Politica
20 Maggio 2021
In Conferenza di servizi c'era anche Balboni. Se la giunta Fabbri si fosse espressa negativamente avrebbe potuto far ricorso

Inceneritore. Si bruceranno anche fanghi di depurazione

di Marco Zavagli | 3 min

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Non c’era solo il dirigente del Comune di Ferrara Alessio Stabellini ad approvare l’aumento dei rifiuti speciali nell’inceneritore. Era presente anche l’assessore Alessandro Balboni.

La data del 5 maggio utilizzata dalla giunta per giustificare il ritardo nella comunicazione ai cittadini indica solo il momento in cui è stato emanato l’atto conclusivo del procedimento, che si era già chiuso con il parere favorevole del Comune – quindi all’unanimità – un mese prima.

La Conferenza di servizi che ha dato il via libera alle 142mila tonnellate l’anno si è tenuta infatti l‘8 aprile in videoconferenza. E – da quanto apprende Estense.com – è stata solo l’ultima di una serie.

Quella riunione era stata anticipata da una prima, tenuta il 19 novembre 2020 per conoscere le richieste di Hera per il Riesame dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale), e da una seconda che ha avuto luogo l’11 dicembre, con la richiesta di chiarimenti al gestore.

Vero che il Comune ha fornito il parere negativo espresso in giunta, ma – come già aveva spiegato l’assessore regionale Irene Priolo – nella stessa Conferenza è stato ribadito come quel documento non aveva alcuna efficacia attorno a quel tavolo. Quello che contava era il parere favorevole espresso dall’amministrazione Fabbri.

E a cosa ha dato parere favorevole la giunta di Alan Fabbri? In estrema sintesi le prescrizioni riguarderanno nuovi limiti sui flussi di massa, nuovi limiti di concentrazione oraria, mantenimento delle frequenze attuali di monitoraggio al camino per le verifiche in discontinuo, mantenimento del presidio della sorveglianza ambientale sulle ricadute (con delle differenze per quanto riguarda le analisi di diossine e furani).

Oltre alla presenza fisica di Balboni, due sono le notizie che ancora non si conoscevano.

La prima riguarda cosa si andrà a bruciare in più. Che non dipende, come sostenuto da Balboni e dal sindaco Alan Fabbri, dal fantomatico articolo 35 dello Sblocca Italia. Le normative richiamate nella richiesta di riesame attengono invece al decreto legislativo 152 del 2006 (il Codice dell’ambiente), la legge regionale 21 del 2004 (che disciplina prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento) e soprattutto la legge 241 del 1990 (che delinea il procedimento amministrativo).

Tra quello che finirà in via Canal Bianco ci saranno anche fanghi di depurazione, rifiuti speciali che per loro natura possono contenere sostanze tossiche, compresi metalli pesanti. Qui, le prescrizioni per questi fanghi “trattati” (il loro codice – secondo l’Elenco europeo dei rifiuti – rimanda ai fanghi trattati con agenti chimici di rifiuti industriali e rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso di prodotti farmaceutici) impongono di non superare le 4.000 tonnellate l’anno e 3 carichi a settimana.

Si notano anche modifiche in tema di principio di prossimità che regolava il conferimento di rifiuti speciali non pericolosi, che doveva avvenire in via complementare e minoritaria rispetto agli urbani: da prescrizione viene declassificato in semplice raccomandazione.

Vero è che Hera ha garantito che i valori limite giornalieri di concentrazione degli inquinanti vengono confermati e in alcuni casi saranno inferiori e che le polveri dovrebbero passare da 500 kg l’anno a 450 (anche se non è specificato quali). Ma verranno dimezzati i monitoraggi di base (da 12 settimane a 6 l’anno) e delle campagne intensive (da 16 a 9 settimane) su polveri sottili, diossine e furani e ridotto il numero di campioni.

La seconda notizia riguarda quello che avrebbe potuto fare il sindaco. Se il suo dirigente o il suo assessore che facevano le veci della sua amministrazione non si fossero espressi favorevolmente, Alan Fabbri avrebbe potuto fare ricorso.

L’articolo art. 14-quinquies, commi 1 e 2 della legge 241 del 1990 (Legge sul procedimento amministrativo) afferma che “entro 10 giorni dalla comunicazione della determinazione conclusiva, le amministrazioni preposte alla tutela ambientale o alla tutela della salute e della pubblica incolumità dei cittadini possono proporre opposizione al Presidente del Consiglio dei Ministri, a condizione che abbiano espresso in modo inequivoco il proprio motivato dissenso prima della conclusione dei lavori della conferenza”.

Peccato per quel “modo inequivoco”.

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