Scienza e tecnologia
10 Aprile 2021
Una piattaforma basata sulla voce promette di cambiare il mondo della rete: quanto durerà?

Clubhouse: quando il social è questione di voce

di Redazione | 3 min

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Da qualche tempo, la rete è entrata in fibrillazione per l’arrivo di un nuovo social network che sta letteralmente rivoluzionando le regole dei social.

Stiamo parlando di Clubhouse, la piattaforma che si basa letteralmente sulla voce.

Come funziona?

Semplice: una volta iscritti si può decidere di entrare dentro delle room, che sono dei gruppi in cui le persone possono parlare a ruota libera di un tema stabilito dai moderatori i quali decidono chi “sale sul palco”, ovvero chi ha il microfono aperto e dunque può intervenire.

La discussione fluisce così, improvvisata, e una volta che si è esaurita, la stanza si chiude senza lasciare traccia.

Clubhouse è sbarcato in Italia da poche settimane e questo giustifica il fascino che sta esercitando su molti utenti che stanno vivendo il cosiddetto “effetto luna di miele”, tipico di ogni novità.

Tuttavia, da un certo punto di vista, questa attrazione non è del tutto ingiustificata, anzi.

Il meccanismo è senza dubbio accattivante e a molti ha ricordato romanticamente le vecchie radio clandestine, visto che chiunque ora su Clubhouse può “aprirsi la sua stanza” e trasformarla in un vero e proprio appuntamento fisso creando addirittura dei contenuti editoriali.

Non a caso, uno dei temi più discussi sulla piattaforma è proprio questo: Clubhouse sostituirà la radio? O invece eroderà il pubblico dei podcast?

Ma soprattutto, che futuro avrà Clubhouse?

Ovviamente rispondere a questa domanda non è possibile, però si possono fare delle considerazioni.

Primo: Clubhouse è un social situazionista. I contenuti non restano nel tempo, vivono il qui e l’adesso, il che significa che se perdi una room o una conversazione non la recuperi più, anche perché registrare è vietato.

Questo da un lato spinge gli utenti ad essere presenti il più possibile, ma dall’altro richiede un sacco di tempo a disposizione che non è detto che tutti abbiano.

Secondo: nel mondo digital e social vince chi copia.

La sopravvivenza di Clubhouse dipenderà da quanto riuscirà a preservare la sua originalità senza che gli altri giganti del web ne copino il meccanismo (e alcuni hanno già cominciato).

Ovviamente non è detto che ciò affossi questa nuova piattaforma, ma è molto probabile; saranno particolarmente importanti i prossimi mesi per capire di fatto il posizionamento di questo nuovo brand e la reazione dei competitor.

Terza considerazione: un social così legato alla conversazione improvvisata e orizzontale permette ai brand di essere presenti?

Questa domanda sembra essere secondaria, ma invece potrebbe decidere le sorti della piattaforma, che essendo così legata all’intrattenimento e al tempo libero in realtà si presterebbe molto ad essere presidiata dalle aziende.

E se ci sono le aziende significa che ci sono gli investimenti e dunque le sponsorizzazioni.

Ciò che è certo è che pur nella sua formula non completamente nuova Clubhouse rappresenta una novità da seguire e monitorare oltre che un prodotto quasi naturale dei tempi: in un momento dove non si possono fare assembramenti fisici, un social che unisce le voci in un chiacchiericcio infinito ci viene incontro.

Unico dubbio: quando queste conversazioni si potranno fare al bar, quanti avranno ancora voglia di farle online?

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