel frattempo, secondo quanto trapela da ambienti scolastici, alcuni genitori avrebbero già chiesto che vengano presi provvedimenti nei confronti degli studenti protagonisti dei comportamenti ritenuti inaccettabili.

La vicenda, nata con una denuncia legata alla libertà di espressione politica, sembra dunque ruotare attorno a una questione ben più ampia e seria: quella del rispetto delle regole e della convivenza civile all’interno delle aule scolastiche.

Sulla vicenda si è espresso anche il sindaco di Cento Edoardo Accorsi: “L’istruttoria avviata dalla Dirigente Scolastica, come dichiarato da lei stessa, ricostruisce una situazione ben diversa che ha visto un insegnante supplente entrare in una classe dove alcuni studenti stavano apertamente inneggiando a Hitler, al Duce e alla riapertura dei forni crematori. La docente è stata costretta ad applicare una nota mentre il cellulare, come da regolamente della scuola, è stato consegnato da prassi al docente all’inizio dell’ora e restituito al termine. Una situazione ben diversa da quella riportata dal Senatore”. Il primo cittadino esprime pieno sostegno e appoggio al corpo docenti e ritiene “grave e inaccettabile che un Senatore della Repubblica, senza prima sincerarsi realmente dell’accaduto, o verrebbe da pensare travisando deliberatamente i fatti, attacchi apertamente un’insegnante per aver preso provvedimenti disciplinari verso chi inneggia Hitler e i forni crematori. Strumentalizzare politicamente questo accaduto lo trovo di pessimo gusto e un’assoluta mancanza di fiducia e di rispetto nei confronti delle istituzioni scolastiche e degli studenti stessi. Tra l’altro sbattendo un minorenne e un insegnante alla ribalta della cronaca nazionale, senza alcuna premura”.

“Il Senatore – conclude Accorsi – sa che sono il primo a difendere la libertà d’espressione, sempre. Ma qui siamo di fronte a qualcosa di ben più grave. Ai ragazzi dico: la scuola è e deve essere casa di democrazia e libertà d’espressione anche politica. Disponibile come già facciamo a promuovere momenti di confronto e dibattito sui temi del nazi-fascismo e in generale su quanto accaduto in quegli anni. Ma non mettiamo in discussione i principi di rispetto e democrazia sanciti dalla nostra carta costituzionale”.

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