Economia e Lavoro
4 Gennaio 2022
Anche meteo e social per l’industria di servizio del futuro

Big data e macchine da gelato in un progetto Unife con Carpigiani

di Redazione | 3 min

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Il professor Mauro Tortonesi

Big data, industria 4.0, servitizzazione: sono alcuni dei termini della nuova economia di servizio. Una loro applicazione al mercato delle macchine per il gelato viene da Sbdioi4.0 Servizi Big Data In e Out, progetto di ricerca industriale finanziato da Por Fesr Emilia-Romagna 2014-2020 e dal Fondo per lo sviluppo e la coesione, cui Unife ha preso parte con il laboratorio MechLav.

Conclusosi a dicembre, il progetto ha sviluppato una piattaforma che consente alle aziende di realizzare servizi Big Data innovativi sia a supporto del processo di produzione (servizi all’interno della fabbrica, “In”) che dell’assistenza post-vendita (servizi fuori dalla fabbrica, “Out”), favorendo l’adozione di nuovi modelli di business basati sulla servitizzazione.

“La servitizzazione – spiega il professor Mauro Tortonesi, coordinatore scientifico per il laboratorio MechLav – è quel processo attraverso il quale un’azienda passa dalla vendita di un prodotto alla vendita di un servizio, trasformando i propri clienti da proprietari di un bene a utilizzatori di un servizio. In questo senso il progetto Sbdioi4.0, applicato al caso di studio Carpigiani, leader mondiale nel mercato delle macchine per il gelato, ha consentito all’azienda l’apertura di nuovi scenari di business, passando dalla tradizionale vendita della macchina da gelato, alla vendita del servizio di utilizzo e di assistenza della macchina stessa”.

Questo passaggio è stato possibile grazie all’infrastruttura per la gestione di Big Data realizzata dai ricercatori del laboratorio MechLav. Le macchine da gelato Carpigiani sono a tutti gli effetti “Smart Product”, ovvero macchine intelligenti capaci di produrre una grande mole di dati relativi al loro funzionamento (temperatura, pressione, etc.). L’analisi in tempo reale di questi dati da parte dei tecnici dell’azienda consente di pianificare al meglio le attività di manutenzione delle macchine, e quindi intervenire tempestivamente, fino al caso di riuscire a prevenire i guasti dovuti all’usura.

“Ma il progetto Sbdioi4.0 è andato oltre – sottolinea Tortonesi – infatti, in aggiunta ai dati di manutenzione, ha costruito l’architettura per la raccolta, l’analisi e la gestione dei dati di contesto, come dati di servizi meteo e dati provenienti dai social. Il gelato, infatti, è un prodotto consumato tendenzialmente in periodi caldi: conoscere in anticipo la situazione meteorologica o la presenza di particolari eventi e festival sul territorio, identificati attraverso i dati forniti dai social, permette di pianificare al meglio sia la gestione del magazzino di ingredienti per il gelato, sia i turni del personale, e consente quindi ai gelatieri di rispondere adeguatamente alle richieste dei clienti.

Lo sviluppo dell’infrastruttura per i cosiddetti “servizi Out” di cui si è occupato il Laboratorio MechLav, ovvero quei servizi basati sulla raccolta di dati che non provengono dalla fabbrica ma dall’esterno (le macchine per gelato Carpigiani sono installate presso clienti con sedi in tutto il mondo, i dati meteo e social provengono da fonti esterne al sito di produzione), è avvenuto mediante l’utilizzo di software open source leader di mercato. Gli strumenti open source utilizzati nel progetto Sbdioi4.0 per il trasferimento, lo stoccaggio e il processamento di ingenti moli di dati sono sviluppati da grandi compagnie It (Google, Microsoft, Uber, ecc.) che li testano e li utilizzano a loro volta per analizzare i Big Data prodotti dai propri servizi. Questo rende i software super testati e, di conseguenza, particolarmente idonei per essere replicati e adattati ad altri progetti Big Data, inclusi quelli che si stanno sviluppando nell’ambito Industria 4.0.

Il progetto ha visto la partecipazione di cinque laboratori di ricerca industriale della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna, che appartengono a tre Atenei e un Centro di Ricerca, e di sette importanti imprese. Si tratta dei laboratori Ciri Ict e Ciri Mam dell’Università di Bologna, di MechLav dell’Università degli Studi di Ferrara, di Airi dell’Università di Modena e Reggio Emilia e del Consorzio T3Lab.

Le realtà coinvolte nel progetto sono Carpigiani, Cineca, Gea Procomac, Imola Informatica, Injenia, ItalianaSoftware e Sacmi.

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