Politica
3 Febbraio 2021
Il Pd: “Rischio di ricorsi che paralizzino la graduatoria”. Asgi: “Rivedere i regolamenti”

Case popolari, la Corte Costituzionale inguaia il Comune

Alan Fabbri
di Redazione | 3 min

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Alan FabbriLa sentenza numero 9 del 2021 della Corte Costituzionale rischia di rovinare i piani alla giunta Fabbri in merito al nuovo regolamento per l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.

Oltre che la richiesta di documentazione per gli stranieri extra Ue per provare l’impossidenza (sulla quale l’amministrazione ha già fatto marcia indietro), a finire sulla graticola dei giudici è anche il criterio della residenzialità storica, cavallo di battaglia della Lega e pilastro delle linee di mandato del sindaco.

La Corte, infatti ha dichiarato incostituzionale e discriminatoria la legge regionale dell’Abruzzo non solo perché per l’assegnazione delle case popolari prevedeva documentazione aggiuntiva su immobili posseduti all’estero per i cittadini extracomunitari residenti in Italia, ma anche perché prevedeva punteggi in graduatoria aggiunti e sproporzionati per chi era residente da oltre dieci anni.

E quei punteggi, vale a dire 1 punto per ogni anno di residenza a partire dal decimo anno di residenza e fino ad un massimo di 6 punti sono anche inferiori a quelli previsti dal Comune di Ferrara (0,5 punti dal primo anno senza limiti).

Il rischio che eventuali ricorsi paralizzino a questo punto la graduatoria diventa materia di una interpellanza del Partito democratico, che riprende le parole dei giudici romani per far presente alla maggioranza che è contro la legge “la sopravvalutazione della durata della residenza in un Comune, poiché è la considerazione del bisogno che deve guidare l’azione pubblica in tema di prestazioni sociali e la residenza pregressa non è mai di per sé significativa di una condizione di maggior bisogno”.

Su queste basi i consiglieri dem chiedono a sindaco e assessore competente se, alla luce della sentenza della Corte Costituzionale, “intendano da una parte rivedere il requisito della dimostrazione della impossidenza in modo definitivo e non subordinatamente alla emergenza sanitaria e alla limitazione degli spostamenti”, e dall’altra “modificare il criterio di assegnazione del punteggio attinente la residenzialità storica, laddove, non prevedendo un tetto massimo, produce una iniqua sproporzione tra permanenza in un dato luogo ed effettivo bisogno abitativo”.

In attesa della risposta scritta da parte della giunta sulla questione interviene anche l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, che già aveva annunciato ricorsi contro il ‘caso Ferrara’.

Sulla questione dell’impossidenza Asgi fa notare come questa richiesta è “irragionevole per la palese irrilevanza e pretestuosità del requisito che intende dimostrare”, perché – parole della Corte – “la circostanza che qualcuno del medesimo nucleo familiare possegga, nel Paese di provenienza, un alloggio siffatto non dimostra nulla circa l’effettivo bisogno di un alloggio in Italia”.

L’altra questione riguarda la scelta di “sopravvalutare” la durata della residenza in un Comune. Qui, spiega Asgi, “la Corte rileva che non è solo la barriera all’accesso a creare una distorsione nel sistema distributivo del welfare, ma anche una considerazione sproporzionata dell’anzianità di residenza”.

A questo punto, avverte l’associazione, “tutti i Comuni che mantengono nei loro bandi clausole relative ai “documenti aggiuntivi” per gli stranieri dovrebbero mettere mano alle loro norme e, anche solo per rispetto istituzionale nei confronti della Corte, eliminarle immediatamente. Come pure le Regioni dovrebbero rivedere i regolamenti che “sopravvalutano” il criterio della stanzialità ai fini della attribuzione del punteggio modificandoli alla luce dei principi affermati dalla sentenza 9/21”. 

Asgi – che ha contribuito a questo risultato promuovendo numerosi giudizi i cui esiti già anticipavano la pronuncia della Corte – invita gli enti territoriali ad “attivarsi in questo senso, evitando così sia il moltiplicarsi del contenzioso, ma soprattutto il protrarsi di situazioni di ingiustizia in contrasto con la nostra Costituzione”. 

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