Du iu śpich frares?
21 Settembre 2021

“Sa dìt popà?”

di Maurizio Musacchi | 3 min

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“Sa dìt popà?” Una delicata, struggente, poesia storico familiare: parla di guerra, ricordi d’infanzia e padre, scritta tanti anni fa da Graziella Rossi, ma molto attuale, per certi aspetti.

Con questa bellissima poesia riprendo il filo del dialetto ferrarese interrotto con una parentesi, dedicata ad un mio racconto, che concerneva l’Afghanistan.

Graziella Rossi È nata a Ferrara nel 1940. Si è avvicinata al dialetto nel 1997 allorquando venne bandito il 1° concorso «Mario Roffi» di cui vinse la terza edizione nel 1999. Ha collezionato parecchi piazzamenti anche fuori provincia. Essa predilige, per la propria poesia, gli affetti famigliari, gli anziani, la solidarietà e la solitudine in genere. È una poetessa, mi si perdoni l’accostamento all’arte figurativa, naif in quanto rispetta approssimativamente la metrica ma è alquanto efficace.   

             

                 Sa dit popà?

                     Di Graziella  Rossi

Popà, at santì cus è capità?

Àt iηcuntrà chill miàra d’ànim

che na vòlta i stàva ladlà

indù gh’è la stàtua dla “Libertà”?

A séη iη guèra, popà,

e ti t’ sa béη cùsa vòl dir,

ti, che ind al fiór dla źuvantù,

t’jé scapà su iη muntàgna

a risćiàr la pèl par salvàr

la paś e l’unór dal to Paéś.


E t’arcòrdat, popà, tut chill nòt

ch’a sintìvan la rùźa ad “Pìpo”

ch’al pasàva sull nòstar cà

e tùti a sptar , séηza fiatàr

che i gril i turnàs a cantàr?

Sat, al mónd l’è tant cambià!

Iη mèj, iη pèź: Chi è ch’al sa?

Zèrt, iηquó, a séη tùti

int uη graη brut pastìz

e nisùη sa cóm la finirà.

Mi a gh’ò na graη paùra, popà,

paùra che chi putìη

– la nòstra dòta par admaη –

i pèrda al celèst dal ziél,

i pèrda al profùm e i culór di fiùr,

la voja ad rìdar, ad źugàr.

Sa dit, popà, pósia speràr

ad putér turnàr

a far dó ciàcar coη ti

iηcóra par purasà, purasà dì?

Cosa dici papà? – Papà, hai sentito cosa è capitato?/ Hai incontrato quelle migliaia di anime/ che una volta abitavano dilà/ dove c’è la statua della “Libertà”?/ Siamo in guerra,papà,/ e tu sai bene cosa vuol dire,/ tu, che nel fiore della gioventù/ sei scappato su in montagna/ a rischiare la pelle per salvare/ la pace e l’onore del tuo Paese./ E ti ricordi, papà, tutte quelle notti/ che sentivamo il rombo di “Pippo”/ che passava sulle nostre case/ e tutti ad aspettare, senza fiatare/ che i grilli tornassero a cantare?/ Sai, il mondo è tanto cambiato!/ In meglio, in peggio: chi lo sa?/ Certo, oggi, siamo tutti in un gran brutto pasticcio/ e nessuno sa come finirà./ Io ho una gran paura, papà,/ paura che quei bambini/ – la nostra dote pr il domani -/ perdano l’azzurro del cielo,/ perdano il profumo ed il colore dei fiori,/ la voglia di ridere, di giocare./ Cosa dici, papà, posso sperare/ di poter tornare/ a fare due chiacchiere con te/ ancora per molti, molti giorni?

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