Politica
6 Gennaio 2021
Il sindaco di Ferrara: “Le sue parole frutto di un grave pregiudizio politico nei confronti della nostra Amministrazione”. La replica: “Intervento fondato sul Magistero sociale della Chiesa e sul diritto costituzionale”

Case popolari. Botta e risposta Fabbri-vescovo

di Redazione | 5 min

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“Sbagliato e inopportuno evocare il concetto di razza”. Il sindaco di Ferrara Alan Fabbri replica così al vescovo Gian Carlo Perego che, unico a commentare già lunedì la nuova graduatoria Erp stilata con il regolamento voluto dalla Lega, aveva auspicato che l’assenza di discriminazioni per razza o nazionalità.

Ma Perego, ancora una volta, non perde tempo e tiene il punto, parlando di intervento “fondato sulle parole del Magistero sociale della Chiesa e sul diritto costituzionale di ogni famiglia ad avere una casa”.

La risposta del sindaco Fabbri

“Le parole del vescovo sono evidentemente frutto di un grave pregiudizio politico nei confronti della nostra Amministrazione – dice Fabbri -. Dispiace e lascia davvero stupiti veder riesumato il concetto di razza nel 2021 e in un momento tanto drammatico per il mondo intero, causato dalla pandemia”.

Il sindaco passa poi all’analisi della graduatoria, al momento in cui scriviamo non ancora pubblicata: “I dati parlano chiaro: con il nuovo regolamento riusciremo finalmente a dare una risposta a cittadini in difficoltà e a categorie fino ad ora penalizzate nell’accesso alla casa popolare, a partire proprio dalle persone più avanti in età e dagli anziani. Tra i primi 157 assegnatari infatti ben 90 hanno più di 60 anni e, di questi, 33 sono over 65. Tra i primi assegnatari, poi, ci sono 21 nuclei monogenitoriali con uno o più minori a carico. Vale a dire una mamma o un papà soli con il proprio figlio che, come è possibile immaginare in questo periodo di grave crisi economica, sono tra le categorie a più alto rischio sociale. Tre saranno, invece, i padri separati a cui riusciremo a tendere la mano fornendo loro un alloggio da cui ripartire nella costruzione della propria vita economica dopo la separazione. Due sono, inoltre, le famiglie di immigrati che hanno ottenuto cittadinanza italiana e che si trovano in posizione molto alta, anche grazie agli anni di permanenza a Ferrara”.

“Come sua eccellenza certamente ha compreso, dunque, a rivoluzionare la graduatoria per l’assegnazione degli alloggi popolari di Ferrara, è stato il principio di ‘residenzialità storica’ che abbiamo introdotto nel regolamento – afferma il primo cittadino -. La ‘residenzialità storica’ valorizza gli anni di residenza nel nostro Comune di chi fa domanda, a prescindere dalla provenienza, dalla nazionalità o da qualsiasi altro criterio che non riguardi l’effettivo bisogno di un alloggio. Si tratta di un concetto a tal punto trasversale che la stessa Regione Emilia Romagna lo ha introdotto, nel 2015, come condizione necessaria per presentare la domanda dell’alloggio popolare (servono almeno tre anni di residenza sul territorio regionale). Applicare questo principio significa aiutare le famiglie che hanno la necessità di essere aiutate, che da più tempo hanno scelto Ferrara per vivere e che, probabilmente, da più tempo sono in attesa di alloggio popolare (su questo aspetto, in realtà, c’è il principio in vigore anche prima della storicità della domanda di alloggio, ndr)”.

“Tutto il resto – attacca il sindaco in conclusione – sono gravi illazioni che rischiano di fomentare, quelle sì, le divisioni e le tensioni sociali su un tema molto delicato com’è il diritto alla casa. Sono tanti i referenti del territorio che si occupano di sociale, tra cui molti parroci che, sullo stesso tema, ci hanno confermato la bontà del nostro intervento, necessario per andare in soccorso a tante famiglie ferraresi in gravissime difficoltà economiche e da troppo tempo senza casa. Siamo e rimaniamo comunque a disposizione del Vescovo o di chiunque altro voglia confrontarsi nel merito delle nostre scelte, fatte in nome del buon senso e dell’urgenza di dare ascolto alle esigenze troppo a lungo sottovalutate”.

Il vescovo Perego controreplica

Non tarda ad arrivare la controreplica di Perego: “Non è la prima volta che gli amministratori e i politici leggono come ‘pregiudizio politico’ e ‘illazioni’ un intervento fondato sulle parole del Magistero sociale della Chiesa e sul diritto costituzionale di ogni famiglia ad avere una casa – dice il vescovo -. La ‘residenza storica’, come principio dirimente, non può essere in grado, da sola, di tutelare il diritto ad avere una casa e un alloggio, come si è già pronunciata la Corte Costituzionale, anche se non tutte le Regioni si sono già adeguate a questo dettato. Lo stesso vale anche per altre condizioni, come ad esempio non avere un alloggio in patria (il bando intende forse una capanna..?), che oltre ad essere impossibili da dimostrare, sarebbero deleterie sia per tutelare i nostri emigranti all’estero che per garantire il diritto di ritornare nel proprio Paese”.

“In ordine all’approvazione di questo bando forse sarebbe stato utile dialogare con tutte le parti sociali, come del resto prevede la legislazione – prosegue il vescovo – Già un precedente ricorso sull’esclusione dai bonus di alcune famiglie non residenti o migranti ha visto la condanna dell’Amministrazione comunale da parte del Tribunale di Ferrara, insieme a un solo altro Comune dei circa 8000 comuni italiani (Bonate Sopra): non vorremmo che ancora una volta la nostra città assurgesse agli onori della cronaca per un’altra condanna di incostituzionalità nell’azione amministrativa. Infine, in riferimento ai parroci, si ritiene che il Vescovo li conosca di più del Sindaco, perché li incontra costantemente. Non si entra nel merito di chi votano, perché il voto è libero, ma si conosce la loro fedeltà, senza pregiudizi, al Magistero sociale della Chiesa e alla cura di ogni persona e famiglia che chiede casa, lavoro e dignità”.

Sulla nuova graduatoria interviene anche l’assessore Alessandro Balboni, a nome però di Fratelli d’Italia, il suo partito di appartenenza. “Accolgo con grande soddisfazione la 32esima graduatoria provvisoria degli alloggi popolari di Ferrara – afferma -. La proposta di introduzione del principio di residenzialità storica, divenuto finalmente realtà con la nuova amministrazione, è stata una delle storiche battaglie che il nostro partito ha portato avanti a Ferrara nel corso degli ultimi mandati. A coloro i quali oggi sollevano cori di sdegno e si lanciano nelle ormai banali accuse di razzismo – conclude Balboni – facciamo notare che la grande tensione sociale che la nostra città vive è frutto anche e soprattutto delle politiche scellerate di chi ha governato Ferrara per 70 anni trattando i problemi legati all’immigrazione, all’integrazione e alle difficoltà sociali in maniera ideologica, spesso a discapito dei loro stessi concittadini che, infatti, hanno deciso di non rieleggerli”.

 

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