La notizia data da Estense.com del dormitorio finito in quarantena diventa materia per il consiglio comunale di Ferrara. La consigliera del Gruppo misto Anna Ferraresi ha protocollato una interrogazione nella quale fa presente i dati diffusi dal nostro giornale.
Vale a dire che un operatore dell’associazione Filippo Franceschi che gestisce per conto di Asp la struttura di via XX Settembre per senzatetto, pochi giorni fa ha presentato sintomi compatibili con il Covid-19. SI scoprirà, all’esito del tampone, che era positivo.
Nel frattempo il dormitorio ha continuato ad accogliere alcuni nuovi ospiti, soprattutto per l’abbassamento delle temperature esterne. Si parla di sei persone, tutti uomini.
Alla luce del caso di positività sono scattate tutte le misure precauzionali per gli ospiti, gli operatori e i volontari del dormitorio ed è stata disposta la quarantena per tutti gli ospiti (18 uomini e 3 donne) e un altro operatore che dorme solitamente con loro.
“Il 28 gennaio – scrive Ferraresi – sono stati eseguiti il tampone e la visita medica a tutti gli ospiti ed operatori”, cosa inizialmente prevista per il 4 febbraio.
A preoccupare la consigliera sono le dimensioni degli spazi. Il dormitorio maschile ha due sezioni: una al piano terra, l’altra al secondo piano. “Al piano terra – riposta l’interrogazione – ci sono due camere che sono occupate da 5 ospiti con 1 bagno a disposizione”. Il 2° piano dell’edificio “accoglie attualmente 12 ospiti che hanno a disposizione 1 solo bagno. Nello stesso camerone di questa sezione sono accolte 8 persone, ed è chiaro che l’aereazione non è adeguata”.
L’esponente del Gruppo misto fa sapere poi che “nella sezioni uomini del dormitorio è presente un ospite di 91 anni; alcuni ospiti hanno patologie importanti e seguono un piano iterapeutico; nella sezione femminile è presente un’ospite ultrasettantenne. E In tutto il dormitorio sia nella sezione maschile che femminile non c’è a disposizione una cucina funzionante disponibile, pertanto i pasti vengono portati dall’esterno”.
Ferraresi fa notare che “gli spazi di convivenza ridotti, poco aereati, e la coabitazione di soggetti fragili affetti da problematiche che toccano la sfera sociale, psicologica, sanitaria è potenzialmente pericolosa per l’elevata virulenza insita del SARS-CoV-2 e per la quarantena che potrebbe incidere negativamente sulle condizioni psicofisiche di queste persone che versano già in condizioni di precarietà”.
Per questo si dice “fortemente preoccupata” della situazione e chiede a sindaco e assessore competente “se vi è stata l’attivazione per una sistemazione alternativa in struttura più idonea dal punto di vista igienico sanitario, per il tempo necessario a garantire la massima tutela delle persone, che stanno vivendo questo ulteriore momento di difficoltà emergenziale”.
Nello stesso documento la consigliera chiede anche se esistono dei controlli “affinchè gli ospiti della struttura, appartenenti a categorie sociali problematiche, non escano dallo stabile dove sono confinati, in quanto sottoposti a
quarantena”.
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