Politica
16 Giugno 2021
Nel maggio dello scorso anno diffuso un fascicolo riservato che riguardava la consigliera. Inviato anche al datore di lavoro

Ferraresi rivela: “Lettere anonime e documenti segreti contro di me”. C’è già un indagato

di Redazione | 3 min

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Anna Ferraresi (foto di Alessandro Castaldi)

Correva l’anno 2014. Un’auto con a bordo una donna di 54 anni viene fermata all’uscita del casello di Ferrara nord dalla Polizia stradale. La conducente risultò positiva all’alcoltest e le venne ritirata la patente.

Quella donna era Anna Ferraresi, oggi consigliera comunale a Ferrara entrata nel gruppo misto dopo aver abbandonato la Lega per i noti fatti della ‘proposta indecente’ fatta dal collega di partito Stefano Solaroli (fatto per il quale risultano indagati per istigazione alla corruzione lo stesso Solaroli insieme al vicesindaco Nicola Lodi).

A rivelarlo pubblicamente a distanza di sette anni è la stessa involontaria protagonista di una vicenda rimasta sconosciuta ai più. E lo fa in una sorta di confessione inviata ai giornali: “Ho avuto una vita difficile, con un passato pieno di difficoltà, come quello di tanti. Nel 2014 toccai il fondo quando mi venne ritirata la patente per guida in stato d’ebbrezza”.

Quel giorno “ero particolarmente affranta per le condizioni di salute del mio compagno, affetto da distrofia muscolare, ricoverato per aggravamento delle sue condizioni in ospedale. Ed è accaduto ciò che non avrebbe mai dovuto accadere, cioè bere qualche bicchiere di troppo prima di mettersi alla guida. L’alcol non è mai la soluzione”.

“Sono stata fermata e giustamente sanzionata con tutte le conseguenze che possono capitare in queste situazioni – aggiunge la consigliera -. Ho ammesso il mio errore e pagato per la mia colpa. Se si sbaglia è giusto pagare. Ed io l’ho pagata in tutti i sensi, anzi più del dovuto.

Ma quella vicenda, rimasta sempre nascosta tra le pieghe dei dolori personali, nel maggio dello scorso anno viene fatta conoscere negli ambienti di lavoro – politico e professionale – della Ferraresi.

Una mano anonima spedì a tutti i capigruppo consiliari e al datore di lavoro della Ferraresi un ingente numero di buste anonime con documenti riservatissimi, “che dovevano essere ben custoditi a tutela della privacy della sottoscritta”.

In quei plichi erano contenute copie dei verbali integrali della Polizia stradale di Altedo, nonché copia dei referti dell’Ausl, completi di dati personali, della Ferraresi e del suo ex compagno (nome, cognome, targa dell’auto). Insomma, tutti atti relativi a quell’episodio del 2014, archiviati da diversi anni.

“Curiosamente nello stesso contesto – fa notare la vittima -, il signor Naomo Lodi, vicesindaco di Ferrara, mi pregiava della sua attenzione rivolgendomi messaggi sulla sua pagina facebook, i quali velatamente, ma neanche tanto, alludevano al mio problema con l’alcol avuto nel 2014”.

Il fatto venne a suo tempo denunciato in procura e oggi risulta un fascicolo aperto per utilizzazione di segreti di ufficio con una persona indagata.

Perché questa tardiva confessione non richiesta? Perché “ancora una volta la città di Ferrara viene oltraggiata da personaggi indegni di ricoprire un pubblico incarico”, spiega Ferraresi, che rifiuta di unirsi al coro di solidarietà “(che peraltro non mi pare abbia avuto tanta risonanza) o alle richieste di spiegazioni, ma non sono ipocrita”.

Anna Ferraesi si rivolge quindi a chi l’ha votata, perché “credo di dovere a loro e a coloro che possono credere in me, quella chiarezza ed onestà che non è certo stata prerogativa di altri miei colleghi. Mi sono messa in politica non perché pensassi di avere più capacità di altri, ma solo per poter dare riscatto alle persone comuni come me, che tutti i giorni debbono fare i conti con i problemi della vita, senza trovare ascolto da parte di nessuno”.

Per questo “sono totalmente in accordo con i miei colleghi di opposizione, che il clima di tensione, controllo e limitazione della libertà di espressione e di azione dell’attività politica dei rappresentanti del consiglio comunale, meriti l’attenzione del Ministero degli Interni, già altre volte sollecitato ad intervenire e che oggi appare assolutamente necessario per il bene della democrazia e della legalità”.

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