Terre del Reno
2 Dicembre 2021
Il Comune dell'Alto Ferrarese ha ottenuto il primato del maggior aumento di raccolta differenziata in un anno (23,2%) della regione

“Comuni Ricicloni”: Ferrara terza fra i capoluoghi, ma Legambiente premia Terre del Reno

di Redazione | 4 min

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Fra i Comuni capoluogo dell’Emilia-Romagna Ferrara, pur avendo il primato della maggior percentuale di raccolta differenziata (83,2%), risulta essere solo al terzo posto dei “Comuni Ricloni” secondo il dossier annuale di Legambiente. Questo perché la classifica tiene conto del residuo secco avviato a smaltimento e non della percentuale di raccolta differenziata che comunque viene inserita come raffronto tra i diversi comuni. In questo modo troviamo al primo posto Forlì che ha una percentuale di raccolta differenziata del 79,4% con solo 87,3 kg per abitante avviati a smaltimento, al secondo posto Parma (81,2% e 97,8 kg/abitante) e quindi Ferrara (83,2% e 98,2 kg/abitante).

E’ una classifica che per Legambiente non prevede alcun tipo di premio, ma ha l’obiettivo di fornire un quadro generale sulla gestione dei rifiuti nei grandi centri urbani della nostra regione. Un focus particolarmente importante visto il “peso” dei Comuni capoluogo rispetto ai risultati complessivi del territorio.

Ad essere stato premiato è invece il Comune di Terre del Reno, che risulta essere quello con il maggior aumento di raccolta differenziata in un anno (23,2%) della regione.

Sulla gestione dei rifiuti urbani, in generale, si registrano ancora notevoli differenze fra le Amministrazioni comunali della regione, che si divide tra territori eccelsi e promotori di ottime pratiche di prevenzione e comuni con performance rimaste agli obiettivi di dieci anni fa. È questo il quadro emerso durante l’Ecoforum Emilia-Romagna 2021, che si è concluso con la contestuale premiazione “Comuni Ricicloni” (dossier disponibile a questo link), un riconoscimento ai migliori risultati delle amministrazioni comunali in tema di gestione dei rifiuti nel corso del 2020.

Una quattordicesima edizione in cui ci si è soffermati più che sulle notizie positive dell’anno precedente, che di certo non sono mancate, sulla strada ancora da percorrere per tante amministrazioni regionali. Soprattutto alla luce del fatto che con il 2021 sono scaduti sia i termini di validità del precedente Piano Regionale Rifiuti, sia l’orizzonte temporale fissato dalla legge regionale 16/2015 sull’economia circolare per adeguare le modalità di raccolta e tariffazione puntuale dei comuni, che prevede l’obiettivo di rimanere sotto i 150 kg/abitante/anno di rifiuti mandati a smaltimento ed il 73% di raccolta differenziata.

Infatti, se è vero che nel 2020 ben 56 comuni hanno smaltito meno di 100 kg/abitante (nel 2013 solo 2 comuni riuscivano a stare sotto i 100 kg) e 7 comuni si sono fermati addirittura sotto i 50 kg/abitante, sono ancora 71 quelli che hanno smaltito più di 300 kg/abitante. Pur registrando miglioramenti continui sono ancora tante le amministrazioni poco virtuose.

È il caso dell’intera provincia di Ravenna, dove non si raggiunge nemmeno l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata fissato in Italia per il 2012, si smaltisce il doppio di quanto prevede il Piano regionale, e nessun comune ha applicato la tariffa puntuale.

Risultati scarsi e forti ritardi anche per la città di Bologna, con 253,4 kg/abitante di rifiuti smaltiti e il 51,4% di raccolta differenziata. Pessimi risultati anche a Piacenza, dove l’intera provincia non raggiunge gli obiettivi di legge.

Dando uno sguardo alle zone virtuose ritroviamo l’intera provincia di Parma e Ferrara, seguite da Reggio Emilia; sul podio delle performance migliori dei capoluoghi troviamo, come già detto, Forlì, Parma e Ferrara, mentre i singoli comuni che svettano nelle classifiche si trovano nella Bassa Modenese e nell’area del Forlivese. È importante evidenziare che non può essere un caso il fatto che i comuni che mostrano i risultati migliori adottino il sistema di raccolta porta a porta e la tariffazione puntuale, che come sappiamo rappresentano strumenti che contribuiscono a indurre il cittadino ad una gestione più responsabile dei rifiuti domestici e a una raccolta differenziata più attenta ed efficace.

In sostanza anche nel 2020 è comunque proseguito il trend positivo del calo dei quantitativi di rifiuto avviato a smaltimento: 225.000 t in meno rispetto al 2017 e ben 150.000 t rispetto al 2016. In un decennio i rifiuti urbani smaltiti annualmente in regione si sono ridotti di 670.000 t. Per questo motivo risulta legittimo aspettarsi una contestuale riduzione degli impianti per mostrare coerenza ai cittadini e alle amministrazioni che si sono mostrati più virtuose. In contemporanea è necessario stimolare maggiori politiche di riciclo e prevenzione anche per i rifiuti speciali, quelli del mondo produttivo.

«Alla luce dei dati emersi – sottolinea Legambiente – crediamo sia necessario stringere le maglie sia sui rifiuti urbani che speciali e pretendere dai gestori un maggiore lavoro sull’effettivo recupero di materia dalle raccolte differenziate. Occorre una leva tariffaria sugli smaltimenti speciali e urbani che sfavoriscano le amministrazioni in ritardo e strumenti che penalizzino o vietino i rifiuti speciali che arrivano da bacini troppo distanti. Gli inceneritori inoltre dovrebbero gestire solo i rifiuti per i quali non è possibile prevedere il recupero e il riciclo».

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