Faccio il sovversivo
7 Luglio 2021

Che strana la Berco, che strana la fabbrica…

di Faccio | 3 min

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Ricordo che da piccolo sentivo “il rumore”, avevo grande rispetto e ammirazione per quel camion, era il camion dei “paciugari” poi operatori ecologici, ma questa è un altra storia. Le scalette sul retro dove stazionavano i due operatori scendendo ogni qualvolta il camion si fermava, era il mio sogno sin da bambino…

Ho cominciato a lavorare nel 1987 quando ero poco più di un ragazzo, avevo quattordici anni, ricordo l’impatto abbastanza forte con il mondo del lavoro, era finita la mia gioventù, dovevo smettere di giocare tutto d’un tratto. Saldavo contenitori sovrapponibili, montavo catenari per i cingolati che avvolgevamo a mano legandoli con del filo di ferro. Ho conosciuto parecchie persone della bassa ferrarese, di Gradizza, di Cologna, di Ro Ferrarese di Guarda Ferrarese, di Berra, ma anche di Copparo, il mio paese Natale.

Per certi versi è stato bellissimo, era come andare a scuola senza studiare, a me che lo studio non è mai piaciuto è stata una bella rivincita, probabilmente la scuola ed io non andavamo d’accordo, mi piace pensarla così.

Nel Gennaio del 1994 fui assunto alla Berco con un contratto lungo, 2 anni di “formazione e lavoro”, formazione e lavoro? Macché mai… Subito in linea, “ti at sa bela far” al montaggio catene funzionava così, lo chiamavano “la busa” quasi tutti i neo assunti ci finivano dentro… E la “formazione e lavoro” andò a farsi benedire dopo soli 3 giorni, quando i responsabili di quel reparto capirono che sapevo svolgere perfettamente quel tipo di lavorazione che praticavo fin dal 1987.

E niente… 10 anni di montaggio catene.

Ad un certo punto della “carriera” mi viene un leggerissimo mal di schiena, rimango bloccato per giorni a letto, poi grazie ad un luminare di Forlì e dopo 30 giorni di gesso mi rimetto in moto, chiedo di poter fare materiale più leggero, dato che facevo solo ed esclusivamente “roba grossa” ma niente. Cambio reparto, foratura perni… Che se per caso uno dovesse uscire da Berco e gli chiedessero “cosa sai fare”? La risposta sarebbe “faccio dei buchi nei perni di ferro” capite bene che non è il massimo e poi a me non piaceva tantissimo. Chiedo al capo di poter cambiare, acconsente e mi sposta nel reparto sabbiatura ricambi, il mio reparto attuale, mi piace fin da subito, uso del carrello elevatore e contatto diretto con altre persone di altri reparti a cui occorre materiale sabbiato, perfetto per me. Comincio questa esperienza e dopo un po’ scrivo un manuale del sabbiatore dove evidenzio tutte le operazioni che un operatore di quel reparto dovrebbe eseguire. Poi scrivo che a mio avviso il reparto se ben organizzato potrebbe essere addirittura fonte di guadagno per Berco.

Poi, non per fare il figo, mi invento un tasto per effettuare l’inizio ciclo di lavorazione, un grande fungo nero da poter schiacciare anche rimanendo sul muleto (carrello elevatore), per anni abbiamo lavorato con una stecca di legno che serviva a schiacciare il tasto.

Cambiamo area, dopo 15 anni di area catene passiamo all’area rulli.
Ora sono un lavoratore “flessibile”
Carrellista del reparto rulli
Carrellista del reparto ruote
Carrellista alla sabbiatura
Conosco le sabbiatrici come i miei figli, anche solo dal loro suono o rumore, conosco la lavorazione alla perfezione e riuscirei ad organizzare perfettamente la sabbiatura per tutti i reparti Berco.
E invece?
Quasi alla fine della mia vita lavorativa faccio quello che era il mio sogno da bambino il “paciugaro” cosa chiedere di più dalla vita?
“La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”
Magari con quello che so della Sabbiatura ricambi in un altra vita avrei avuto qualche responsabilità, in questa no, e allora faccio il paciugaro convinto e me ne vanto, rimanendo infinitamente calmo e tranquillo…

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