Eventi e cultura
26 Giugno 2021
Con Moni Ovadia e Roberto Pazzi una serata di poesia sotto le Torri del monumento simbolo della città estense

Dal Castello alla luna, il viaggio di Astolfo torna a risuonare a Ferrara

di Redazione | 3 min

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Un dittico di autori ferraresi, in bilico fra passato e presente, storia e contemporaneità, per una serata di poesia, amore, follia e immaginazione, sotto le torri del monumento icona della città di Ferrara: il Castello Estense. È il secondo atto dell’omaggio a Ludovico Ariosto andato in scena la sera di giovedì 24 giugno: “Astolfo sulla luna, alla ricerca del senno di Orlando”, lettura pubblica di poesie con Moni Ovadia e Roberto Pazzi sotto la Torre di San Paolo, organizzata da Fondazione Ferrara Arte e Fondazione Teatro Comunale di Ferrara.

È stato il presidente della prima, Vittorio Sgarbi, ad aprire la serata definendola la “realizzazione di un sogno e un desiderio”, come aveva già anticipato nel tardo pomeriggio inaugurando la mostra “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori – Umanità” di Sara Bolzani e Nicola Zamboni nel Cortile del Castello.

Un sogno e un desiderio che Sgarbi e Pazzi hanno fin da quando si sono conosciuti anni or sono a una presentazione di Eugenio Montale: leggere Ariosto proprio dove le rime che hanno creato il mondo immaginifico e cavalleresco dell’Orlando furioso sono state lette per la prima volta, nella cornice del Castello alla corte degli Estensi. E, a proposito di follia, questo “tema poeticissimo”, “drammatica e tragica per chi la vive, ma anche capace di scatenare la creatività”, Sgarbi ha approfittato dell’occasione per anticipare che proprio dal “museo della follia” Palazzo Diamanti ripartirà nell’agosto del 2022, dopo il periodo di chiusura che seguirà il termine della mostra “Antonio Ligabue. Una vita d’artista”, prorogata fino al 18 luglio.

La parola è poi passata a Moni Ovadia, direttore generale del Teatro Comunale Claudio Abbado, che ha dato voce ad alcune poesie di Roberto Pazzi da “Un giorno senza sera. Antologia personale di poesia 1966-2019”.

“Parole di un poeta vivente, che da vero poeta è un lettore di poeti”, ha affermato Ovadia descrivendo Roberto Pazzi, prima di passare alla lettura: “Lettura pubblica di poesia, un atto di grande civiltà che consolida la comunità e che per questo si dovrebbe istituire come una consuetudine”, ha detto ancora il direttore del Teatro.

E mentre l’attore Ovadia leggeva “La visita”, “Il Castello”, “La bicicletta”, “Ferrara alta”, “I campanili pendenti di Ferrara”, la Torre di San Paolo alle sue spalle si popolava di parole e di immagini come la mente del pubblico seduto o in piedi nella piazza circostante.

La stessa magia che si è compiuta quando è stato Roberto Pazzi a leggere e illustrare dal canto XXIII dell’Orlando furioso le ottave sulla follia di Orlando (100-136) e dal canto XXXIV quelle del volo di Astolfo sulla luna (ottave 70-91).

“Ferrara ha due grandi poeti, Ludovico Ariosto e il Tasso – ha esordito Roberto Pazzi – ma per questo momento di rinascita ho pensato che l’Ariosto fosse più adatto, perché è il culmine del Rinascimento ferrarese” e perché la sua poesia è “esaltazione della vita, nella sua concezione immanente”.

“Se Dante descrive gli uomini come dovrebbero essere – ha continuato il poeta – Ariosto li descrive come sono” e le sue rime, come accade con la poesia in generale, “hanno la capacità di fondare mondi che non esistono, allargare e dilatare la realtà”.

E dunque, grazie al videomapping ideato e creato appositamente da Elia Tenon e Tommaso Puleo di Creativite, la Torre di San Paolo si è animata di quel mondo dell’altrove che solo l’immaginazione può creare: cavalieri, fiamme, ippogrifi, ampolle con il senno di un paladino, i fili delle Parche che decidono della vicenda umana di ciascuno di noi.

Una serata di poesia, amore, follia e immaginazione si è detto al principio che, hanno promesso gli organizzatori, è solo l’inizio di un’estate di incontri e spettacoli alla luce della luna per i quartieri e le piazze della città.

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