Attualità
29 Ottobre 2021
L’assessore Alessandro Balboni: “Verranno coinvolti anche i residenti. Investimenti a costo zero per il Comune di Ferrara”

Ex Caserma e Cavallerizza: 100 milioni di euro per rivoluzionare un quartiere

di Marco Zavagli | 4 min

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Era il 29 ottobre del 1992 quando iniziò il declino del compendio militare composto dalla Caserma Pozzuolo del Friuli e dalla Cavallerizza di via Scandiana.

In quella data il reparto stanziato a Ferrara (il 4° gruppo del 121° reggimento d’artiglieria contraerea) viene soppresso nel contesto della ristrutturazione delle forze armate e inizia la dismissione delle strutture che culmina nel 1997, quando l’ultimo presidio militare lascia la caserma che rimane così completamente abbandonata fino ad oggi.

Da allora sono seguiti anni di abbandono, che hanno portato a creare un “buco nero” di degrado, per usare le parole del ministro Franceschini intervenuto di recente all’apertura dell’ala trecentesca della delizia, attorno a uno dei gioielli dell’arte degli Estensi, Palazzo Schifanoia.

Un buco nero oggi mitigato solo alla vista dall’edera che ha conquistato i muri delle facciate liberty, donando un senso di compiaciuta decadenza a quello che resta dell’architettura degli anni Venti. Una architettura che stravolse allora gli spazi verdi e gli orti dei chiostri del duecentesco convento agostiniano di San Vito, presidio militare già in età napoleonica.

Ma in un futuro non troppo remoto da quelle finestre dove si affacciavano i militari di leva, potrebbero tornare volti altrettanto giovani. Quelli degli studenti universitari.

L’idea dell’assessore Alessandro Balboni è infatti quella di creare, attraverso una complessa ristrutturazione dei tre edifici della caserma e della ex cavallerizza, un campus universitario. Un progetto che riprende una proposta lanciata già nel 2018 dall’allora consigliera comunale del M5S Ilaria Morghen, ma con notevoli dettagli ulteriori.

La superficie da recuperare consente voli pindarici: 30.325 mq che oggi stanno per passare di proprietà al consorzio ravennate di imprese artigiane ArCo Lavori, che lo scorso agosto ha firmato il preliminare con la società di gestione del risparmio di Cassa Depositi e Prestiti (proprietaria dell’area, prima del Demanio, dal dicembre 2013).

“Il consorzio – spiega Balboni – ha formalizzato l’interesse a questo investimento da 7 milioni di euro per la realizzazione di un progetto di rigenerazione urbana firmato dalla società di architettura e ingegneria di livello internazionale Oneworks”.

Una parte del compendio ha vincoli storici e, assicura l’assessore, “dovrà subire un intervento molto delicato”. Diverso il ragionamento per quanto riguarda i magazzini che si affacciano su via Scandiana, costruiti nella seconda metà del Novecento. “L’idea è farne un campus universitario con annesso uno studentato capace di accogliere alcune centinaia di studenti”.

L’assessore con delega ai rapporti con l’università si è già confrontato con Unife, “per capire le esigenze dell’ateneo, che è una realtà in espansione dal punto di vista delle matricole e quindi ha la necessità di infrastrutture per la didattica. Allo stesso modo la città ha bisogno di strutture per ospitare gli studenti”.

Ecco allora la possibilità che guarda ai grandi college d’oltreoceano: “costruire uno spazio per aule studio, per lezioni frontali, pensando magari a moduli convertibili a seconda delle esigenze. Il Covid, da questo punto di vista, ha insegnato molto”.

Il tutto con un occhio al verde già presente sia nel cortile interno che nella parte che si affaccia su via Cistena del Follo. “Sarebbe bello recuperare quello che una volta era il grande giardino che contornava Schifanoia. Alcuni muri che si affacciano su via Scandiana, compresi quelli che soffocano l’edificio museo e un tempo adibiti a magazzini, non hanno alcun pregio storico e potrebbero lasciare spazio a una grande piazza arieggiata, con una permeabilità tra il giardino della delizia estense e quello del campus universitario. Con un’ottica pensata per un grande polo didattico ideale per le scienze umanistiche, si creerebbe uno spazio aperto che colleghi le due parti del compendio. Da una parte servizi e dall’altra dormitori, aule studio e didattica”.

Ma dell’intervento non beneficerebbe solo l’università. “Ho lanciato questa idea del campus – riprende Balboni – anche per rispondere alle esigenze abitative dei futuri studenti, ma anche per il quartiere, ormai desertificato e privato di esercizi commerciali”. Un quartiere dormitorio dove potrebbero sorgere “servizi, ristoranti, bar, copisteria, parcheggi scambiatori a una distanza ragionevole, alleggerendo al contempo la pressione sul centro storico, su piazza Ariostea, piazza Verdi e piazza Duomo”.

E proprio sul rapporto futuro ed eventuale con il quartiere sposta l’attenzione l’assessore: “sarebbe molto utile pensare a un processo partecipativo per coinvolgere i residenti, comunicare le tempistiche, l’avanzamento dei lavori e spiegare come l’area cambierà volto. I loro immobili avranno un aumento di valore, ci sarà la possibilità di affittare a studenti. E parliamo di un afflusso giornaliero di 3 o 4mila persone”.

Ma quanto può costare rivoluzionare un intero quartiere del centro storico di Ferrara? “Se consideriamo che si era parlato di 30 milioni per il solo intervento relativo alla nuova struttura da dedicare alla didattica, dobbiamo pensare ai costi per lo studentato e i servizi, oltre alle eventuali infrastrutture. A questo punto il progetto nella sua interezza potrebbe arrivare a sfiorare i 100 milioni. il tutto a costo zero per il Comune”.

Quanto alle tempistiche? “Il corpus urbanistico e la sua realizzazione saranno molto complessi. Potrebbe essere un regalo che lasceremo alla prossima amministrazione. Anche se noi saremo felici se potessimo inaugurare i lavori prima del 2024”.

Potrebbe essere di buon auspicio la scritta“Fide itur ad astra” che una volta campeggiava nell’androne dell’ex caserma. Era il motto del reggimento: “con la fede si arriva alle stelle”.

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